Il lusso Barocco Romantico firmato Dolce & Gabbana (Review)
Può il barocco essere romantico? Può se l’evoluzione di questo stile puramente e squisitamente siciliano passa attraverso le sapenti intuizioni di Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Fedeli al loro DNA siciliano, riescono comunque ad evolversi e a stupire, complici lo straordinario studio dei tessuti, i giochi dei volumi e dei tagli, le stampe, le forme, per un risultato straordinario.
Sullo sfondo della pedana è riassunta l’ispirazione della collezione : un grande specchio in cornice oro, tutta ghirigori, spirali e volute barocche , e una cascata di rose, fresche, multicolori. Ed eccoli i decori sfarzosi di stucchi, balconi panciuti, chiese e cornici a illuminare gonne, bustini, abiti , tailleur e persino stivaletti e calze. Di uguale se non più intensa luce sfavilla la mantella, lunga o corta, che sostituisce il cappotto . L’ alternativa? Gli arazzi, ovvero altri vestiti , bustini, shorts, tutti a fiori coloratissimi, a piccolo punto e punto croce, ricamati su etereo pizzo . Fiori che si posano anche sulle corte calze trasparenti e sui sandali pastello che ricordano le cassate e i dolci di marzapane!
Un po’ madonne un po’ regine , le donne di Domenico e Stefano hanno i capelli raccolti , fermati da pettinini o cerchietti ricchissimi di perle e pietre , oppure da tiare di famiglia da dove parte il velo per andare in chiesa o la veletta a proteggere il viso ; sempre in primo piano, evidenziato , simbolo di bellezza e sensualità ,ma mai sfrontata o aggressiva, anzi . Dolce e romantica come i vestiti bianchi fitti di ruches, i tailleur di macramè cipria, gli orecchini con i cherubini, ispirazione ceramica di Capodimonte. Il tutto sulle note dei classici della canzone napoletana, interpretati da Luciano Pavarotti , che sigla anche il gran finale: modelle in abiti di ogni foggia, in pizzo nero, sfolgorante di ricami oro. Applaudono Monica Bellucci ed Helen Mirren.
Principesse e sante, regine e madonne, tutte adornate e adorate sulla passerella di Dolce & Gabbana. Femminilita' esaltata da un tripudio barocco di oro e fiori, di gioielli e decori, di pizzi e ricami. Troppo? Macche'! Domenico Dolce e Stefano Gabbana erano stati criticati per essersi un po' allontanati, talvolta, dal loro stile caldo, ed ecco la risposta: una collezione che piu' italiana non potrebbe essere. Ricche cappe di velluto, abiti-gioiello, palto' nero con la martingala ricamato.
Moda Il ministero del Turismo italiano dovrebbe eleggere Domenico Dolce e Stefano Gabbana suoi portavoce, perché ogni volta che il duo presenta una collezione, lascia con un forte bisogno di andare in aeroporto e imbarcarsi su un volo per la Sicilia. La scorsa stagione avevano evocato le immagini di Sophia Loren e delle fiere di strada del Sud, questa la collezione ha ruotato sull'idea del Barocco siciliano. Hanno preso le onnipresenti tavolozza del nero lo hanno trasformato nel colore della festa, declinandolo nel velluto, nel pizzo e negli abiti in tulle impreziositi dall’oro.
Una storia speciale lega l'arte alla cornice. Nell'arte antica, dove le cornici erano il contorno stesso dell'opera, come in quella moderna, dove la cornice ha sofferto un periodo di oblio. Gustav Klimt, che non a caso ha fondato la Secessione dopo il suo periodo neoclassico, aveva lunghe dispute con suo fratello prima di cominciare a dipingere un nuovo quadro. Il fratello di Klimt costruiva cornici e tra i due gli scontri erano continui, perché ognuno dei due voleva che a cominciare fosse prima l'altro. Gustav era il fratello più cattivo, però, perché quando le cornici non gli piacevano le distruggeva; non risulta che l'altro facesse altrettanto. Prima il quadro e poi la cornice, o viceversa? La soluzione non si è mai trovata, soprattutto perché, come nel caso di Klimt, cornice e quadro hanno la stessa importanza, se non lo stesso valore.
