Kate Hudson in Dolce & Gabbana per Elle

Vincitrice dello Style Icon Award, Kate Hudson posa per il numero di Aprile di Elle UK, stretta in un mini dress della collezione estiva di Dolce & Gabbana, con alle spalle le mitiche colline Hollywoodiane.
Mentre indossa capi firmati Miu Miu, Versace, YSL descrive il suo modo di interndere lo stile:
“Icone di stile sono quelle donne che rimangono fedeli al loro proprio modo di essere, come Anita Pallenberg, Bianca Jagger e ovviamente mia madre Goldie Hawn. Adoro le persone che hanno uno stile personale.”

Dolce & Gabbana Occhiali

Roma: Piazza Farnese & Piazza Navona.

Niente più pubblicità di Dolce & Gabbana su "L'Espresso"

Ritorsione economica dei due stilisti verso il settimanale L'Espresso, colpevole di aver reso nota l'evasione di 90 milioni di euro nei confronti del fisco italiano.
L'accusa mossa dallo Stato nei confronti degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana è quella di evasione. E a loro volta, le due firme della moda italiana, hanno accusato il settimanale "L'Espresso" di aver screditato la maison per aver reso pubblica la controversia fiscale.
Non avendo riscontrato nessun reato ad opera del settimanale, visto che la notizia dell'evasione per 90 milioni di euro si è rivelata vera, Dolce e Gabbana hanno attuato una ritorsione economica stracciando i loro contratti pubblicitari e provocando così un danno economico alla testata.
Una ripicca, dunque, che Gad Lerner sul suo blog ha così riassunto: «I giornali ci vanno bene solo quando leccano il culo agli stilisti e magnificano le loro sfilate. Ma se dicono verità scomode, boicottaggio!».
In realtà, il mercato editoriale è tale, oggi, per cui le firme della moda - e in generale chiunque altro investe una grossa mole di denaro sui giornali - contribuiscono in maniera significativa alla pubblicazione di molti giornali decidendone, di fatto, le sorti.

Madonna ritorna a Dolce & Gabbana

4 Minutes, ecco il nuovo singolo di Madonna
4 Minutes, il primo singolo tratto da Hard Candy, il nuovo album di Madonna, è da pochi minuti in rotazione nelle radio. Scritta e registrata assieme a Justin Timberlake, la canzone è stata inserita lo scorso dicembre nel circuito peer to peer, anche se non nella sua versione definitiva, e circolava pertanto da tempo in Rete. Ora però la sua uscita è ufficiale. Intanto Madonna ha svelato l'artwork della copertina del nuovo album, uno scatto decisamente audace, anche per una come lei, visto che la prossima estate la cantante compirà 50 anni."Si chiama Hard Candy perché è duro e dolce. Vi farà muovere il culo ma vi farà anche sentire bene". Così Madonna a proposito del disco, in uscita il prossimo 28 aprile. L'album è stato prodotto da un team di superstar composto da Timbaland, Pharrell Williams e Nate Danja Hills. Quest'ultimo, durante un'intervista rilasciata a Rolling Stone, ha parlato di "musica up-tempo, dance, da club music, permeata da un'atmosfera hip-hop".
E’ stato reso noto l’artwork di copertina di “Hard Candy”, nuovo album di Madonna in uscita il prossimo 28 Aprile. Sulla cover la regina del pop indossa un conturbante corsetto vintage nero firmato Dolce & Gabbana e una cintura dorata simile a quella dei pugili e dei wrestler da ipotetica “campionessa mondiale”. Anche per le foto promozionali dell’album Madonna si affida ancora una volta agli abiti di Dolce & Gabbana sfoggiando cappotto vintage nero con collo di pelliccia bianco e un altro corsetto nero. Il sodalizio artistico tra Madonna e i designers italiani dura ormai da diversi anni. Sul fronte dei concerti Madonna dovrebbe essere molto impegnata dalla fine di Maggio e anche se non vi sono al momento conferme ufficiali il tour dovrebbe toccare Londra (due date al Wembley Stadium), New York, Madrid, Milano, Stoccolma, Parigi, Sidney, Meloburne, Tokyo, Osaka, Città del Messico, Buenos Aires, San Paolo e Rio DeJaneiro.Ricordiamo che il nuovo album sarà l’ultimo del contratto discografico della diva con Warner Music e che l’album è stato co-prodotto da star r’n’b/hip hop come Kanye West, Pharrell Willliams, Timbaland e Justin Timberlake.

