Vent'anni Uomo con Dolce & Gabbana

Era il lontano 1990 quando Dolce & Gabbana fecero il loro ingresso nell’universo moda con la loro prima sfilata uomo. Creatività, stravaganza, sartorialità e soprattutto tanta voglia di riuscire a creare un prodotto per un uomo che affiancasse ‘la loro donna’ oramai accolta a pieni voti dal fashion system. Attaccatti alla loro terra, la Sicilia, e alle tradizioni di un popolo isolano, Domenico e Stefano muovevano i loro passi disegnando un uomo che già dai primi tratti sembrava un vero picciotto degno di essere indossato da chi voleva uscire dagli schemi del pret-a-porter degli anni ’90. Inizia cosi’ il ‘Vent’anni Uomo di Dolce & Gabbana’ e il mio ventennio di DG_VICTIMS.
Prime immagini su un numero di Uomo Vogue, primi sguardi a una collezione, nuova, strana, diversa da quello che solitamente vedevi in circolazione….il primi acquisto cosi’ per caso. La voglia di indossare questa nuova etichetta sconosciuta, che però profumava già di successo, mi aveva incuriosito al punto tale che mi feci portare in un negozio multibrands alla ricerca di un loro capo…..per provarlo…..per capire se quello che avevo visto nei giornali era veramente reale. Scettico come al mio solito, indossai quel montgomery dalle forme esagerate. Davanti allo specchio vidi che avevo qualcosa di nuovo che mi avvolgeva, qualcosa che non sarebbe passato inosservato, e non si trattava di un semplice pezzo di stoffa, tagliato e cucito da mani capaci, era un qualcosa di più…..era il frutto di una passione di due ragazzi che avevano voglia di emergere, era amore a prima vista…..un amore che oramai continua a vivere da vent’anni e si rinnova ad ogni collezione, senza mai tradire le aspettative.
Non ebbi alcun dubbio, nessuna esitazione, fu il mio primo acquisto Dolce & Gabbana. Al debutto della collezione non era facile trovare dei punti vendita dove poterla acquistare, il marchio era ancora sconosciuto, pertanto mi armai di spirito di ricerca e iniziai la mia corsa.
Chi l’ha dura la vince e infatti non tardai a trovare qualche altro punto vendita dove poter provare e fare mio qualche altro capo.
L’impatto con la critica non fu dei più facili da digerire, in effetti non passavo inosservato, proprio perché le forme, il fitting era fuori dagli schemi del periodo. Erano gli anni d’oro di Versace, Versus, Moschino, Armani, Valentino, pertanto questi ‘Dolce & Gabbana’ erano un po’ come l’ultima ruota del carro del fashion system, un’ancora di salvezza se non trovavi altro di griffato da acquistare!
Ricordo una festa di compleanno, dove indossavo un completo giacca-gilet rosso cardinale, in cui venni portato al centro dell’attenzione dal festeggiato con la frase ‘ammirate S. che ha osato comprare un Dolce & Gabbana!’.
Crederci sempre, arrendersi mai…..continuavo a perseverare di aver trovato, finalmente, quello che avevo sempre cercato, critiche positive o negative, oramai avevo capito che non li avrei mai più traditi, quindi mi accinsi all’acquisto della loro collezione successiva.
Inutile dire che in una piccola provincia, dove regna la standardizzazione pure su come ti vesti, una pecora nera si notava, eccome. Non era voglia di uscire dagli schemi, di essere diverso dalla massa, ci credevo in quello che compravo pertanto perché non farlo. Ricordo il piacere immenso di alcuni venditori nel vedermi entrare, proprio perché volevo acquistare quello che nessuno osava. Collezione dopo collezione, il passaparola, le pubblicità sui giornali, la diffusione del prodotto, Madonna (nel film A Letto con Madonna la scena dove Mrs. Ciccone riceve in regalo una camicia bianca da Warren Beatty), elementi che portano piano piano molti uomini ad avvicinarsi al brand pur rimanendo sempre un prodotto di nicchia. La collezione si espande comprendendo gli accessori, l’intimo, il beachwear, la mia felicità accresce, potendo comprare molti più articoli. Il brand prende quota pure nell’universo maschile, esce il primo profumo da uomo e si aggiudica subito il premio, la diffusione delle vendite si espande rendendo più agevole trovare il prodotto sul mercato senza dover ricorrere ai monomarca. Oramai non sono più una mosca bianca, per strada cerco di individuare qualche pezzo addosso agli altri, il piacere di veder passare qualcuno che indossa un Dolce & Gabbana mi gratifica. Ok non è mio il brand però so che ho fatto la mia piccola parte per la sua diffusione, credendoci fin dall’inizio e portandolo in tutte le occasioni possibili.
