La penna-spada della Menkes risparmia Dolce & Gabbana


E' una delle poche collezioni su cui non è scesa implacabile la penna-spada tagliente della Menkes, eppure, francamente, la sfilata primavera estate 2010 di Dolce & Gabbana è stata assolutamente sexy e ricca di abiti cortisismi con tanto di lingerie a vista, al pari di altri illustri colleghi impietosamente criticati, protagonisti di questa kermesse di Milano Moda Donna.

"Ci sono abbastanza abiti provocanti, sfacciati e sexy da riempire uno degli immorali party del presidente Silvio Berlusconi." Esordisce così Suzy Menkes, massima firma inglese del giornalismo di moda, che dalle pagine dell'International Herald Tribune stronca senza mezza termini la moda italiana vista alla Milano Fashion Week. Una kermesse piena di collezioni che, secondo la Menkes, sfilavano al motto di "Viva la bona".
Una penna tagliente più di una spada, che accusa la moda milanese, dunque italiana, di essere stata influenzata dallo stile di vita discutibile del premier e di aver prodotto abiti inadatti alle donne comuni, ma utili solo ad una schiera di veline, "procaci, esibizioniste e poco vestite presentatrici tv che il signor Berlusconi ha inventato come Mogul televisivo".Non ci sarebbe altrimenti alcuna spiegazione, secondo Suzy Menkes, al fatto che persino brand aristocratici ed eleganti come Pucci e Bottega Veneta abbiano portato in passerella abiti succini, troppo aderenti e colmi di trasparenze o "al fatto che Giorgio Armani abbia aggiunto alla sua rispettabile linea Emporio fatta solitamente di abiti semplici sui toni del bianco e nero, vestiti dai colori sgargianti con reggiseno a vista, calzoncini corti e un look da giovane donna rampante pronta per il trampolino."Nessuna pietà neppure per Miuccia Prada, mentre passano il terribile vaglio critico della Menkes la collezione di Dolce & Gabbana, Gucci by Frida Giannini e i romantici abiti di Roberto Cavalli.
Inutile sottolineare la bufera sollevata dall'articolo di Suzy Menkes nell'ambiente, peraltro subito spalleggiata dalla collega Vanessa Friedman che, sul Financial Times, scrive "L'influenza di Silvio Berlusconi si è sentita nel mondo della moda. Non si sa se consciamente o no, l'estate di sesso-scandalo del primo ministro italiano è filtrata nell'immaginazione degli stilisti e da lì sulle passerelle".Indignazione e reazioni furiose da gran parte degli stilisti nostrani e dura la replica del presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Mario Boselli, che trova assurdo l'attacco della signora Menkes: "L'Italia, pur nella situazione generale di crisi, è ancora al primo posto della moda nel mondo e questo dà fastidio a piazze come New York e Londra, andate molto meno bene nonostante le previsioni. L'invidia non è mai morta."

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