Madonna "Hard" in Dolce & Gabbana

E' stata svelata la copertina del prossimo album di Madonna.
Madonna appare vestita, sulla copertina di "Hard Candy" in uscita per il 29 Aprile, con abiti Dolce&Gabbana. Sulla cover la cantante sfoggia un corsetto vintage nero. Per la foto promozionale dell'album, ha scelto un cappotto nero, con collo di pelliccia bianco, e un altro corsetto vintage della sua griffe preferita.Oggi inoltre è andata in onda su tutte le radio, la presentazione di "4 Minutes", il singolo inciso in compagnia dell'amico Justin Timberlake e prodotto dal mago della consolle Timbaland. Niente da ribattere sulla qualità del pezzo che si fa subito notare per il potente beat Hip Hop, la danzabilità e le voci di Madonna e Justin che si intrecciano in maniera perfetta. Madonna, Regina del Pop e dello stile!

Madonna si avvia a compiere il fatidico 50esimo anno di età (16 agosto) comparendo decisamente sexy sulla copertina del suo prossimo album, dal titolo (che è tutto un programma) Hard Candy. La mise, con chiari riferimenti fetish, è firmata Dolce & Gabbana, grandi amici e sodali della popstar. Madonna, il cui singolo d'esordio, 4 Minutes, è appena approdato in radio dopo le anteprime diffuse sul Web, è ritratta seduta a gambe larghe, con indosso un corsetto nero dallo stile vintage, stivali in pelle nera attillati, alti alla coscia, e le mani cinte da bendaggi tipo quelli dei pugili. Attorno alla vita, una cintura dorata con la "M" di Madonna, conferma il richiamo al mondo della boxe. Per le foto promozionali del disco, che uscirà il 28 aprile, Mrs. Ciccone ha optato invece per un cappotto nero, bordato da un candido collo di pelliccia, indossato sopra un altro corsetto nero. Tutto sempre Dolce e Gabbana. Il ritorno al biondo platino per i capelli e la scelta di un taglio corto fanno tornare alla mente il look altrettanto sexy sfoggiato dalla popstar di origine italiana durante il Blonde Ambition Tour. Quella volta, però, erano i primi anni '90, l'ormai celebre bustier dalle coppe "a cono" indossato da Madonna era opera di Jean-Paul Gaultier. Provocatorie anche le prime dichiarazioni rilasciate dalla cantante sul nuovo disco. Alla richiesta di spiegare l'origine del titolo Hard Candy, ha detto: "Si chiama Hard Candy perché è duro e dolce. Vi farà muovere il culo ma vi farà anche sentire bene". La contessa è tornata.

Amy Winehouse mette all'asta il vestito DG usato per i Grammy Awards

Il vestito indossato dalla soul singer in occasione delle cerimonie dei Grammy Awards del 2008, ha raggiunto le 2.000 sterline di quotazione in un'asta online.
Amy Winehouse, che ha vinto ben 5 Grammy durante la cerimonia dell'8 febbraio a Los Angeles, fu costretta a cantare in diretta dalla Gran Bretagna per problemi di visto e indossò un vestito disegnato da Dolce&Gabbana. I proventi ricavati dalla messa in vendita dell'abito, saranno destinati a finanziare "The Lavander Trust" un fondo di carità per la cura del cancro al seno.
Un gesto che le fa onore.

