Dolce & Gabbana: ficton Made in Italy


I due stilisti più irriverenti scendono in campo contro gli attacchi al Fashion System Italiano. Con una sfilata-sceneggiato che sembra un film di Muccino. Un prodotto di stile che va dritto al cuore.

Se Andy Warhol fosse vivo, non avrebbe dubbi: Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono i più pop, i più furbi, i più mainstream tra gli stilisti del mondo. La loro capacità di rendere fruibile, facile, divertente (e quindi popolare) ogni tendenza è davvero esemplare.

Così quest’anno che il Fashion System del Belpaese è minacciato dall’estero, le sfilate milanesi ristrette più di un brodo e il gusto italiano praticamente estinto, loro cosa si inventano? La fiction del Made in Italy, uno sceneggiato in bianco nero che arruola i due designer come protagonisti e le “petites mains” delle loro modelliste come comprimarie. Benvenuti nella fiction Dolce&Gabbana, un mini kolossal proiettato in streaming sul web, con tanto di colonna sonora strappalacrime di Michael Bublé. C’è Stefano che riflette su un bozzetto, corruccia la fronte e poi sorride alla ritrovata ispirazione. E Domenico con lo spillo in bocca, come da copione, che dà gli ultimi ritocchi a un drappeggio di pizzo. È lo spettacolo, baby e the show must go on. Poco importa, infatti, se tutto ha un po’ l’aria da Libro Cuore di De Amicis. I due creativi più irriverenti del sistema hanno capito che bisogna fare quadrato attorno al nostro tesoro, il Made in Italy. Come? Tanto per iniziare con la nuova collezione: un tentativo di riproporre i pezzi forti del proprio stile e di rivisitarli in grande spolvero. Ecco allora l’esercito delle oltre sessanta modelle in giacca nera e maschile con culotte e gambe nude. O i tailleur di maglia e tulle effetto Chanel. O i mix azzardati delle fantasie care alla maison (i pois con la stampa animalier). E poi i velluti colorati da tenda del palcoscenico, il pizzo da vedova siciliana e l’immancabile bustier da sexbomb. Insomma, i classici Dolce&Gabbana appena aggiustati per le esigenze delle nuove it-girl.

Al termine dello show, cori da stadio e anche qualche lacrima tra il pubblico. Che piacciano o no Domenico e Stefano restano comunque i primi a prendere coscienza di un problema (il declino del Made in Italy) e di un fatto (lo stravolgimento del sistema moda per la globalizzazione e per internet) e gli unici a provare pubblicamente a porvi rimedio. Il valore dell’operazione verrà giudicato dal mercato. Ma, al momento, questa collezione e questo video valgono molto più di una sfilata.

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