Dolce & Gabbana : vecchi dandy ringiovaniscono
Gli uomini non cambiano, forse. Nel frattempo, in ottimistica attesa di ulteriori evoluzioni, Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono riusciti a far cambiare il dandy e sulla passerella della loro collezione uomo Autunno/Inverno Lord Brummel si è trasformato in uno sbruffoncello.
Gli allocchi prenderanno madornali cantonate, illudendosi che dietro ad ogni sbruffoncello si nasconda un Lord Brummel in incognita, gli avanguardisti applaudiranno la rivoluzione perché l’equazione dandy e Ritratto di Dorian Gray era ormai frusta ormai quanto quella donna dai capelli rossi e Toulouse Lautrec o quella intellettuale ebreo erotomane e Philip Roth.
Certo le prime uscite non lasciano davvero intendere che avremmo assistito al 25 Luglio di uno stereotipo: completi tutto sommato lineari, nonostante i pantaloni che si accorciano, le giacche che si restringono, e il cavallo che si abbassa, i grigi e i neri, abbinati a occhiali squadrati fanno pensare a un Clark Kent particolarmente glamour catapultato tra le pagine di un romanzo di Brett Easton Ellis, con la sua eleganza professionale.
Poi quando il già visto incombe ecco che dalla cabina telefonica non fa capolino il Superman in canottiera che ci saremmo aspettati, ma il broccato, il Principe di Galles, il velluto rosso e viola di giacche e pantaloni, lo stile tappezzeria del Vittoriale o tenda di Rossella O’Hara, d’altra parte Sartorialità Eccentrica è il concetto trainante della collezione, e se per qualcuno l’eccentrico è il dandysmo decadente alla D’Annunzio sono fatti suoi, e che si metta tutte le vestaglie che vuole.
Ma alla fine arriva il colpo di coda e l'Alien esce allo scoperto: maglioni a righe, giubbittini di flanella a quadri e jeans striminziti, il sorpassato dandysmo alla Oscar Wilde viene scalzata dalla sua evoluzione stilistica da confraternita da college anglosassone.
Compaiono le bretelle, materiale rischiosissimo da maneggiare con cautela, una sorta di valigetta con i codici nucleari della moda, il minimo errore e scatta l'effetto Al Capone o macchia di sugo. Errore in questo caso scongiurato dall'utilizzo di T-shirts stampate e cappellini trilby (una sorta di classico borsalino in miniatura) in un abbinamento che sarebbe piaciuto moltissimo a Joe Strummer, frontman dei Clash, punk poliglotta e beneducato dei quartieri altissimi (anche se le giacche in paillettes omaggiano l'ospite d'onore Brian Ferry, icona glam rock anni 80). L'anello mancante tra l'elegantone fin de siècle e quello contemporaneo non è altro che lo scazzato con stile di ieri (si presuppone oggi imitatissimo da proprietari di loft a London Bridge e rimorchiatori di modelle). (fonte: voceditalia)
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