Dolce & Gabbana Uomo a/i 2011/12: Recensioni

Eccentrica, ribelle, modernista o digitale? «Soprattutto nuova» rispondono all'unisono gli stilisti che ieri hanno presentato le collezioni uomo per il prossimo inverno sulle passerelle di Milano. Parlano tutti di sartoria, il tabernacolo dell'eleganza maschile più classica e tradizionale, la perfezione intesa come necessità. Un sarto degno di questo nome può far sembrare alto e dritto anche il gobbo di Notre Dame, ma il suo ruolo finisce qui. La moda va oltre, si assume il rischio di progettare il futuro conoscendo il passato e vivendo nel presente. «Il nuovo è difficile da raccontare» dicono infatti Dolce & Gabbana prima di far sfilare una serie di modelli mai visti prima anche se tutti riconoscibili come frutto di un gran lavoro sartoriale. La giacca si accorcia sensibilmente ma non somiglia allo striminzito giacchino del Signor Bonaventura per via di un supremo uso delle proporzioni: spalle piccole e ben insellate che incorniciano dei grandi revers. I pantaloni si allungano all'altezza del cavallo in discesa libera anche di trenta centimetri. Questa morbidezza in genere tipica dei calzoni alla turca non ha niente di etnico perché si stringe a imbuto sulla coscia ed esalta le curve dei muscoli. Non mancano i cappotti, con maniche molto strette e senza fodera, tutti lavati in lavatrice perché i tessuti corposi e al tempo stesso leggeri assumano un'aria vissuta non stropicciata. In platea e nel cuore dei due stilisti c'è Bryan Ferry, l'elegantissimo musicista che negli anni Ottanta ha fondato e sciolto i Roxy Music. Dalla sua immagine eccentrica e sempre curatissima Domenico e Stefano prendono un profumo più che una citazione anche se poi sulle t-shirt c'è la stampa delle sue cover più belle. Del resto qualcosa di quel periodo magico dal punto di vista estetico e musicale deve pur rimanere per costruire il nuovo in sartoria.

ABBIAMO VISTO
Un uomo sopra le righe. Come quelle dell'abito sartoriale con rever a contrasto, eleganza eccentrica che introduce un guardaroba tradizionale per tessuti e colori mixati però da un twist del tutto personale 
COME SI PORTA
Spalle ampie e vita segnata disegnano una silhouette che prosegue con pantaloni a imbuto dal cavallo basso, trend confermato anche negli outfit più formali, e corti alla caviglia
MUST
Bomber, parka, caban che sia, il capospalla invernale traduce all'esterno il rivestimento in ecopelliccia con dettagli e finiture in tessuto 
DETAIL
Costruzioni sartoriali elevano lo stile dell'insieme più basic, ma contraddistinto da giochi inusuali. Così la camicia bianca con bottone fermacravatta e polsi a contrasto
SHOES
L'allacciatura si sposta lateralmente e raddoppia, le stringhe si dotano di nappine. Alta o bassa, coi lacci o chiusa da fibbie, la calzatura è comunque in vitello spazzolato 
ACCESSORIES 
Sotto il bomber spiccano le bretelle lucide portate in bella vista e abbinate alla t-shirt pop, con stampe dedicate alla discografia di Bryan Ferry

Via la cravatta (quando c’è è sottile come una tagliatella); la giacca si restringe formato bonsai (bollita a 70 gradi in lavatrice); ai pantaloni in fondo mancano dieci centimetri, ma in compenso ne recuperano trenta nel cavallo basso, alla turca. Eccolo il ragazzo eccentrico targato Dolce e Gabbana con il cappellino trilby calato all’indietro modello Justin Timberlake e le magliette con le cover più famose di Bryan Ferry: da «Slave to Love» a «Don’t Stop to Dance» (brani indimenticabili che rimbombano in sala). Per tradurre l’estetica che cresce spontanea fra i giovani i due stilisti hanno attinto e rifrullato anche alcuni vezzi del cantante inglese, 64 anni portati alla grande, seduto in prima fila.
Al Metropol sfila una sartorialità con molto twist (ma priva di forzature eclatanti) per clienti dai 16 anni in su: «Curiosi, un po’ dandy, alla ricerca di novità. Le persone intelligenti hanno voglia di vedere cose diverse...», spiegano Stefano e Domenico, mentre su YouTube un gruppo di indossatori racconta come ci si sente a indossare questi vestiti. Lampi di rosso, calze jacquard (simili a quelle che si comprano a pacchi nei mercatini), grandi jeans a imbuto portati con camicie fuori, rifinite con i codici a barre, giacche da smoking. Le proporzioni sono anatomiche e ridotte, seguono il corpo anche nei blazer di maglia gessata, in nome di una fisicità che è da sempre il must della griffe. Sublimata nel libro «Uomini» dal click di Mariano Vivanco (presentato ieri nella boutique di corso Venezia) che immortala il lato «B», ma anche quello «A» degli indossatori, nudi davanti e dietro, o in slip. «Gli abbiamo dato una valigia piena di mutande e lui è andato in giro per il mondo a caccia di soggetti da fotografare», raccontano gli stilisti.

L'inossidabile due confessa di essersi guardato intorno, tra le nuove generazioni, per ripensare volumi prima troppo ingessati.Doppie pinces, cavallo ribassato e troncatura alla caviglia sono la regola in fatto di pantaloni, imbrigliati talora da bretelle filiformi, mentre le giacche si ritraggono dal fondo e lasciano scoperti i polsi.Per inciso, l'inclinazione generale è per un doppiopetto aderente, magari a scacchi. Ma si colgono anche lucentezze damascate, ipnotiche accoppiate di rosso e nero, pavé di lustrini: omaggio al dandismo d'annata di un Brian Ferry assiso in prima fila.Immancabile la canotta, si capisce; immagine di repertorio tanto quanto il blazer in velluto su jeans che chiude la sfilata.






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