Ecco come Dolce & Gabbana nascondevano i soldi al fisco

I 259 milioni di euro di redditi imponibili non dichiarati da Domenico Dolce e Stefano Gabbana (di cui Repubblica ha dato notizia l'8 marzo scorso), non sono figli né di un "errore tecnico", né di un pasticcio, né di un equivoco. Il rapporto del Nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano documenta come, dal 2004 al 2006, i due stilisti erano consapevoli di quanto avveniva in Lussemburgo, la piazza finanziaria in cui avevano collocato il baricentro societario del gruppo, al punto da autorizzare un maquillage formale degli organi societari, utile a conservare, dissimulandola, la loro condizione di vantaggio fiscale, minacciata dalle iniziative del governo Prodi. I fatti. Fino al 2004, la struttura del gruppo è lineare. Dolce e Gabbana controllano saldamente i marchi dell'azienda (la sua ricchezza) attraverso la "D&G s. r. l.", società italiana cui partecipano in percentuale paritetica e a cui fa capo l'intera catena societaria, ricevendone in cambio le cosiddette "royalties", i compensi per la concessione della licenza del marchio. Gli introiti della "D&G" sono importanti e il gruppo in Italia paga un'imposta (l'Ires) che si aggira tra il 32 e il 33 per cento. Troppo, per i due stilisti.


Nel 2004, dunque, ecco la mossa che deve liberarli dal giogo fiscale italiano. Nascono in Lussemburgo la "Dolce&Gabbana Luxembourg s. a. r. l." e la "Gado s. a. r. l", che dalla prima è controllata al 100 per cento. Contestualmente, il 29 marzo di quell'anno, la "D&G" cede per 360 milioni di euro i marchi dell'azienda alla "Gado". Sia l'una che l'altra società lussemburghesi sono semplici "scatole". La "Dolce & Gabbana Luxembourg s. a. r. l." (tuttora indicata nel sito istituzionale come "capogruppo") è infatti una sub-holding della "D&G" s. r. l., mentre nel cda della "Gado" siedono il fratello e la sorella di Domenico Dolce (Alfonso e Dorotea) e Cristiana Ruella, il direttore finanziario del gruppo che ha sede in Italia (la manager ha sin qui deciso di non rendersi disponibile alle domande di Repubblica).

Tuttavia, come tutte le scatole, hanno entrambe una funzione cruciale. Consentono infatti di creare uno schermo societario tra i due stilisti (che restano di fatto i beneficiari finali dello sfruttamento dei marchi) e una voce di reddito importante come le royalties per lo sfruttamento dei marchi che, con il nuovo assetto, consentono al gruppo di non essere più tassato al 32-33 per cento, ma con una percentuale concordata con il fisco lussemburghese che indicativamente può arrivare anche al 2-3 per cento. I risparmi sono consistenti non solo sotto il profilo tributario, ma anche perché consentono di abbattere l'imponibile della Dolce&Gabbana s. r. l., la società italiana del gruppo che, a partire dal 2004, eroga le royalties alla "Gado". Per le casse dell'Erario, come Repubblica ha già riferito l'8 marzo scorso, significa un minore imponibile dichiarato di 259 milioni di euro. Non è tutto. Il marchingegno messo in piedi in Lussemburgo gode del lavoro della "Alter Domus", un trust che, nel suo sito istituzionale, informa di essere "specializzato nel set-up, domiciliazione e management di società lussemburghesi, olandesi e cipriote". I suoi consulenti assegnati alle scatole lussemburghesi di D&G, Gerard Becquer e Dominique Robyhs, si danno un gran da fare e hanno come loro referenti la Ruella, di cui si è detto, e Giuseppe Minoni, direttore amministrativo del gruppo. Sono solerti nel ricevere e scambiare mail che non vengono però distrutte dai destinatari italiani e che, quando finiscono nelle mani della Finanza, svelano due sgradevoli verità. La prima: le decisioni della "Dolce&Gabbana Luxembourg s. a. r. l" e della "Gado" vengono prese a Milano, da Domenico Dolce e Stefano Gabbana. Sono dunque due società "esterovestite". La seconda: quando il governo Prodi si ingegna per rendere più complicato il trucco delle "esterovestizioni", i due stilisti dispongono che si corra ai ripari. Leggiamo. 30 agosto 2005. Minoni scrive alla Ruella: "Ti allego ... le bozze dei bilanci delle due lussemburghesi. Anche questi andranno approvati a settembre. Tema da affrontare: sarebbe meglio fare board e assemblee in Lussemburgo". 14 febbraio 2006. Ancora Minoni alla Ruella: "Ti allego documento da firmare per Gado per legittimare rimborso a Gado della ritenuta acconto da parte di DG srl. Fammi sapere se vedi tu il sig. Dolce o devo raccogliere io la sua firma". Quindi, a marzo 2007, "il problema". Cambia la disciplina sulle subholding estere. Minoni informa la Ruella: "Il nostro comune cliente, Dolce & Gabbana, ha deciso di cambiare i consiglieri della "Dolce & Gabbana Lux" e della "Gado". Il cambiamento è imposto dalla recente modifica della legge fiscale italiana che introduce per le subholding estere il concetto che qualora la maggioranza dei consiglieri sia italiana, anche la subholding estera deve essere considerata italiana". I nomi delle nuove teste di legno sono pronti: "Il presidente sarà un cittadino italiano residente in Gran Bretagna; Alfonso Dolce; e i consiglieri Cristiana Ruella, un cittadino lussemburghese fornito da Alter Domus e un altro lussemburghese da Banca Intesa Lux". "È fondamentale - si suggerisce - eleggere il nuovo consiglio prima del 31 marzo 2007".

