Dolce & Gabbana prepara una colata di cemento

“D&G ai ferri corti con gli abitanti. Via il parco, si faranno uffici e garage”

Quando mia madre comprò l’appartamento dove attualmente abito mi mostrò dalla finestra un giardino popolato allora di bambini che giocavano. “Vedi” mi disse “questo rallegrante spettacolo rimarrà per sempre perchè il giardino appartiene alle suore”.
Qualche anno fa le suore hanno chiuso la scuola, venduto l’immobile e il giardino, strappato dal terreno le piante che hanno trapiantato nel loro orto dove sono tutte morte. Ora l’area, dopo qualche passaggio di mani, appartiene a Dolce & Gabbana che hanno dichiarato di volerne sfruttare la volumetria per costruire uffici e garage. Insensibili, loro come il comune, alla richiesta degli abitanti del quartiere (più di mille firme) di farne un piccolo giardino destinato alle madri con i bambini.
All’epoca il parroco e le organizzazioni confessionali della zona polemizzarono con il comitato dei residenti che raccoglieva le firme dichiarando che si voleva cacciar via le monache dal centro della città. Raccolsero anche loro molte firme attraverso Cl in altre zone di Milano e trovarono appoggi presso vari consiglieri comunali di destra come di sinistra (v. la sig.ra Moratti “de sinistra”).
Superati agevolmente da parte dei nuovi padroni Dolce & Gabbana gli scogli della Sovrintendenza e dello Sportello Unico per l’Urbanistica si tratta ora di superare lo scoglio della destinazione d’uso. Infatti tutti i beni ecclesiastici sono destinati attualmente in piano regolatore a Servizi Privati (SP), “attrezzature di proprietà o gestione privata, ma di uso o interesse pubblico, con vincolo all’espropriazione o all’assoggettamento a servitù di uso pubblico. Sono ammessi asili nido, scuole, attrezzature religiose, culturali, sociali, assistenziali, sanitarie e ricreative, parcheggi, attrezzature sportive e biblioteche”.
Tutte queste destinazioni non appaiono compatibili con gli interessi dei proprietari ma il piano regolatore è in rifacimento presso il consiglio comunale e tali vincoli, se non lo sono già stati, saranno presto aboliti.
C’è un’ulteriore ultima resistenza alla dolcegabbanizzazione del quartiere (già acquisiti e trasformati “a lusso” un cinema e una pizzeria) ed è quella rappresentata dalla mensa per i poveri dei frati Capuccini in c.so Concordia: davanti all’ingresso di questa mensa si raccoglie ogni giorno una folla di miseri di ogni provenienza etnica che aspettano di ottenere dai frati un pasto quotidiano, oggi di due portate ma senza vino. Questo viene consumato largamente prima e dopo l’entrata nella mensa. Proprio a fianco di questi diseredati, Dolce & Gabbana hanno comprato un immobile che vogliono destinare ad albergo a cinque stelle che però non sarà mai possibile integrare con la folla barbonesca che presidia il marciapiede. Vedremo nel futuro se la difesa della tradizione del quartiere sarà rappresentata da questa brigata internazionale della miseria oppure prevarranno gli interessi del mercato del lusso.

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