Brian Adam al Metropol di Milano

Per Bryan Adams l’11 dev’essere un numero fortunato, visto che con queste due cifre ha titolato e nominato praticamente qualsiasi cosa gli sia passata per le mani e abbia avuto a che fare con il rilancio della sua carriera.
11 è il titolo del nuovo cd, 11 sono le tracce che lo compongono, 11 le date che ha scelto di fare in giro per l’Europa per promuovere il disco e incontrare i giornalisti. Quarantotto anni, un timbro vocale perfetto per il rock (gli americani la chiamerebbero «smokey-voice», voce fumosa) e una passione per la chitarra che si porta dietro fin da quando aveva sei anni fanno di Adams il perfetto main stream rocker. «Da anni ormai - ha raccontato ieri l’artista in una suite dell’hotel Gallia, a Milano - faccio almeno una decina di concerti al mese, tutti i mesi. Arrivo così a circa 120 o 130 show all’anno. Mi diverto un sacco a stare sul palco e, fino a quando mi piacerà, andrò avanti così. Non ho una vita privata che mi impedisca di vivere da rocker. Non sono sposato, non ho figli cui badare e amo il mio lavoro».
Sabato 09 marzo, in serata, Adams ha cantato per circa un’oretta, ma solo quattro canzoni dal nuovo cd, al Metropol di Milano, un ex cinema diventato il quartier generale artistico di Dolce & Gabbana, davanti a un pubblico di addetti ai lavori e modaioli attirati dall’evento.
«Sto facendo il giro d’Europa - ha spiegato -: sono partito da Lisbona venerdì scorso e finirò a Copenhagen il 17 marzo. Per un tour così veloce era impossibile portarsi dietro un set importante, perciò ho deciso per uno spettacolo acustico. Inoltre non posso far ascoltare solo le canzoni del nuovo cd che esce adesso e la gente deve ancora conoscere. Per fare 11, bene e dal vivo, aspetto il tour invernale che mi porterà anche qui da voi. Abbiamo già dato l’ok per tre date, ma ora non chiedetemi quali». Questo album vede anche il ritorno di un grande produttore di Bryan, quel Jim Vallance con il quale furono scritte Run to you, Heaven e Summer of ‘69: «Jim aveva detto che voleva ritirarsi, andarsene in pensione e non lavorare più nel rock - racconta Adams -, ma con pazienza e le maniere più dolci del mondo sono riuscito a convincerlo. Peccato però che abbiamo dovuto fare tutto via Internet e non ci siamo nemmeno visti in faccia». Ma ormai il mondo delle sette note va avanti così, file che si inseguono per le autostrade telematiche del mondo e artisti che suonano nel proprio studio a casa, registrano la loro parte e la spediscono via mail. La fortuna di Adams è legata anche alle colonne sonore e anche in questo disco ci sono due pezzi scelti da Hollywood. «Misterious ways - racconta Bryan - l’ha voluta il regista di Cashback, mentre We found what we were looking for era nella colonna sonora di National treasure. I registi dicono che la mia musicalità è perfetta per fare da cornice alle immagini. Ne sono felice».

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