Victoria Beckham sulla copertina di Vogue UK

L’edizione britannica della rivista Vogue di questo mese ha in copertina Victoria “Posh” Beckham. Secondo quanto dichiarato dalla stessa la copertina di Vogue era un sogno che l´artista accarezzava da diversi anni.Con un look per l’occasione anni ’40 la Spice Girls (nuovamente ex) afferma che il suo futuro è nel mondo della moda con la sua linea di abbigliamento. In una foto dell’articolo di copertina Victora veste un tulle Dolce & Gabbana. Nel futuro della (ex) cantante c’è un programma televisivo negli USA dal titolo “Fashion Nightmares” i cui la Adams in Beckham indicherà a donne di ogni età ed estrazione sociale gli errori di stile che commettono nel vestirsi.

Dolce & Gabbana 11 Limited Edition Bags

Dolce & Gabbana presentano la nuova collezione di borse per la stagione primavera-estate 2008. Una serie in edizione limitata che comprende 11 modelli unici ed esclusivi, disponibili solo in 10 pezzi per ciascun esemplare in tutto il mondo.
Le borse sono realizzate con pelli esotiche di coccodrillo e pitone. Le forme si ispirano alle linee più classiche delle collezioni Dolce & Gabbana ma con un interpretazione innovativa, come il bauletto Miss Easy Way, la “lounge bag” arricchita da una piccola pochette con colori a contrasto.
Per certificarne l’esclusività, sull’etichetta tessuta all’interno di ogni borsa, verrà ricamata la scritta” Limited Edition” - N. 1/10″ oltre al nome del futuro proprietario se richiesto.

Quando il calcio si veste di Dolce & Gabbana

Moda e sport, un binomio sempre più inscindibile. Dolce & Gabbana diventeranno Gold sponsor del Milan fino al 2010. Forniranno le divise della squadra e dello staff rossonero e, a partire dalla prossima stagione, anche le divise ufficiali nei Milan junior camp con il logo D&G Junior. Un investimento vicino agli 8 milioni di euro che segue quello di 2 milioni con la Federcalcio italiana, quando i due stilisti milanesi vestirono la spedizione azzurra ai fortunati Mondiali di Germania 2006.

