Prosciolti Dolce e Gabbana dal gup di Milano

Il gup di Milano Simone Luerti ha spazzato via 4 anni di indagini decidendo di prosciogliere gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana con altre 4 persone dall'accusa di evasione fiscale da 1 miliardo di euro. I pm milanese Laura Pedio aveva chiesto il rinvio a giudizio per gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana per un'evasione fiscale di circa 1 miliardo di euro che sarebbe stata commessa tra il 2004 e il 2005. I due stilisti rispondevano formalmente di dichiarazione dei redditi infedele (articolo 4 del decreto 74/2000) per un imponibile di 416 milioni ciascuno (cui si aggiungono circa 200 milioni di imponibile riferibile alla società) e concorso in truffa ai danni dello Stato in relazione alla presunta esterovestizione della capogruppo D&G. Il pm Pedio aveva coinvolto nel fascicolo anche il commercialista che ha collaborato alla costruzione dell'impalcatura societaria. Secondo il magistrato, il trasferimento formale di una società in un paradiso fiscale con il solo scopo di pagare meno tasse in Italia, dove però l'azienda continuava a operare regolarmente, configurava l'artificio che concretizza il reato di truffa, in cui a suo avviso concorrono tutti quelli che hanno avuto un ruolo nella esterovestizione. Per questo motivo in occasione della chiusura delle indagini aveva notificato l'avviso di conclusione inchiesta per truffa anche ad Alfonso Dolce, fratello di Domenico e socio di minoranza, ai manager Cristiana Ruella e Giuseppe Minoni, al consulente fiscale Luciano Patelli e alla presunta prestanome lussemburghese Antoine Noella. Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, la Dolce & Gabbana tra il 2005 e il 2005 aveva trasferito la sede in Lussemburgo, cedendo il corredo dei marchi della maison, che garantiscono royalties per milioni e milioni di euro, alla Gado sarl (acronimo di Gabbana e Dolce), controllata dalla Dolce & Gabbana Luxembourg per 360 milioni. Una stima secondo gli investigatori eccessivamente al ribasso. E dato che i brand della maison fondata nel 1985 non valevano meno di 700 milioni, l'operazione avrebbe consentito un risparmio notevole sulle imposte da pagare per il profitto realizzato. Un altro risparmio importante sarebbe stato realizzato con il trasferimento societario in Lussemburgo, dove il prelievo fiscale sui profitti è intorno al 3 per cento. Le società sono state riportate in Italia nel 2007 quando partirono le indagini che oggi in pratica il giudice Luerti ha annullato. La procura diMilano attende il deposito delle motivazioni ma con ogni probabilità ricorrerà in appello.

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