Milano Moda Uomo: La moda entra all'università Statale

L'Università Statale apre le porte alla moda. Per la prima volta nell'ala quattrocentesca che si affaccia su largo Richini, si terrà una sfilata d'avanguardia, quella del marchio "Les hommes", disegnato dai giovani creativi Tom Notte e Bart Vandebosch, originari del Belgio, ma residenti a Milano da anni. La sfilata è in programma la sera del 20 giugno e fa parte della quattro giorni dedicata alla moda maschile (che si conclude il 23). «Amiamo questa città e sfilare alla Statale, uno dei monumenti più belli di Milano, era il nostro sogno», spiegano i due stilisti. Ma quanto hanno pagato per avere questi spazi (il portico quattrocentesco affacciato di Largo Richini e il chiostro come backstage)? Tom Notte e Bart Vandebosch non amano parlare di soldi, ma si dice che la cifra oscilli tra i 15 e i 20 mila euro. La Statale apre le porte alla moda dopo l'esperienza positiva con il Salone del Mobile che all'ultima edizione ha fatto tappa nel cortile centrale. «Ben venga anche la moda - dice Dario Casati, il pro-rettore dell'Università -. Manifestazioni come queste servono a valorizzare i nostri monumenti, ma anche a trovare fondi per la loro manutenzione, sempre più costosa».

La moda uomo decolla il 20 giugno con l'evento in Statale e quella giornata sarà campale. Nel primo giorno sono in calendario 11 sfilate, con due nomi grossi ad animare la scena: i Dolce e Gabbana e, a sorpresa, anche Giorgio Armani, che solitamente sfila per ultimo. Stavolta ha cambiato, così l'avvio delle sfilate milanesi avverrà all'insegna di un match a distanza tra due grandi marchi. Con Armani che gioca d'anticipo, il calendario delle sfilate si concentra in tre giornate e mezzo: sono in tutto 41 sfilate, 7 l'ultimo giorno e tra queste ci sono l'Emporio Armani e D&G (le linee giovani dei rispettivi marchi), Dsquared2, Iceberg, Ermanno Scervino, Z Zegna e John Varvatos. Tra gli addetti ai lavori c'è chi teme una fuga anticipata di giornalisti e compratori stranieri: «Senza la forza trainante di un marchio grosso come quello di Giorgio Armani - spiega un imprenditore della moda - c'è il rischio che, complice anche la crisi economica, la gente parta prima».

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