Le cornici dorate del puro barocco circondano gli orli delle mantelle (uno dei temi che caratterizzano questa collezione), si poggiano sulle scollature tonde degli abiti neri e loro dettagli formano le tasche, le cinture, le coppe del reggiseno delle guêpière che si allargano in una forma discreta del palloncino. Le opere racchiuse all'interno di queste cornici sono abiti di tulle trasparente che si lasciano sottolineare dalle culotte e daireggiseni neri a vista, sono abiti incrostati di perle e di cristalli, bluse e abiti formati da trionfi di ruches di chiffon, lunghe mantelle con cappuccio, abiti di pizzo, abiti di tessuti stampati a fiori che ricordano arazzi barocchi, mantelle di visone, abiti con applicazioni di pezzi lavorati a piccolo punto, e altri abiti con putti e liberi angeli svolazzanti stampati.
Lo stile di Dolce & Gabbana, letto sotto la lente di ingrandimento racchiusa in questa cornice, appare rivitalizzato dal riferimento a quel barocco siciliano che è la sua apoteosi. L'immenso divertissement del barocco, ingiustamente accusato talvolta di frivolezza, la stessa accusa che arriva alla moda da quelle parti che non tengono conto né delle creatività né delle risorse che mette in moto, nella collezione di Dolce & Gabbana è declinato in tutta la sua interezza, fino ad arrivare alla perfezione di due cherubini che pendono, con la loro inesauribile furba felicità, dagli orecchini che completano la linea dei bijoux fatta di parure con pietre preziose e pizzo o con fiori di ceramica come quelle che si facevano, in epoche più felici, a Capodimonte.
Staccate le cornici dai quadri. Togliete gli affreschi dalle pareti delle chiese. Schiodate le statue dai loro piedistalli. E ancora. Spogliate le Madonne dei loto mantelli. Rubate i putti dorati che svolazzano nelle ville di Palermo. E scardinate gli stucchi barocchi dai palazzi di Noto.
Prendete tutta questa refurtiva siciliana, comprimetela, schiacciatela, addomesticatela come si farebbe con un felino selvaggio. Infine trasformatela in filo poi ricamatela su pizzo, seta, raso e taffettà. Se mai riuscirete in questa missione impossibile avrete sotto gli occhila nuova collezione di Dolce&Gabbana, un delirio così spericolato e al tempo stesso calibrato al millimetro da lasciare senza fiato.
27 anni dopo il loro debutto, Domenico e Stefano tornano alle radici del loro marchio, quando timidi e magrissimi proposero per primi la Sicilia e il romanticismo in un momento in cui la moda imponeva spalline e minigonne.
Col senno di poi e la pazzia di sempre, i due scavano nel proprio DNA al fine di mettergli l'abito delle grandi feste, come se dovesse andare incontro alla festa patronale.
Lo stile Dolce&Gabbana per il prossimo inverno sarà così la sagra di tutti i santi, una cartolina così luminosa da oscurare tutto il resto.
"Da sempre diciamo che la Sicilia è come una maîtresse che è stata amata da tutti ma non è stata mai posseduta da nessuno", dichiarano i due stilisti poco prima della sfilata. Se possibile, con questa collezione il duo riesce a scardinare il detto, regalando un pezzo dell'isola a tutte le fashion victim del mondo.
Ma arriviamo agli abiti. Il lavoro è mirabile. Si tratta, infatti, di un barocco 3D, come se il Gattopardo venisse oggi diretto da Quentin Tarantino e poi guardato su grande schermo con gli occhiali rossi e blu.
Il dettaglio è sorprendente: sul pizzo, trattato esattamente come una tela bianca, si assiste ad ogni esperimento. Il macramé ne infrange la severità e vi fa spuntare piccoli fiori a rilievo. La filigrana dorata vi si annida come un ragno tra le fessure microscopiche di un bocciolo. Il punto-filo disegna arazzi millimetrici, trattando la sua superficie per trasformala in arazzo. Il decoro, poi, è spinto all'estremo sui gioielli (orecchini, pettinini e cerchietti) e ai sandali (sono un vero capolavoro le scarpe con zeppa e decori che mimano le porcellane di Capodimonte).
La cosa più sorprendente, però, è come la ricchezza trovi spazio sul minimalismo degli abiti: questi, infatti, sono forma pura e vengono svoltati di ogni costruzione.
Maturi, preparati, sempre pronti a cambiare pur rimanendo sempre gli stessi, Domenico Dolce e Stefano Gabbana riescono un'altra volta a stupire. Questa collezione, se possibile, è il perfetto riassunto del loro nuovo corso: è ricca e semplice al tempo stesso, possiede tutta l'eredità opulenta della loro prima linea ma anche il disincanto divertito dell'ormai abbandonata D&G, di cui non si può quasi sentire la mancanza. Soprattutto trova la chiave giusta per traghettare l'eredità di ieri non solo fuori dalla crisi, ma anche verso un futuro glorioso che si preannuncia lungo e persino lungimirante.
