Le nuove geometrie per gli abitiscultura
In tempi di crisi come questi la moda riscopre le geometrie elementari. E il modo migliore per plasmare forme pitagoriche ancestrali con rigore moderno e un linguaggio efficace è senza dubbio la rilettura delle tecniche della scultura e dei metodi di progettazione delle opere architettoniche. In fondo fra abito e habitat il confine è evanescente e, come ben sanno gli stilisti, il prêtàporter è un fenomeno di design industriale. Sull’approccio architettonico alla couture tre grandi maestri, Christian Dior, Roberto Capucci e Gianfranco Ferré, hanno lasciato una lezione indelebile. L’ultimo è protagonista di un grande révirement affidato a due stilisti di peculiare talento, Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, artefici di forme che, spiegano i due designer, «catturano la luce sulla trama dei tessuti più classici e preziosi arricchiti da fibre metalliche e ipertecnologiche e la restituiscono moltiplicata nei bagliori dei dettagli e dei decori iridescenti che abbandonano ogni tentazione ornamentale per assumere una valenza architettonica». Insomma proprio come insegna l’architettura da Vitruvio in poi, il decoro non è mai fine a se stesso ma inerisce alla funzionalità stessa del progetto. Si tratta pur sempre di geometrie light, di volumi plastici che rimandano, pur con un occhio al futuro, ad antiche, e tuttora validissime, strategie di seduzione. Come suggerisce anche Donatella Versace: «Sono partita da uno studio di forme applicate alle superfici con abiti corti dalla sensuale linea a scatola che, grazie a un effetto ottico, crea l’illusione di un punto vita più sottile» e così infonde ai codici della maison un’impronta assolutamente moderna. E se Giambattista Valli, fra forme a sacco, moduli asciutti e romantici e colli importanti e strutturati offre un saggio di rara perizia sartoriale ispirandosi al mito di Apollo e Dafne così come trasfigurato dalla sapienza plastica di Antonio Canova, da Jil Sander Raf Simons delinea silhouette che sarebbero piaciute a Brancusi, Giacometti e Modigliani, verticali e affusolate come le linee slanciate del corpo di Kiki de Montparnasse. «Ho usato la poesia e le tecniche della progettazione architettonica virtuale e della grafica 3D per sottolineare volumi e silhouette», fa eco Ennio Capasa, anima creativa di Costume National che concepisce tailleur dai tagli geometrici dalle stampe aerografate a mano e dai moiré digitali a rilievo. Geometrie light è anche il mantra di Dolce & Gabbana che forgiano top dalle maniche rotonde ma bidimensionali in un tripudio di trame barocche che inneggiano ai fasti della sicilianità. C’è un grande interesse per la scultura e per l’architettura anche nelle creazioni di Gaetano Navarra e di Manuel Facchini, stilista di Byblos. Stavolta l’estroso e colto designer mutua dalla natura le forme garbate delle farfalle per tradurle in volumi liquidi e leggeri a racchiudere il corpo in un bozzolo caleidoscopico.
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