Emanule Crialese in Dolce & Gabbana al Venice Film Festival

Bisogna stare cauti con le speranze, si devono controllare gli entusiasmi. Prendiamo Emanuele Crialese, primo degli italiani a scendere in concorso: dopo "Respiro" e soprattutto dopo "Nuovomondo", il suo "Terraferma" si annunciava come possibile candidatura a un premio importante. Ora tutto questo sembra largamente improbabile (anche se con le giurie può succedere sempre di tutto). Meno compatto del film con la Golino e molto meno potente di quello sull’America come terra del futuro, "Terraferma" racconta la storia di una famiglia (nonno, madre e figlio ventenne: il papà è scomparso in mare da tempo) su un’isola del Mediterraneo, dove arrivano turisti festanti e clandestini allo stremo. Fedele al suo habitat preferito, Crialese disegna un percorso di sofferenza, disagio e comunicazione precaria, dove la pietà e il soccorso (la famiglia dà rifugio segreto a una donna incinta, che partorirà nel garage) compensano il dominio astratto della legge e la paura dell’altro. È in questa chiave ideologica che Crialese ottiene la risposta più convincente (il dialogo tra le due donne, il momento del parto, la fuga finale), tuttavia in meno di un’ora e mezza il film cerca di spiegare troppe altre cose, a cominciare dalla storia parallela dei tre giovani turisti (che simboleggiano quella terraferma lontana, meta per tanti), scritta e raccontata in modo didascalico e pedante, con dialoghi anche imbarazzanti. Non meno dissonanti le scene del sequestro della barca e la riunione "sindacale" successiva.

Spunta qua e là l’accelerazione narrativa di sequenze forti (l’assalto notturno alla barca) e uno sguardo di partecipazione emotiva che arriva anche attraverso immagini di grande bellezza, come nelle scene che aprono e chiudono il film di un mare visto dal suo abisso e dallo zenit del cielo. Ma se il formalismo in "Nuovomondo" rappresentava un valore aggiunto (si pensi al famoso distacco della folla, alla partenza del piroscafo), qui il rischio è che tale valore diventi più fondamentale per l’apprezzamento complessivo. La recitazione spontanea e calibrata (da Donatella Finocchiaro a Beppe Fiorello, fino al giovane Filippo Pucillo) dà comunque forte credibilità.
Il red carpet di 'Terraferma' completamente Made in Italy by Dolce & Gabbana. 

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