Da Armani a Dolce e Gabbana la città della moda piange YSL
Milano, il tempio della moda, è unita nel dire che Yves Saint Laurent è stato il più grande. E lo ricorda commossa. E' difficile, infatti, che nel settore, al di là dei dovuti omaggi ai grandi quando scompaiono, qualcuno riconosca davvero la superiorità di un altro. E' accaduto finora solo (e in parte) a Coco Chanel e, soprattutto, a Christian Dior e ora accade proprio a colui che, nel 1957, nel succedergli alla guida della blasonata maison, lo smentì subito, imponendo una nuova moda, un nuovo look, una inusitata modernità.Yves Saint Laurent aveva appena 21 anni quando prese il posto del suo stesso maestro. Era un giovane bello e già tormentato, provato da vicissitudini personali drammatiche vissute - si dice - ancora ragazzo, in Algeria: in mezzo secolo di moda il suo sorriso malinconico non è mai cambiato, così come non è stato mai messo in discussione il suo ruolo di numero uno. Oggi glielo riconoscono tutti, anche gli altri grandi stilisti. E non é un omaggio formale, di quelli che spesso vengono concessi a coloro che se ne vanno. Tutti d'accordo dunque: Yves Saint Laurent è stato il più grande. Lo dice Valentino Garavani, che lo ha conosciuto negli anni 50 quando entrambi cercavano di farsi strada, e di divertirsi, a Parigi. Lo dice Giorgio Armani, salutandolo come "il più grande vero stilista". E Jean Paul Gaultier, considerato uno dei suoi "eredi", lo definisce "il mio idolo": perché - spiega - fu lui a sintetizzare nella moda la rivoluzione sociale delle donne, fu lui a mescolare per primo i generi, a creare un nuovo vocabolario dell'eleganza. Domenico Dolce e Stefano Gabbana non hanno difficoltà a “confessare” che, in vent'anni, hanno attinto a piene mani nello stile Ysl e ora rimpiangono di non averlo mai conosciuto personalmente, anche se lo hanno studiato e ristudiato: i loro famosi tailleur pantaloni, quelli che fanno sexy qualsiasi donna, non sono altro che la loro personale visione di uno stile che ha in Yves Saint Laurent la vera colonna. Glielo riconoscono tutti: il gruppo Gucci, che oggi possiede la maison da lui fondata, scrive che "era un genio" e la stessa maison Ysl sottolinea che "il suo dna rimarrà incancellabile". Gli tributano omaggio gli americani Marc Jacobs, stilista di Louis Vuitton, Ralph Lauren e Tom Ford, che ha sempre detto: "Ysl è il numero uno". Ma soprattutto lo ricorda Alber Elbaz, il suo delfino, l'erede designato, colui che raccolse (per poco) la sua eredità alla guida della Ysl Rive Gauche: oggi Elbaz guida Lanvin con una mano "fatata" che a molti ricorda la migliore eredità del grande Yves.
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