Brian Adam al Metropol di Milano

Per Bryan Adams l’11 dev’essere un numero fortunato, visto che con queste due cifre ha titolato e nominato praticamente qualsiasi cosa gli sia passata per le mani e abbia avuto a che fare con il rilancio della sua carriera.
11 è il titolo del nuovo cd, 11 sono le tracce che lo compongono, 11 le date che ha scelto di fare in giro per l’Europa per promuovere il disco e incontrare i giornalisti. Quarantotto anni, un timbro vocale perfetto per il rock (gli americani la chiamerebbero «smokey-voice», voce fumosa) e una passione per la chitarra che si porta dietro fin da quando aveva sei anni fanno di Adams il perfetto main stream rocker. «Da anni ormai - ha raccontato ieri l’artista in una suite dell’hotel Gallia, a Milano - faccio almeno una decina di concerti al mese, tutti i mesi. Arrivo così a circa 120 o 130 show all’anno. Mi diverto un sacco a stare sul palco e, fino a quando mi piacerà, andrò avanti così. Non ho una vita privata che mi impedisca di vivere da rocker. Non sono sposato, non ho figli cui badare e amo il mio lavoro».
Sabato 09 marzo, in serata, Adams ha cantato per circa un’oretta, ma solo quattro canzoni dal nuovo cd, al Metropol di Milano, un ex cinema diventato il quartier generale artistico di Dolce & Gabbana, davanti a un pubblico di addetti ai lavori e modaioli attirati dall’evento.
«Sto facendo il giro d’Europa - ha spiegato -: sono partito da Lisbona venerdì scorso e finirò a Copenhagen il 17 marzo. Per un tour così veloce era impossibile portarsi dietro un set importante, perciò ho deciso per uno spettacolo acustico. Inoltre non posso far ascoltare solo le canzoni del nuovo cd che esce adesso e la gente deve ancora conoscere. Per fare 11, bene e dal vivo, aspetto il tour invernale che mi porterà anche qui da voi. Abbiamo già dato l’ok per tre date, ma ora non chiedetemi quali». Questo album vede anche il ritorno di un grande produttore di Bryan, quel Jim Vallance con il quale furono scritte Run to you, Heaven e Summer of ‘69: «Jim aveva detto che voleva ritirarsi, andarsene in pensione e non lavorare più nel rock - racconta Adams -, ma con pazienza e le maniere più dolci del mondo sono riuscito a convincerlo. Peccato però che abbiamo dovuto fare tutto via Internet e non ci siamo nemmeno visti in faccia». Ma ormai il mondo delle sette note va avanti così, file che si inseguono per le autostrade telematiche del mondo e artisti che suonano nel proprio studio a casa, registrano la loro parte e la spediscono via mail. La fortuna di Adams è legata anche alle colonne sonore e anche in questo disco ci sono due pezzi scelti da Hollywood. «Misterious ways - racconta Bryan - l’ha voluta il regista di Cashback, mentre We found what we were looking for era nella colonna sonora di National treasure. I registi dicono che la mia musicalità è perfetta per fare da cornice alle immagini. Ne sono felice».

Fisco: maxi-multa per Dolce e Gabbana ... scovati 260 milioni di redditi nascosti

La scoperta dopo le indagini in Lussemburgo sulla società 'Gado' a cui è stato ceduto il marchio.
I due stilisti verseranno per intero all'erario le tasse dovute: 90 milioni di euro.

