Vivanco racconta gli Uomini di Dolce & Gabbana

È l'ultimo tabù dell'immagine: l'uomo nudo. Soprattutto in un Paese come il nostro, dedito a veline ed escort. E anche nel mondo della moda, da sempre all'avanguardia in fatto di estetica. Forse per questo la mostra e il relativo catalogo di Rizzoli di modelli senz'abiti "Uomini" (voluti da Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la settimana della moda maschile) mette il dito nella piaga di una tendenza che fatica a levarsi dalla clandestinità o dall'universo omosessuale. Seidimoda ne ha parlato in esclusiva con Mariano Vivanco, autore degli scatti nonché fotografo che ha fatto il sold-out di Dieux du Stade (edizione 2007), il famosissimo calendario che ritrae i corpi senza veli dei giocatori di rugby. Vivanco, nato in Perù e cresciuto in Nuova Zelanda, oggi collabora stabilmente con le più importanti riviste patinate ed è piuttosto noto, nel settore, per l'abilità di unire sex appeal e glamour, in equilibrio tra eros e moda.

Da dove viene la tua passione per il corpo maschile e per le sue forme?
È strano a dirsi, ma arriva dai vecchi film che mia madre guardava quando avevo cinque o sei anni. Sono i capolavori che hanno ritratto Sophia Loren e Brigitte Bardot. Le inquadrature, il gusto per la luce, la passione per i corpi. Il punto di vista di quei registi mi sconcertava e non era una questione di corpi femminili o maschili. Era una vena di erotismo sofisticato che mi ha segnato per sempre.

Oggi, però, il nudo maschile resta un tabù. Cosa ne pensi?
È verissimo. E si può dire la stessa cosa della moda. Non è un caso che si vedano più donne senza veli che uomini anche nelle campagne pubblicitarie degli stilisti. Il motivo, a mio parere, è epocale ed è strettamente legato al periodo di recessione economica. A differenza degli anni Novanta o di certi anni Ottanta, il mercato e di conseguenza l'estetica non si azzardano a tracciare nuovi confini. Restando ben recintati nel "gusto" del consentito e del lecito.

Come si fa a restare in equilibrio con un argomento così spinoso? Non si rischia di sconfinare nei luoghi comuni dell'estetica omosessuale?
Il rischio è alto, ovviamente. Penso, però, che la mia peculiarità sia unire glamour ed eros, rendendo semplicemente giustizia alla bellezza del corpo maschile, proprio come facevano i grandi maestri italiani nel Rinascimento. In uno dei primi servizi di nudo maschile, il redattore con cui lavoravo, al termine degli scatti, mi disse che ero riuscito a trascendere dall'estetica gay, arrivando a un risultato più universale. Forse per questo l'edizione di Dieux du Stade che ho firmato piace a tutti, uomini donne e gay.

A proposito, cosa pensi dei codici estetici e fashion dei gay che puntualmente vengono ripresi dagli uomini eterosessuali?
Penso sia normale e, in un certo senso, naturale. È l'evoluzione del gusto. E poi mi sembra che oggi gli uomini abbiano scoperto il piacere di venire scelti, fino a ieri una prerogativa delle donne. Per questo tutti sono attratti, inconsciamente, dagli scatti di nudo maschile come i miei. Queste foto sono il ritratto dell'ansia maschile contemporanea di apparire desiderabili e in forma esattamente come le donne. In questo, forse, è in atto una vera rivoluzione. Che andrà, ovviamente, a scardinare il tabù del nudo maschile.

"Uomini" sarà aperta al pubblico fino al 22/1 presso la Boutique Dolce&Gabbana di Corso Venezia, 15 a Milano.

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