Dolce & Gabbana a/i 2013/14 Uomo ..... Review from web

C'è un'idea della normalità dell'eleganza che è vincente e che, non a caso, espone se stessa proprio nei periodi di confusione, quando tutto è capace di trasformarsi. In questi momenti, pensare alla normalità dell'eleganza fa chiarezza, pulisce l'indistinto, trasforma e forma un'idea di società nuova che assume il carattere estetico come normalità del proprio essere. 

La normalità dell'eleganza, nel senso che essere eleganti non è una cosa eccezionale, non è un evento, non è un'occasione, non è un pensiero che viene ogni tanto, quando la situazione lo richiede, è una delle caratteristiche che fondano l'idea di moda di Domenico Dolce e Stefano Gabbana che hanno fatto di Dolce&Gabbana, il loro marchio, un manifesto di quell'idea di eleganza che è normale perché non è normalizzante. Anzi, fa della normalità un elemento differenziante. Viene da pensare a questo alla fine della sfilata della collezione uomo autunno/inverno 2013-14 di Dolce&Gabbana. Viene da pensare, cioè alla plausibilità di abiti costruiti con la normale (e quindi oggi eccezionale) tecnica della sartoria che vivono la quotidianità normale (e quindi di nuovo eccezionale) dell'oggi. 

Nella piazza del paese, con la statua della Madonna ben illuminata nell'edicola addobbata di fiori, tra lo scampanio a festa che arriva da campanili che sanno riflettere il sole a picco, 82 uomini siciliani (il casting è stato fatto in tutta la Sicilia) sfilano con cappotti monopetto tagliati ad arte come le giacche, pantaloni dalla vita alta sovrapposti da gilet corti che si fermano prima del fianco e fanno fuoriuscire un lembo candido della camicia bianca. O con giacche di velluto stampate con ramage di fiori, camicie con plastron e maniche a tre quarti (come quelle delle cotte dei chierichetti), giacche di seta doppiate con il cashmere, magliette stampate con le figure dei santini da chiesa. E l'azione della sfilata diventa un film, realista perché quella normalità di cui sopra esprime la plausibilità del reale. 

Ed è come se in questo loro voler insistere nella proposizione della loro idea, Dolce e Gabbana esprimessero la volontà di vestire personalità più che singole persone, caratteri più che fisici, con quegli accenti di stile che hanno fatto la loro storia di moda. Le immagini dei santini di oggi, per esempio, corrispondono alle giacche incrostate di pietre preziose che rimandavano alle pianete con le quali i preti si addobbano per officiare la messa di una collezione maschile di molti anni fa. E quanto oggi quelle bluse hanno il ruolo della velocità dell'epoca tanto quelle giacche avevano il ruolo di descrivere l'ufficialità di quegli anni. Un discorso coerente, allora, quello di Dolce & Gabbana che, staccandosi dalle tendenze, ne costruisce una tutta propria. Naturale.
Le musiche di Nino Rota, quelle famose del film La Strada di Fellini, accompagnano dolcemente tutta la sfilata di Dolce e Gabbana. 87 giovani che si sono mossi con autentica naturalezza su quella pedana importante com’è quella del teatro della maison, 87 ragazzi scelti appositamente uno ad uno da Domenico Dolce e Stefano Gabbana durante un casting fatto in tutta la Sicilia. 

Non sono modelli e si vede, ma hanno l’autenticita’ scolpita nei volti e nel fisico, nel fascino maschio e sveglio, nella sensualita’ vera. C’è il disoccupato di Ragusa, il muratore di Modica, lo studente di Taormina. Sono impazziti alla vista di Leo Messi più che se fossero venuti a contatto con uno stuolo di indossatrici. Ci sono in passerella italiani veri che è poi quella italianità che Dolce e Gabbana sanno essere vincente nel mondo. 

Un’italianità costruita su solidi pilastri come la devozione alla famiglia, devozione all’amore, alla mamma, la devozione alla Madonna (tanto che un tabernacolo di campagna con la Madonnina, una mamma, perche’ nessuno meglio di lei rappresenta, per Dolce e Gabbana, la vera devozione fa da sfondo alla scenografia). E, in questo caso, la devozione è alla sartorialita’, al taglio e al dettaglio nascosto, al tessuto inventato sommandone due. Bisogna essere fedeli a se stessi e Dolce e Gabbana lo confermano in ogni capo.
In passerella gente normale. Solo due modelli professionisti, per il resto giovani siciliani che indossano una collezione dai toni barocchi e materiali preziosi e formali

La t-shirt con stampa. Il tessuto è leggero e scivola sul corpo, soprattutto perchè il fit è abbondante. Le maniche, talvolta a tre quarti talvolta lunghe ed arrotolate sul polso, sono a pipistrello

Questa collezione, dedicata in toto al tema della devozione, gioca molto sulla sartorialità,, l'artigianalità e i dettagli. Le scarpe sono in velluto, o ricamate a piccolo punto, oppure ancora delle calzature in vitello nero in stile Sicily

Fit slim sotto e extralarge sopra. Gli abbinamenti sono liberi i look suggeriscono una democrazia di styling, sempre fermo restando il doveroso colore nella parte superiore

La stampa floreale, molto elaborata, è una fedele reinterpretazione dei motivi d'arredamento inglese che si rifanno al mondo dell'equitazione piuttosto che a quello della botanica. A base blu petrolio, giallo zafferano, rosso cupro o verde bottigliaPochissimi gli accessori in passerella. L'attenzione è puntata unicamente su velluti pesanti dai toni cupi e sulle stampe botaniche. Nessuna borsa o quarantott'ore nè gioielli vistosi. Uniche a spiccare sono le cinture che si intravedono sotto le t-shirt rimboccate.

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