Per numero di zeri (sei), per rumore e per allure, dopo il caso "Bell", il Fisco fa di nuovo tombola. Il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Milano ha accertato che Domenico Dolce e Stefano Gabbana, "Dolce&Gabbana" se si preferisce, hanno sottratto all'Erario, tra il 2004 e il 2006, un imponibile di 259 milioni di euro. Che per l'Agenzia delle Entrate significano 90 milioni di euro di imposte non riscosse. Una somma che i due stilisti hanno convenuto di saldare per intero e che con grande discrezione hanno già in parte cominciato a versare (oltre la metà). Perché, questa volta, al contrario dell'"infortunio" che nel 2002 aveva coinvolto una controllata del gruppo (vicenda di cui l'Espresso in edicola ha dato conto e per il quale pende ancora un contenzioso di 2 milioni di euro), l'affare coinvolge direttamente il cuore dell'azienda. Perché racconta una storia maldestra di società parcheggiate in Lussemburgo. Perché non si chiuderà soltanto per contanti (sia pure tantissimi), ma avrà, ha già, una sua coda giudiziaria, con un'inchiesta aperta sui due stilisti dalla procura della repubblica di Milano (pubblico ministero Laura Pedio). E' storia di questi ultimi mesi. Il 5 settembre del 2007, la Guardia di Finanza, dopo un lungo lavoro di indagine, notifica a Domenico Dolce e Stefano Gabbana un processo verbale di accertamento, la carta con cui il Fisco annuncia che si è nei guai. I militari documentano che per tre anni consecutivi, nel 2004, 2005, 2006, il gruppo ha nascosto agli occhi dell'Erario cifre consistenti e crescenti. 67 milioni di euro nel 2004. 77 milioni di euro nel 2005. 115 milioni di euro nel 2006. E lo ha fatto con un'architettura di scuola.
Una "esterovestizione", per usare un termine tecnico. Detta altrimenti, si costituisce una società residente in paesi con un regime fiscale più vantaggioso di quello italiano e a quella società si imputano redditi che verrebbero altrimenti tassati in Italia. Una roba facile facile. Eppure non come sembra. Almeno se non si vuole finire nei pasticci. Perché affinché il gioco possa stare in piedi, è necessario che sia veritiero. Che quella società, il personale che ci lavora, chi in quella società prende le decisioni, all'estero risiedano davvero e all'estero producano il reddito che dichiarano. Ebbene, Domenico Dolce e Stefano Gabbana qualche pasticcio lo combinano. O, forse, qualche pasticcio lo hanno combinato i fiscalisti che gli hanno suggerito la trovata o coloro che l'hanno fatta funzionare. La Guardia di Finanza accerta infatti che, in Lussemburgo, ha sede una società cui il gruppo ha regolarmente ceduto la proprietà del marchio. Di fatto, è una scatola vuota, le cui decisioni - come documenterebbero scambi di mail interne all'azienda - vengono prese a Milano. E, per altro, ha un nome che dice tutto, "Gado", acronimo di Dolce e Gabbana. La "Gado" incassa ogni anno dalla casa madre italiana royalties per lo sfruttamento del marchio. Esattamente i 67, 77 e 115 milioni di euro che consentono di abbattere il reddito imponibile del gruppo in Italia e mettere appunto il denaro sotto l'ombrello lussemburghese di un fisco più leggero. Alla "Gado" non si muove foglia che Domenico Dolce e Stefano Gabbana, residenti a Milano e contribuenti italiani, non sappiano e non vogliano. La "Gado" sono Dolce e Gabbana. Nel settembre scorso, dunque, i due stilisti bussano alla porta dello studio Tremonti-Vitali-Piccardi, in quel momento alle prese con un'altra vicenda di "esterovestizione" che alla "Gado" somiglia molto (il caso "Bell"). Ma per quanto eccellenti professionisti, Dario Romagnoli e Giancarlo Zoppini, gli avvocati cui il caso viene affidato, al buco non sono in grado di mettere nessuna toppa. Il marchingegno lussemburghese commissionato tre anni prima ai due stilisti da altri professionisti del ramo fiscale è a nudo. E, ciò che è peggio, quanto accertato dalla Finanza sul conto della "Gado" è difficile da confutare. Dunque, Domenico Dolce e Stefano Gabbana concludono che è meglio pagare quanto dovuto di tributi, piuttosto che infilarsi in un contenzioso lungo e, possibilmente, ancora più doloroso perché ai tributi sommerebbe le sanzioni. Meglio "aderire" subito e per l'intero importo dovuto, piuttosto che "conciliare" dopo. All'Agenzia delle Entrate Milano 3 si stropicciano gli occhi. 90 milioni di euro. Tanti soldi e subito si erano visti solo con la Bell (156 milioni). Una prima parte, corrispondente all'evasione dell'Iva e pari a oltre la metà dell'intero importo, viene versata immediatamente. Quel che resta e che ha che vedere con le voci di reddito dell'azienda lo sarà, per quel che riferiscono due diverse qualificate fonti a conoscenza del procedimento, di qui a breve. Sollecitata ripetutamente nella giornata di ieri, Cristiana Ruella, direttore generale del gruppo Dolce&Gabbana, non ha ritenuto di dover rispondere a Repubblica su una vicenda che, per altro, ha una sua coda giudiziaria. Il rapporto della Guardia di Finanza sulla lussemburghese "Gado" è stato infatti trasmesso alla procura della Repubblica di Milano, dove è stato aperto un procedimento a carico dei due stilisti. I reati contestati sono di natura fiscale anche se gli accertamenti che riguardano la società si starebbero ora concentrando anche su aspetti legati alle fatturazioni interne al gruppo. Il materiale acquisito durante i controlli della Guardia di Finanza avrebbe infatti consentito di ricostruire i flussi di denaro Italia-Lussemburgo tra le società del gruppo e se ne starebbe ora verificando la corrispondenza con le fatture che nel tempo li hanno giustificati.