Il titolo della collezione che Domenico Dolce e Stefano Gabbana presentano alla Settimana della Moda di Milano è “Romanticismo Barocco” e come per magia la loro passerella si trasforma nella più sontuosa e preziosa sala da ballo del Gattopardo, mentre bellissime donne raccontano la magnificenza dell’arte e dell’artigianato siciliano.
Una sfilata opulente ed elegante, quasi una cerimonia, sicuramente la continuazione di quando visto il mese scorso sempre nella stessa sede in occasione della sfilata di moda maschile: la tradizione siciliana ritorna in modo trionfante, la nostra storia viene raccontata attraverso ricami in filo dorato sui cappottini e sulle cappe, attraverso i broccati, le lavorazioni stile arazzo sugli abiti, gli intarsi preziosissimi in merletto e pizzo e le stampe che riproducono dipinti seicentesche.
Accanto all’immancabile pizzo e alle trasparenze vedo-non-vedo, sono sicuramente i ricami dorati i protagonisti di tutta la collezione grandi e preziosi come cornici che racchiudono la bellezza femminile e accompagnano una palette di colori estremamente ristretta composta esclusivamente dal nero e dal bianco (preferito nella tonalità crema). Poi le sperimentazioni vengono abbinate alle diverse linee e silhouette con una grande varietà e si passa dalle lunghezze ridottissime alle gonne sotto il ginocchio, dalle plisettature alle linee più geometriche, dalla vita alta ed in evidenza a pesanti cappe-mantello che nascondono tutta la figura.
Grande attenzione anche agli accessori dai bijoux eccessivi ma in perfetto stile baroccheggiante, alle piccolissime borsettine rigide e gioiello alle decoltè con ghette in pizzo ai sandali con tacco scultura vertiginoso. Il tutto, come da copione, rigorosamente opulente, d’oro e sontuoso.
Dolce e Gabbana lo definiscono Barocco Romantico. Quella Sicilia Barocca, i quadri, i mobili, le volute dei palazzi dei balconi, delle chiese. La tradizione di una terra. Val la pena andare a visitare la Sicilia, per chi non la conoscesse. Una Sicilia che fa il giro del pianeta grazie a Dolce e Gabbana. Uno spot per l'Italia, il paese più bello del mondo, senza eguali.
Sulle note di "O sole mio", cantata da Pavarotti, sfilano le eccellenze italiane: la Moda, la Storia, la Creatività, l'Artigianato, la Qualità. Sfilano con le modelle anche le mani delle sarte, delle ricamatrici; il lavoro dei tessutai, dei setaioli.
Più di cento ragazze bellissime erano orgogliose di avere addosso tanto splendore. Apre la passerella Bianca Balti e già capisci che sarà tutto in crescendo. "Qualcosa di piu ornato, morbido. Dolce, come la cassata siciliana. Il barocco diventa soft". Alla faccia delle parole di Domenico e Stefano. Tutto è ornatissimo, opulento, risplendente di luce propria.
"Collezione pienissima di dettagli, ogni singolo pezzo è fatto di dettagli, dai capelli adornati di pettinini e cerchietti agli orecchini, alle scarpe, alle borse". Ogni uscita è una storia a sè.
Molte mantelle sostituiscono il cappotto, mono petto, doppio petto, di tessuto, di pelo, con il cappuccio, senza cappuccio. O piccole cappe in panno, vellut pizzo ricamatissime di pietre e perle barocche. "C'è il nostro dna anche se cerchiamo di rinnovarci continuamente". Nuovi i volumi, nuove lavorazioni e si sperimentano nuovi tagli e
decorazioni: ricami dorati che ricordano le specchiere e le cornici barocche o ricami di piccoli punti ispirati alle tappezzerie dei salotti che si intersecano con i pizzi; e disegni di putti e angeli che sembrano usciti dai dipinti.
Un pò principesse un pò madonne portano sandali che sembrano usciti da un ceramista di Capodimonte. Bianco, nero e tocco di rosa sono i colori base da cui parte la miriade delle tinte pallide delle stampe rubate al pasticcere dedito al marzapane.
In prima fila Monica Bellucci. "Con Monica c'è un rapporto speciale, siamo amici da quando abbiamo iniziato il nostro lavoro, lei iniziava a fare l'attrice". Con lei è stato girato un corto nella piazza italiana, per il lancio del nuovo rossetto "Monica" che uscirà a maggio. "Due colori di rosso che piaccion a lei". Nel parterre anche Helen Mirren, Sonam Kapoor, Gao Yuan Yuan, Marpessa, Andrea Dellal, Bianca Brandolini D'Adda.
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