Sulla sfilata Dolce & Gabbana uomo a/i 2010/11 scrivono....

A Milano Moda Uomo va in scena la sfilata di Dolce & Gabbana Homme, una collezione che racconta tutto il patrimonio di Dolce & Gabbana uomo che quest'anno festeggia i suoi 20 anni.Tornano perciò i valori chiari al brand: sicilianità, sensualità e sartorialità, le tre parole chiave per questa collezione autunno - inverno 2010/2011 che potete vedere qui sotto nel video realizzato daDolce & Gabbana!I modelli hanno sfilato in gruppi, e ognuno di loro portava con sè una propria sensibilità e stile sartoriale. Moltissima maglieria, anfibi vecchi, uno stile d'abbigliamento che rimanda alla Sicilia dei tempi antichi, come nel film epico Baaria di Giuseppe Tornatore, mood ed ispirazione della collezione stessa!


Tornare alle proprie radici, guardare al passato con gli occhi di chi sa progettare il futuro, pensare al presente. È la ricetta vincente delle grandi firme in passerella ieri a Milano per la prima giornata di sfilate uomo del prossimo inverno. C’è il rischio molto concreto di sentirsi dire che alla moda serve la scossa del nuovo, ma quel che hanno fatto Dolce & Gabbana, Zegna, Costume National, per certi versi Jil Sander e senza dubbio C.P. Company, non è tanto una prudente ricerca d’archivio quanto una coraggiosa e ferma affermazione d’identità. L’indimenticabile show di Dolce & Gabbana con un continuo gioco di rimandi tra il kolossal Baaria di Giuseppe Tornatore e lo stile di una collezione basata sulle tre s di sicilianità, sartorialità e sensualità, tocca il cuore di chi c’era quando 20 anni fa i due stilisti hanno debuttato nella moda maschile rivoluzionandone i canoni e mettendo un punto fermo nello stile. Al regista e alla casa di produzione Medusa hanno chiesto il permesso di proiettare spezzoni del film. Neanche il grande cinema può fare meglio di loro il «masculo siculo» che si vende come niente in tutto il mondo grazie dalla sartorialità impeccabile dei modelli, la sensualità della canottiera alternata alla semplice camicia bianca, le belle giacche dalle spalle insellate, la versione moderna del vestito «buono».


Escono in passerella a gruppi, con coppola, gilet stretto e canottiera quasi passassero per la piazza di Baaria tornando da un duro lavoro. Sono i modelli di Dolce & Gabbana che chiudono la sfilata sciamando, 90 ragazzi, su una passerella che nell'immaginario del pubblico si e' trasformata nel set del film di Tornatore. Ci sono le scene piu' famose del film su un grande schermo di fondo. Una sfilata in cui Domenico Dolce e Stefano Gabbana puntano tutto su sicilianita' e sensualita' maschile.

Dolce & Gabbana. La collezione Dolce & Gabbana si ispira ad un colossal uscito da poco nelle sale, il film “Baaria” di Giuseppe Tornatore. Un vero e proprio capolavoro, che come un antico affresco, ci propone un ritratto della Sicilia del ventesimo secolo, intriso di toni caldi, antichi e passati. La pellicola, come la collezione, ci racconta di un’isola che percorre diverse tappe storiche fondamentali, come il Fascismo, la guerra mondiale e la Mafia. Cosi la collezione del duo Made in Italy rende omaggio ad un grande successo, riportando sulle passerelle temi concreti, che vanno oltre le apparenze, i materialismi e la superficialità. Si punta tutto sulle radici, sul passato e sulla terra natìa. La voglia di appartenenza, il desiderio di casa e di affetto, e l’uomo cosi vive in un contesto reale, che va oltre la massa, i media e i trend omologati. Secondo quanto riferito da Dolce e Gabbana per La Stampa: “Fine dei trend omologati che durano troppo poco, la gente non li vuole più. Ha bisogno di tornare alle radici, ma senza nostalgia per costruire un nuovo tessuto, fatto di emozioni. I dettagli non sono importanti. Conta quel che ti fa sentire bene. Le scelte sono dettate da odori, suggestioni, colori, forme in cui riconoscersi”.L’uomo ritorna ad esprimere la sua virilità, è rude, tutto d’un pezzo. Non ci sono dettagli curati, c’è la mascolinità e c’è la forza, e i vestiti non sono altro che l’espressione di questo ritorno alle radici. Sulle passerelle sfilano novanta modelli bellissimi tra cui David Gandy, testimonial della maison: sono genuini, barba incolta, privi di dettagli fashion ma solo uno sguardo profondo e quasi vissuto. Sembra che siano appena usciti dalla pellicola di Tornatore, e propongono capi che hanno ancora il gusto di campagna, di strade ricche di tufo e sabbia di una Sicilia antica, quella Sicilia che non si accosta al moderno, ma resta cullata nel suo mare. Un dettaglio che non può mancare, come un grande tributo da parte di Dolce e Gabbana all’isola, è la coppola. Rigorosamente nera, un marchio distintivo di appartenenza siciliana, carattere chiave di “masculo siculo”. Il colore che prevale è il nero, che a volte viene alleggerito dall’accostamento a tinte più delicate come il grigio e il beige, oppure abbinato al classico bianco delle camice. Un altro accessorio che si tinge di toni virili e duri sono le scarpe, prevalentemente stivali consunti, sinonimo di lavoro e povertà. “Le radici, la tradizione – hanno detto Dolce e Gabbana – sono i simboli forti di tutta la collezione. Quanto vale un’emozione?” Un’emozione vale l’eternità, ed era ora che sulle passerelle iniziassero a sfilare tratti di vita vera, sulle note di Ennio Morricone.

Il guardaroba maschile punta a conquistare l’anima scatenando i sentimenti. E come un film racconta storie sempre diverse. Personalissime. «Fine dei trend omologati che durano troppo poco, la gente non li vuole più. Ha bisogno di tornare alle radici, ma senza nostalgia per costruire un nuovo tessuto, fatto di emozioni. I dettagli non sono importanti. Conta quel che ti fa sentire bene. Le scelte sono dettate da odori, suggestioni, colori, forme in cui riconoscersi», dicono i Dolce e Gabbana.
Muoiono le regole a senso unico, per colpire l’interesse dei consumatori si deve arrivare dritti al cuore. Il concetto è sintetizzato da spezzoni di «Baarìa». Sulla passerella dedicata al prossimo inverno sfilano novanta belli con l’anima, aria genuina, barba incolta, chiome arruffatelle e zero atteggiamento fashion. Sembra che recitino come nella pellicola di Tornatore. Li ha istruiti Susan Batson, la maestra di recitazione di Nicole Kidmann. Gli «attori» della sfilata - trasmessa in diretta sul sito degli stilisti - hanno un debole per mutandoni del nonno, canotte e golf stramati; giacconi dall’aspetto vissuto, ma anche stretti blazer da festa di paese. Le scarpe sono sempre usatissime e impolverate («le abbiamo lavate e scalcagnate con gli stessi procedimenti dei jeans»). Ogni ragazzo è diverso, irripetibile, ma parla un linguaggio estetico immediato, comprensibile a tutti.
Sensualità soft, sartorialità e sicilianità sono le parole chiave di questa ricerca che riassume i 20 anni di lavoro della griffe. «Per capire di che cosa ha voglia la gente qualche giorno prima metto alcuni capi della collezione su twitter e aspetto i commenti», racconta Stefano Gabbana che in questo modo accorcia le distanze con il pubblico. Come dargli torto? Gli armadi sono pieni, la crisi incalza, se un capo non scatena il desiderio perché mai comprarlo?

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