I big della moda nel mirino degli 007 delle tasse: Due milioni di multa a Dolce e Gabbana.

Era il 1994, ma sembra un secolo fa. Di Pietro era ancora pm, Berlusconi aveva formato il suo primo governo e in Procura a Milano cominciavano a sfilare gli stilisti. L'inchiesta - una delle ultime di Mani pulite - coinvolse quasi tutti i marchi più famosi del made in Italy, per chiudersi con pochi patteggiamenti, molte prescrizioni e alcune clamorose assoluzioni. Ora il fisco ha deciso di tornare in passerella. Con nuove accuse di evasione a due gruppi tricolori di fama internazionale: Dolce&Gabbana e Ferragamo.
Fisco&Gabbana. La prima accusa riguarda l'anno 2002: in quei 12 mesi, secondo il fisco, per Dolce&Gabbana era di moda il nero. A documentarlo è una sentenza del 21 febbraio scorso, che conferma i sospetti degli ispettori tributari su uno dei settori più controversi dello stratificato mercato della moda: i rapporti economici tra gli stilisti e le ditte-satellite che comprano i loro prodotti esclusivi e li rivendono perlopiù ad altri distributori commerciali, chiamati in gergo "stockisti". Al centro del caso c'è un processo tributario da 2 milioni di euro che riguarda la Sto.Tex srl, controllata all'80 per cento dalla Dolce&Gabbana Industria spa. Dopo una verifica in azienda, gli uomini dell'Agenzia delle entrate di Legnano contestano alla società "gravi omissioni" nella quantificazione delle "giacenze di magazzino": per gli accertatori la Sto.Tex non ha dichiarato nei libri contabili di aver rivenduto ben 126.679 prodotti di abbigliamento con il marchio D&G, che aveva in precedenza acquistato dalla casa-madre. Tutta quella merce che sembra sparita dai depositi, in realtà sarebbe stata rivenduta agli stockisti rigorosamente in nero. Un giro d'affari clandestino che avrebbe permesso alla Sto.Tex di nascondere redditi per 2 milioni e 445 mila euro. Per evitare una multa di quasi 2 milioni di euro (tra imposta evasa e sanzioni), la società presenta ricorso attraverso gli avvocati Dario Romagnoli e Giancarlo Zoppini, che fanno parte di uno dei più prestigiosi studi di commercialisti milanesi, quello fondato e tuttora guidato dall'ex ministro Giulio Tremonti.
Durante il processo, il 21 novembre 2007 i difensori chiedono un rinvio e tentano una conciliazione: la Sto.Tex accetta di aumentare le vendite dichiarate, ma solo per 28 mila prodotti, che corrisponderebbero a maggiori profitti per 342 mila euro. La società, inoltre, rinuncia a contestare di aver esposto costi per 97 mila euro in verità "indeducibili". L'Agenzia di Legnano, però, rifiuta di patteggiare: la verifica fiscale sulle effettive rimanenze di magazzino ha accertato lacune tanto "gravi" da far risultare "inattendibile tutta la contabilità aziendale". Quindi la Sto.Tex resta chiamata a pagare l'intera multa, senza sconti: a conti fatti, un milione e 940 mila euro. Il 30 gennaio 2008 i due professionisti dello studio Tremonti presentano una corposa memoria difensiva che addebita agli ispettori del fisco una presunta catena di errori clamorosi: l'agenzia avrebbe fatto confusione tra "capi" e "pezzi", calcolando come prodotti destinati alla vendita, ad esempio, ben 27 mila "accessori interni per abiti", che secondo l'azienda sarebbero "semplici etichette dei vestiti". Il 13 febbraio i giudici dell'ottava Commissione provinciale di Milano (presidente Mario Piscitello) si ritirano in camera di consiglio: la sentenza dà completamente ragione al fisco. Le motivazioni spiegano che, "di fronte alla sussistenza e all'importanza delle criticità" denunciate dagli ispettori, la difesa della Sto.Tex "si limita ad affermazioni di principio non supportate da alcun elemento documentale". "Appare singolare", rimarca la sentenza, il fatto che che la Sto.Tex abbia "sottratto alla conoscenza di questo giudice tutti i documenti contabili ed extracontabili in suo possesso, su cui pure fonda in parte la sua difesa". Altrettanto strana sembra ai giudici la scelta di citare, nella "scrupolosa memoria" difensiva, solo alcuni "allegati", senza invece depositare l'intero verbale d'accusa. In conclusione, la sentenza riconferma l'intera multa e condanna la Sto.Tex a pagare anche le spese del processo. Ora la società controllata da Dolce e Gabbana può impugnare il verdetto in appello davanti alla Commissione tributaria regionale di Milano.

