Dolce & Gabbana. La collezione Dolce & Gabbana si ispira ad un colossal uscito da poco nelle sale, il film “Baaria” di Giuseppe Tornatore. Un vero e proprio capolavoro, che come un antico affresco, ci propone un ritratto della Sicilia del ventesimo secolo, intriso di toni caldi, antichi e passati. La pellicola, come la collezione, ci racconta di un’isola che percorre diverse tappe storiche fondamentali, come il Fascismo, la guerra mondiale e la Mafia. Cosi la collezione del duo Made in Italy rende omaggio ad un grande successo, riportando sulle passerelle temi concreti, che vanno oltre le apparenze, i materialismi e la superficialità. Si punta tutto sulle radici, sul passato e sulla terra natìa. La voglia di appartenenza, il desiderio di casa e di affetto, e l’uomo cosi vive in un contesto reale, che va oltre la massa, i media e i trend omologati. Secondo quanto riferito da Dolce e Gabbana per La Stampa: “Fine dei trend omologati che durano troppo poco, la gente non li vuole più. Ha bisogno di tornare alle radici, ma senza nostalgia per costruire un nuovo tessuto, fatto di emozioni. I dettagli non sono importanti. Conta quel che ti fa sentire bene. Le scelte sono dettate da odori, suggestioni, colori, forme in cui riconoscersi”.L’uomo ritorna ad esprimere la sua virilità, è rude, tutto d’un pezzo. Non ci sono dettagli curati, c’è la mascolinità e c’è la forza, e i vestiti non sono altro che l’espressione di questo ritorno alle radici. Sulle passerelle sfilano novanta modelli bellissimi tra cui David Gandy, testimonial della maison: sono genuini, barba incolta, privi di dettagli fashion ma solo uno sguardo profondo e quasi vissuto. Sembra che siano appena usciti dalla pellicola di Tornatore, e propongono capi che hanno ancora il gusto di campagna, di strade ricche di tufo e sabbia di una Sicilia antica, quella Sicilia che non si accosta al moderno, ma resta cullata nel suo mare. Un dettaglio che non può mancare, come un grande tributo da parte di Dolce e Gabbana all’isola, è la coppola. Rigorosamente nera, un marchio distintivo di appartenenza siciliana, carattere chiave di “masculo siculo”. Il colore che prevale è il nero, che a volte viene alleggerito dall’accostamento a tinte più delicate come il grigio e il beige, oppure abbinato al classico bianco delle camice. Un altro accessorio che si tinge di toni virili e duri sono le scarpe, prevalentemente stivali consunti, sinonimo di lavoro e povertà. “Le radici, la tradizione – hanno detto Dolce e Gabbana – sono i simboli forti di tutta la collezione. Quanto vale un’emozione?” Un’emozione vale l’eternità, ed era ora che sulle passerelle iniziassero a sfilare tratti di vita vera, sulle note di Ennio Morricone.
Il guardaroba maschile punta a conquistare l’anima scatenando i sentimenti. E come un film racconta storie sempre diverse. Personalissime. «Fine dei trend omologati che durano troppo poco, la gente non li vuole più. Ha bisogno di tornare alle radici, ma senza nostalgia per costruire un nuovo tessuto, fatto di emozioni. I dettagli non sono importanti. Conta quel che ti fa sentire bene. Le scelte sono dettate da odori, suggestioni, colori, forme in cui riconoscersi», dicono i Dolce e Gabbana.
Muoiono le regole a senso unico, per colpire l’interesse dei consumatori si deve arrivare dritti al cuore. Il concetto è sintetizzato da spezzoni di «Baarìa». Sulla passerella dedicata al prossimo inverno sfilano novanta belli con l’anima, aria genuina, barba incolta, chiome arruffatelle e zero atteggiamento fashion. Sembra che recitino come nella pellicola di Tornatore. Li ha istruiti Susan Batson, la maestra di recitazione di Nicole Kidmann. Gli «attori» della sfilata - trasmessa in diretta sul sito degli stilisti - hanno un debole per mutandoni del nonno, canotte e golf stramati; giacconi dall’aspetto vissuto, ma anche stretti blazer da festa di paese. Le scarpe sono sempre usatissime e impolverate («le abbiamo lavate e scalcagnate con gli stessi procedimenti dei jeans»). Ogni ragazzo è diverso, irripetibile, ma parla un linguaggio estetico immediato, comprensibile a tutti.
Sensualità soft, sartorialità e sicilianità sono le parole chiave di questa ricerca che riassume i 20 anni di lavoro della griffe. «Per capire di che cosa ha voglia la gente qualche giorno prima metto alcuni capi della collezione su twitter e aspetto i commenti», racconta Stefano Gabbana che in questo modo accorcia le distanze con il pubblico. Come dargli torto? Gli armadi sono pieni, la crisi incalza, se un capo non scatena il desiderio perché mai comprarlo?
Nessun commento:
Posta un commento