A Lusia Tre sorelle dietro la macchina da cucire per Dolce & Gabbana
Mentre tanti laboratori tessili sono costretti a chiudere a causa della concorrenza cinese, a Lusia succede quello che non ti aspetti. Tre sorelle si rimettono in proprio e ne aprono uno tutto loro. Puntano sulla qualità e lavoreranno per la grande firma Dolce e Gabbana.
Sabato pomeriggio c’è stato il taglio del nastro della nuova attività tutta al femminile. Per l’occasione, nel capannone di famiglia, a Lusia, sono arrivati anche il sindaco Sergio Vignaga e l’onorevole leghista di Lendinara Emanuela Munerato. Poi è arrivato anche l’onorevole Luca Bellotti (Pdl) di Trecenta. Tutti insieme per augurare buon lavoro ad Arianna, Mara e Vanna Sigolo. Le tre sorelle hanno tra i 40 e i 60 anni ma non hanno paura di rischiare. Chi le conosce sa come lavorano e sono pronte per rimettersi in pista. La più giovane, Arianna, chioma nera fluente e tacco 12, è serena e fiduciosa per il futuro: «Spero che tanti possano prendere spunto da noi perché l’artigianato nostro è di grande qualità ma purtroppo sta morendo. Non è giusto perché ci ha sempre dato da vivere e spero proprio che in futuro continuerà».
Arianna, di cosa si occuperà la vostra attività?
«È un laboratorio di confezioni ma non classico, noi facciamo solamente prototipi e campionari».
Puntate tutto sull’alta qualità?
«Sì. Mi danno il capo tagliato, solo con il disegno creo il capo senza poter vedere niente. A volte mi danno i pezzi tagliati ma altre anche semplicemente il tessuto da tagliare».
Da quanto tempo lei e le sue sorelle vi occupate di confezioni?
«Da quando abbiamo 15 anni, tutte. Si parla di decenni di esperienza. Avevamo già avuto un’attività in proprio di questo genere, circa 30 anni fa, poi abbiamo lasciato perdere».
Come mai avete riaperto?
«Avevamo il posto. Questo capannone è nostro, di proprietà. Per problemi familiari non avevamo più lavorato in proprio, le mie sorelle hanno avuto tutte dei figli. Ma quando i figli sono cresciuti abbiamo deciso di comune accordo di rimetterci in gioco. Anche perché l’azienda dove lavoravamo prima ha chiuso, l’anno scorso a giugno».
Chi saranno i vostri clienti?
«Chi ci conosceva prima e sa come lavoriamo. Abbiamo Dolce e Gabbana, Moncler e altre aziende più piccole anche qui in Veneto».
Per la grande firma Dolce e Gabbana cosa fate?
«Prototipi e campioni per la linea donna. Vestiti che vanno in sfilata».
Non avete paura della concorrenza cinese?
«No, perché loro non sanno fare i prototipi. Comunque il lavoro per l’alta moda si sviluppa per sei mesi all’anno, divisi in due periodi. Il resto del tempo lavoreremo con i privati. Abbiamo contatti con tutte le sarte».
In quanti sarete in laboratorio?
«Partiamo noi tre, poi saremo in cinque. Tutta l’attività sarà comunque sempre a gestione familiare».
Come mai avete scelto il nastro verde per l’inaugurazione?
«Perché il verde porta speranza».
Se volete che la tradizione dell’artigianato continui, siete disposte a insegnare a qualche giovane?
«Sì, mi piacerebbe farlo perché tutto questo possa andare avanti».
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