Dolce & Gabbana Miss Easy, borsa doppio corpo


Dolce & Gabbana hanno ideato una borsa dal piglio giovanile, adatta a tutte le stagioni. La possibilità di incrementare lo spazio utile è una delle sue grandi prerogative. Con la “Miss Easy” i comparti per riporre gli oggetti non mancheranno mai, grazie alle ampie opzioni d’uso offerte dalla doppia sacca.
L’uso esteso di pelle a grana e cuoio, con inserti e logo in metallo argentato, conferiscono un tono brillante all’articolo, che sfoggia una sontuosa fodera in camoscio. Come per tutte le creazioni dei due noti stilisti italiani, a calamitare l’interesse sarà tuttavia il design fresco ed elegante. Al prezzo di 2.350 dollari.

Dolce & Gabbana Luxury Sunglasses


D'accordo che ormai degli occhiali da sole non possiamo più fare a meno neanche in inverno ma, con il risveglio della primavera, scegliere un nuovo modello equivale a chiudere definitivamente con la stagione fredda. Vorresti cambiare, ma non sai decidere verso quale paio di occhiali orientarti? Sei uno sportivo? Punta sull'intramontabile mascherina e sugli occhiali in acetato, resistenti e duraturi. Vuoi invece essere al passo con la moda? Allora non farti forviare: anche i sunglasses da uomo preferiscono dettagli in oro e preziosi, da sfoggiare come bijoux. Ma ricorda che la scelta non deve mai essere basata solo sull'estetica: ci sono infatti tanti fattori, come il comfort o la forma del tuo viso, che possono aiutarti a non sbagliare lenti. Se hai un viso regolare, beato te, puoi permetterti qualunque cosa. Ma se, ad esmpio, hai un ovale abbastanza tondo, punta sulle forme allungate e strette, che servono a bilanciare l'insieme. Se il tuo problema, invece, è un naso un po' grosso, distogli l'attenzione con un modello col doppio ponte, che sposterà lo sguardo di chi ti vede sulla parte alta del tuo viso. Linee scarne, segnate e viso un po' appuntito? Evita assolutamente le lenti piccole e tonde, che evidenzierebbero il tutto, e "riempi" con un po' di volume, come il modello che vedi nella foto sopra. Forma retrò e, allo stesso tempo, visione futuristica per gli occhiali da sole firmati Dolce & Gabbana Luxury, che re-interpretano il più classico modello a goccia. Con inserti in pelle metallizzata color argento, bronzo o testa di moro, e profili in metallo, hanno le aste personalizzate dal logo inciso per esteso, e spessori arrotondati che garantiscono la massima armonia d'insieme (prezzo 270 euro).

Il nuovo Dolce & Gabbana store del Terminal B

A pochi giorni di distanza dalla sua prima apertura con il corner di D&G Underwear, Dolce & Gabbana replica e conferma la sua presenza con l'apertura di un meraviglioso negozio presso il Terminal B.
Dalle calzature alle borse, dagli occhiali alla piccola pelletteria, uomini e donne possono spaziare nella esclusiva linea Dolce & Gabbana Accessori dell'affermato brand italiano, leader nel settore della moda e del lusso.

D&G
Area: Terminal C (Gate C20-C33)

Marche: D&G
Categorie: Intimo
Orario apertura: 07.00
Orario chiusura: 22.00
Dolce&Gabbana
Area: Terminal B (Gate B11-B21)
Marche: D&G
Orario apertura: 07.00
Orario chiusura: 22.00

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