Ne’ simboli, ne’ icone: L’architettura di David Chipperfield
E’ stato accusato di un minimalismo estremo. Di un’architettura silenziosa; troppo essenziale; priva di ogni elemento decorativo e di orpelli che altererebbero la forma di qualsiasi struttura. In parte potrebbero essere vero, ma il giudizio decade ed è destituito di ogni logica, se si conosce la matrice progettuale dell’autore. David Chipperfiled, fedele al suo stile, ha fatto dell’architettura silente il suo studio costante. “Nato a Londra nel 1953 e formatosi alla Architectural Association – come si legge in una nota di presentazione di una recente monografia scritta da Giovanni Leone e pubblicata da Motta Editore - dopo esperienze di apprendistato con Douglas Stephen, Richard Rogers e Norman Foster, Chipperfield fonda il proprio studio nel 1984. A seguito di una stagione, la seconda metà degli anni Ottanta, in cui l’attività è orientata soprattutto verso l’Inghilterra e il Giappone - con un ampio interesse per il mondo della moda che, sul finire degli anni Novanta, porterà ad una intensa collaborazione con la casa Dolce & Gabbana - oggi la David Chipperfileld Architects è una compagnia di taglio internazionale, con sedi a Londra, Berlino, Milano e Shanghai, i cui progetti, per la maggior parte frutto di concorsi vinti, sono costruiti e in costruzione in tutto il mondo. Per l’Italia, l’architetto inglese sta realizzando, tra le opere maggiori, l’ampliamento del Cimitero di San Michele a Venezia e la Città della Giustizia a Salerno”. In Cina continua il suo percorso artistico. Qui sperimenta un’architettura diafana, per certi versi trasparente, aperta, adottando, ancora di più, i segni di una pulizia totale - agendo per sottrazione delle parti - di forme e volumi e priva di icone. A riguardo commenta: “Credo che se si vuole progettare un teatro d’opera, è necessario probabilmente ricorrere a un’architettura iconica. Se si progetta una stazione ferroviaria, forse si ha bisogno di un’architettura iconica. Se si realizza uno stadio di calcio, questo deve essere ancora più iconico. Ma, come ben sapete, una città ha bisogno di quattro o cinque icone. Se tutto diventa iconico, allora nulla lo è più. E se tutti urlano, nessuno può parlare e nessuno può ascoltare”. Accanto al rinato Museo, Chippefield completa il distretto residenziale di Bailujun, sempre all’interno del Villaggio culturale di Liangzhu, creando unità nell’insieme cmpositivo. Il risultato ottenuto è quello di un quartiere residenziale di una nuova città, situata a due ore di auto dalla modernissima Shanghai. Il quartiere si trova in un’area pianeggiante, tra una serie di colline a ovest e un fiume a est. Il design urbano, come scritto su OFARCH, rivista internazionale di Architettura, è stato realizzato inspirandosi alle strutture residenziali dominanti in Cina - una fila di case orientate in direzione nord-sud – e alla tradizione architettonica rurale fondata su basi di pietra. Ogni blocco è composto da condomini dai tre ai cinque piani che formano un complesso coerente su base comune, dando vita a quartieri ben strutturati e chiaramente identificabili. Ogni blocco ospita circa sessanta appartamenti. La base in pietra, che include il parcheggio comune e forma un secondo livello di verde privato, si integra perfettamente nel paesaggio. Gli edifici, con altezza variabile, così come la loro posizione rispetto alla base, si innalzano da questa, creando un cortile centrale, capace di garantire agli appartamenti una vista piacevole sul giardino ricco di vegetazione, che rafforza il loro rapporto con la natura. Ampie scale esterne ricavate dalla base portano all’ingresso principale e danno un certo grado di permeabilità all’intero blocco. Tutti gli interni degli appartamenti sono dotati di porte a tutt’altezza e finestre alla francese.
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