I Pastori Siciliani di Dolce & Gabbana
'Il Giornale'
Nella galleria dei nuovi ritratti maschili ci sono soggetti d’ogni tipo: il pastore delle Madonie con tanta voglia di tenerezza.
Sull’uomo forte dal cuore tenero Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno scritto una superba pagina di stile tornando alle origini che per loro sono la Sicilia con quella sapienza sartoriale di cui sono maestri indiscussi. Perciò il rustico montone del pastore delle Madonie diventa una sofisticata pellicciona gigantesca e morbidissima. Sotto i mitici pantaloni infilati negli stivali, un pullover dalle grandi coste ingabbiate nell’organza, la sciarpa avvolta più volte e l’inevitabile coppola in testa. L’uso del marrone e di una sinfonia di grigi profumava di nuovo grazie alla sapiente alchimia con accessori fenomenali come le scarpe e i borsoni in coccodrillo.
'Il Messaggero'
Si e' aperta con Dolce & Gabbana la settimana della moda uomo di Milano. I due stilisti hanno voluto portare in passerella un uomo un po' bucolico, con grossi maglioni che ricordano i pastori della Sicilia, la terra a cui dedicano la sfilata. Una Sicilia d'inverno, che ha piu' il sapore della montagna che del mare e una moda che unisce tessuti classici a rifiniture moderne, lane corpose ma velate d'organza. Degli uomini ben protetti dal freddo ma che non perdono la loro silhouette, "perche' ormai tutti vogliono stare comodi ma apparire fittati".
L'uomo di Dolce & Gabbana e' un fusto che indossa giubbotti d'agnello, maglioni rigonfi e borsoni lussuosissimi di coccodrillo. Badito il logo, che ai clienti ricchi della maison non piace. Si punta piu' sulle lavorazioni compless, allora, che sul nome, come la serie di abiti da sera interamente doppiati da un velo che sfuma i colori in modo impercettibile, o i dettagli interni e le rifiniture nascoste. "Avevamo voglia di raccontare una storia invernale, calda, protettiva. Noi andiamo avanti di istinto e oggi abbiamo voglia di cose non aggressive, piu' morbide", hanno spiegato i due stilisti.
'La Stampa'
La moda ha stufato. C’è un’overdose di offerta in giro. Via, si cambia, è il momento di raddrizzare il tiro», Dolce e Gabbana senza tanti giri di parole fotografano il momento di stanchezza che si abbatte sul settore dell’abbigliamento: «E’ un’abbuffata, quando arrivi al dolce ti viene la nausea, ti fa schifo tutto. Ma questa marea di vestiti chi li compra? I negozi a Natale erano vuoti. Al consumatore non frega nulla delle anticipazioni di stagione... non sa neanche che cosa sono, acquista un vestito se gli piace e basta. La gente ha più voglia di divertirsi che di vestirsi, scappa dalla solitudine, ha bisogno di stare con gli altri. Infatti i ristoranti sono pieni perché favoriscono gli incontri. Senza contare che chi può ha ripreso a ricevere in casa, c’è bisogno di dolcezza. I giovani sono annoiati a morte, s’impasticcano per ritrovare l’allegria. Ma siamo matti?». E allora qual è la soluzione per ristabilirsi dall’indigestione fashion? «La moda deve adeguarsi, tradurre le esigenze della società e distinguersi dal caos di migliaia di marchi con molti plus valori, fra cui l’eccellenza, solo così si supera la crisi e scatta il desiderio nei consumatori. Tutto non è per tutti». Antennine tese, radar alla ricerca di soluzioni innovative, meno aggressive, condite da un sano ritorno ai valori. I due stilisti ci provano ricominciando dalle loro radici, fotografano una Sicilia orgogliosa, fatta di ragazzi in coppola, di eleganti pastori avvolti in giganti montoni, di sensali in giacche di tweed tagliate al vivo, velate e termosaldate, scaldati da maglioncioni tricottati a mano. Ecco la faccia vera del Sud, lontana dagli scandali della spazzatura di Napoli («Che vergogna, se ne occupassero i politici seriamente»). Linee morbide e zero logo. Scomparso. «Cresce ogni giorno la quota di mercato che non lo vuole più, addirittura i russi ora lo snobbano. Resiste solo se legato al mondo tecnico sportivo». L’aspetto dei capi è tradizionale, un po’ usurato, le magie stanno dentro, sono nascoste, le conosce chi le fa e chi le indossa ben sapendo che non deve esibire più niente. La collezione è spessa, caldissima. «Con questa storia del global-warming sono scomparsi gli indumenti protettivi, e quando poi fa freddo?». Pochi si arrampicano sulle Madonie, ma in montagna ci vanno in tanti.
