Il Fatto Quotidiano: Truffa allo Stato, indagati Dolce & Gabbana

“Dolce è gabbare”, scrive il Fatto quotidiano: in dirittura d’arrivo l’indagine della procura di Milano sui due stilisti, il Pm pronto a chiedere il rinvio a giudizio.




D&G under attack. Il Fatto quotidiano con Leo Sisti (ex L’Espresso) riferisce di un’indagine in via di conclusione per evasione fiscale e truffa ai danni dello Stato nei confronti di Domenico Dolce e Stefano Gabbana, meglio noti come Dolce & Gabbana. Un’inchiesta che sul piano fiscale vale 370 milioni di euro, che i due potrebbero essere costretti a pagare allo Stato.

UN ANNO FA – Della vicenda si parla da quasi un anno: la ricostruzione che i finanzieri milanesi hanno compiuto della mutazione della struttura societaria del gruppo, fatica a trovare spiegazioni al di là dell’astuzia fiscale. Nel 2004, infatti, il sistema delle royalties del gruppo viene sottratto a una struttura fino a quel momento lineare – con alla testa la società a responsabilità limitata D&G, con sede a Milano – e trasferito a una catena di scatole cinesi. La testa del gruppo è portata in Lussemburgo, dove viene fondata una società, la Dolce&GabbanaLuxembourg, che controlla il 100% di un’altra società, la Ga.Do. srl, nel cui board siedono il fratello e la sorella di Domenico Dolce, Alfonso e Dorotea, e il direttore finanziario Cristiana Ruella.Solo che, da indagini delle Fiamme Gialle, risulta la tipica esterovestizione di un’attività che invece aveva come centro decisionale l’Italia, pur avendo ufficialmente sede in Lussemburgo. In questo modo, cioé pagando nel paese del Granducato le tasse su un’attività svolta in realtà in Italia,Dolce & Gabbana ha risparmiato 260 milioni di tasse negli anni 2004, 2005 e 2006.

INDAGINE SUL MARCHIO – Poi, scrive il Fatto, c’è anche un’indagine sulla compravendita del marchio, andato alla Ga.Do. per 360 milioni di euro. E sottovalutato, secondo l’Agenzia delle Entrate, visto che varrebbe il doppio o giù di lì. Il consulente dal lato fiscale di Dolce & Gabbana, che dovrà trattare con gli 007 del Fisco, è lo studio Romagnoli (exRomagnoli e Tremonti, dopo che l’attuale ministro dell’Economia ha formalmente lasciato). Se la trattativa non andasse a buon fine, si andrebbe all’accertamento, portando a contestare 370 milioni di euro tra sanzioni e interessi. Una cifra record.

IL PRINCIPIO CHE CONTA - Quello che un po’ stupisce, per quanto se ne sa ad oggi, è il metodo utilizzato dall’accusa: in un’accezione la più aperta possibile, con queste prove si potrebbe contestare l’esterovestizione praticamente ad ogni società “italiana” con sede centrale in Lussemburgo e negli altri paesi considerati, per le modalità di tassazione, piccoli o grandi paradisi fiscali. Sempre per quanto se ne sa, la Guardia di Finanza contesta evasione e truffa perché molte decisioni da prendere formalmente in Lussemburgo venivano in realtà prese in Italia. Formalmente ineccepibile, nella sostanza bisognerà vedere se il giudice non riterrà l’argomento “capzioso” rispetto alla realtà della gestione di una holding aziendale.

UNO SCOOP INEVITABILE – In ogni caso, non è una sorpresa che lo scoop su Dolce & Gabbanasia finito sul Fatto Quotidiano, e prima ancora sul Giornale: i due sono infatti molto attenti ai rapporti con la stampa italiana, che finanziano di fatto con l’acquisto di enormi spazi pubblicitari per i loro prodotti. Tanto che vogliono essere rispettati. A farne le spese è stato per la prima volta il Sole 24 Ore: un paio d’anni fa il suo critico gastronomico azzardò l’affronto maximo nei confronti del ristorante di loro proprietà, affermando che la cotoletta che si mangia lì faceva abbastanza schifo.D&G non ci hanno pensato due volte: da un giorno all’altro hanno ritirato tutta la pubblicità dalle testate del gruppo controllato dalla Confindustria. Per punizione.

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