Per la loro collezione a/i 1998-99, Dolce & Gabbana prendono come punto di riferimento riferimento due grandi del periodo d'oro della couture, Cristobal Balenciaga e Christian Dior, rimanendo però fedeli al loro concetto di marchio.
La donna che indossava la collezione a/i 1998-99, era un'intenditrice sia della storia della moda che dell'innovazione. Nel tentativo di fondere la couture storica con tessuti di alta tecnologia, Dolce & Gabbana ha sintetizzato la "nuova fame di lusso", che stava emergendo alla fine degli anni Novanta.
I riferimenti sartoriali alle sagome della griffe Cristobal Balenciaga e l'uso insolito dei volumi erano un chiaro cenno alla couture tradizionale Francese e un omaggio alla vena innovativa dello stilista nel 1950.
L'ispirazione a Balenciaga si manifestava pure nella scelta dei tessuti attraverso l'utilizzo di argento liquido a strati sopra un raso sinuoso dando l'illusione dell'acqua e di un movimento insolito per il raso dovuto al peso del tessuto.
A differenza di altri firma collezioni Dolce & Gabbana, l'a/i 1998-99 era priva di stampe, preferendo invece un approccio più couture con motivi floreali in satin e tulle. Il glicine, le rose e mimose furono ispirati dai ricordi dei giardini botanici di Palermo e dall'omaggio alla predilezione per i fiori delicati di Christian Dior.
I cappotti Kimono furono un omaggio delle creazioni Balenciaga del 1959. I colletti rigidi, in astrakan e visone ricordavano l'estetica di Balenciaga e ponevano l'accento sul concetto di nuovo lusso.
I riferimenti forti alla couture della collezione a/i 1998-99 erano tangibili, un esempio fu il cappotto realizzato con antichi broccati veneziani. Tuttavia Domenico Dolce fece una riflessione sulla differenza fra Dolce & Gabbana e couture tradizionale: "Grand couture is somehow too much about drama and shock value. In the end I’m a sarto, a tailor, not a couturier, because my vision is of the street. Couture is another culture". (fonte: swide)
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