Un po’ diverso, ma neppure poi tanto, il maschio firmato Dolce & Gabbana che preferisce il montone e ha l’aria di affrontare i grandi freddi come le grandi difficoltà della vita, con la stessa sicurezza. Un tantino spavaldo nei completi stazzonati di velluto millerighe, orgogliosamente muscoloso ma ironico nei grandi maglioni che vien voglia di accarezzare, il giovanotto Dolce & Gabbana ha perfino il coraggio di infilarsi comodi jeans di shearling quasi dovesse andare a fare il buttero. Complessivamente emerge una nuova idea di lusso, fatto di materiali importanti (coccodrillo a go-go) e lavorazioni raffinate, ma senza logo e firme evidenti. Un lusso fatto di comodità (ma non di goffaggine) e di morbidezza. Questa è una moda che bandisce l’arroganza ma anche una certa effemminatezza e segnala forse un nuovo corso, body-centrico ma senza cedimenti alla confusione sessuale. Se dalla moda femminile e dalle donne in genere, gli uomini hanno imparato a curarsi e ad amare i dettagli raffinati, ora sembrano aver voglia di usarli per ritornare a fare i maschi.
'La Repubblica'
"Quando e' troppo e' troppo, anche lo moda rischia di stufare". I Dolce & Gabbana suonano il campanello d'allarme. Il mercato della moda e' travolto da un'overdose di proposte. "Se inviti qualcuno a casa, dicono, e gli offri due primi, due secondi, quando arriva al dolce ' nauseato. E cosi' e' nella moda". Ecco eprche' hanno deciso di riscoprire le loro radici, di tornare ad esaltare la Sicilia, con modelli in versione pastore di lusso avvolti in morbidi montoni, belli come il David Gandy, il ragazzo inglese che appare nudo nel loro calendario.
La sfilata e' un trionfo di coppole, pullover velati di organza, stivali da sensale in coccodrillo, giacche semplici ma con dettagli sartoriali e termosaldature. Il Sud dei Dolce & Gabbana e' fatto di eleganza, una immagine che fa a pugni con i rifiuti della Campania. "E' una grande vergogna, dicono i due stilisti che non hanno mai nascosto la loro passione per Berlusconi, ma al governo ci sono loro, che risolvano il problema". Critici verso l'Italia ("il Paese non sta andando bene") sono entusiasti di Sarkozy ("e' uno che va a tremila") e sopratutto di Carla Bruni: "Siamo orgogliosi di lei, ha fatto tante sfilate per noi, ci siamo sempre tenuti in contatto, solo in questi giorni ha spento il cellulare".
'Il Corriere della Sera'
Come i pastori siciliani del 'Nuovomondo' di Crialese, il film leone d'argento a Venezia. I grandi maglioni fatti a mano, i pastrani di pelo, i giacconi di montone, i pantaloni di tessuto 'grezzo' e le scarpe 'grosse'. E' la 'Nuovasicilia' romantica e rurale di Dolce & Gabbana. Che con la 'vecchia', perche' va da se che i due da tempo quello fanno, e' meno 'maschia' e piu' tenera e sensuale.
E' molto incisiva: pesi e forme da inverno vero.
C'e' un gran lavoro sui capi spalla e sui dettagli. Sui colori (caldi) e sui tessuti (trionfo di velluti, naturalmente). E sugli effetti: pastori veri devono sembrare.......Cosi' i montoni sono graffiati, i completi sartoriali ma tagliati al vivo, gli smoking rivestiti di tulle che pare polvere, le maglie di cachemire a pelle un po' slabbratine......
Non ci sono sbavature sul tema: "La gente e' confusa. Troppe cose. Troppe proposte aggressive. E le boutique, almeno in Italia, si svuotano. Ridurre, semplificare. Rassicurare", dicono i due.
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