Ricatti e capricci in passerella: Tutte le verità sul fashion system
“Alla corte di re moda” è il titolo del volume scandalo su stilisti, modelle e giornalisti.
A pochi giorni dalla chiusura del sipario su Milano Moda un libro raccon ta tutta la verità delle passerelle meneghine: i rapporti con i media, i ricatti pubblicitari, le luci e le ombre del fashion system che ha nella città una delle sue capitali. “ Alla corte di re moda” è il titolo del volume edito da Salani e scritto da Daniela Fedi e Lucia Serlenga. È una vera e propria compagnia di giro quella che si sposta di passerella in passerella.
STILISTI
Il patron di Prada Patrizio Bertelli non sembra essere molto diplomatico con i giornalisti non graditi, c’è poi la diceria sulle quinte colonne di Giorgio Armani confuse tra il pubblico delle sfilate per riferire eventuali commenti negativi da punire con la retrocessione del posto in sala. Ma il massimo lo toccano Domenico Dolce e Stefano Gabbana: si racconta di quando ritirarono la pubblicità a un noto gruppo editoriale solo perché in un articolo sul loro ristorante di via Poerio si parlava male della cucina, anzi di un piatto: la cotoletta alla milanese. Quella fettina si è trasformata in un boccone amaro da duecentocinquantamila euro.
GIORNALISTI
Da Anna Wintour, direttrice di Vogue America con suite sempre a disposizione al Four Seasons di via Gesù, tanto odiata da prendersi nel 2006 una manciata di farina in testa all’ingresso dell’ex cinema Metropol di viale Piave dov’era in pro gramma di defilé di D& G, alla sua omologa italiana Franca Sozzani, che dalla sua redazione in piazza Castello fa e disfa in questo mondo tanto da meritarsi il soprannome di “ zarina della moda”.
CURIOSITÀ
Tante le chicche raccontate dai protagonisti, come la storia della stylist Anna Dello Russo e dell’abito da sposa creato apposta per lei dai suoi amici Domenico Dolce e Stefano Gabbana: “ Era un model lo fantastico – ricorda – aveva uno strascico in chiffon lungo diciotto metri, talmente bello che poi l’ho usato per farci le tende di casa. Purtroppo mi sono separata un mese dopo le nozze. Quello stesso anno, il 1996, si sposarono in D& G anche Simona Ventura e la moglie del fratello di Domenico. Visto che tutti e tre i matrimonio andarono male, gli stilisti decisero di non fare più la collezione sposa: temevano portasse sfortuna”.
PUBBLICO
Tutti in prima fila a farsi ustionare dai flash per poi tornare a casa a mani vuote. Come ricorda il libro quegli abiti di altissima sartoria sono abbordabili se va bene per trecento miliardarie in tutto, equamente suddivise tra teste coronate, grandi nomi del capitalismo occidentale oltre a figlie, mogli e concubine di sceicchi arabi, magnati del petrolio, narcotrafficanti, commercianti d’armi, oligarchi russi e nuovi ricchi d’Oriente. Ma lo spettacolo deve andare avanti. E se è vero com’è vero che il fatturato di Milano nei vari settori della filiera moda è pari all’ 11% di quello nazionale, per un totale di 6,6 miliardi di euro e quasi ventitremila addetti, va bene tutto. A patto di sapere che sotto il vestito c’è molto. E che il diavolo non veste solo Prada.
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