Dalla provincia alla grande città il salto non è stato facile, i multibrands dove acquistavo mi stavano ‘stretti’ perché offrivano poca scelta percui l’unica via d’uscita, per avere di più, era il monomarca di Milano.
Paura davanti a quelle vetrine, timore nel vedere quei commessi perfetti che ti osservavano da dentro i negozi, le mani sudate, la voce tremula, coraggio mi dissi e varcai la soglia entrando nel loro universo alla ricerca di non so che cosa. Il piacere di ritrovarmi dentro ad uno spazio, dove ogni cosa che ti circondava portava quell’etichetta, fu immenso. Non riuscii a comprare nulla per la troppa estasi ed emozione……tornai il giorno dopo con una calma apparente e con le idee più chiare.
Mi resi conto che non c’erano barriere a dividere il mio mondo dal loro, il semplice acquisto si trasformò in un appuntamento fisso, i commessi divennero persone, con i quali scambiare due parole, le mani non sudavano più, quel negozio divenne la mia seconda casa, dove passavo ogni volta che avevo un minuto libero.
Milano è il quartier generale di Dolce & Gabbana: i negozi, lo show-room, press-office, le case, l’azienda tutto si concentra in quella città. Non tutto però è accessibile ad un loro cliente, alcuni spazi sono solo per addetti ai lavori, pertanto pur con una curiosità esagerata sapevo che non avrei avuto alcuna possibilità di poter vedere oltre a quello che mi era di libero accesso: i negozi.
La speranza non muore mai…..in effetti mi si presenta l’occasione di poter entrare nello show-room di Via di Santa Cecilia (allora quartier generale della maison) grazie ad un’amica che si accingeva a fare gli acquisti per il suo negozio. Varcate quelle tende rosse, davanti all’insegna della porta, mi sentii una stretta allo stomaco, paura mista ad emozione, avrei visto un luogo sacro, avrei incontrato persone che lavorano per DG, avrei visto in anteprima la collezione uomo. Il ricordo di quella giornata rimane impresso nella mia mente come un marchio a fuoco, avevo coronato un sogno….grazie Ivi per avermi regalato una grande emozione.
La prima sfilata, a cui assistetti, capitò cosi’ senza chiedere. Una telefonata, 15 minuti prima dello show, e mi ritrovai catapultato in quello che ancora oggi, rappresenta un momento di rara bellezza, la presentazione della collezione. Le prime note della Cavalleria Rusticana, i brividi, la commozione, la prima uscita seguita attimo per attimo, e poi lo spettacolo di veder passare uno dopo l’altro i capi della prossima stagione. Inutile dire che uscii da quella situazione sotto choc, altro che bump ‘n’ jump, l’adrenalina che avevo era alle stelle e ancora oggi a distanza di anni la sensazione, le emozioni, i brividi, permangono ogni volta che intonano le note iniziali di avvio dello show. Follia direte…no semplicemente piacere di assistere ad uno spettacolo che ti emoziona il cuore.
Black or White Labels…..rimane un episodio di questi 20 anni, un momento in cui furono create due etichette, rispettivamente White Label per la collezione e Black Label per la sfilata. Due separati negozi in via della Spiga ospitavano le due etichette con spazi espositivi completamente diversi: grande spazio espositivo per la White (Spiga 28), dedicato a tutti gli amanti della griffe che pur vestendo Dolce & Gabbana, preferivano un look più sobrio e continuativo, non dettato dalle correnti stilistiche del momento; un concept più piccolo, raccolto ma di grande effetto per la Black (Spiga 26), dedicato a coloro che amano lo stile Dolce & Gabbana presentato in passerella. La Black Label era l’etichetta che contraddistingueva tutti i capi di sfilata e come tali destinati ad un pubblico più ristretto che amava stare sempre sulla cresta dell’onda in balia delle mode. Non avevo dubbi su che label comprare, Spiga 26 era il mio punto di ritrovo dove trascorrere dei piacevoli momenti facendo acquisti; approfittavo di ogni momento libero per farci un salto a vedere le vetrine, salutare gli amici e magari comprare qualcosa.
Il successo delle collezioni uomo fu tale, che a poco a poco si ventilava l’ipotesi di un nuovo spazio, che avrebbe racchiuso l’intero ‘men universe’. Chiusa la parentesi delle White e Black Labels, venne unificato tutto sotto un’unica etichetta nera……chiusi i negozi di via della Spiga (trasformati in un unico spazio per l'universo donna) l’uomo Dolce & Gabbana sbarcò in Corso Venezia 15, un grande palazzo di 3 piani dove ad ogni piano potevi sostare per ore ammirando capi e accessori della stagione in corso. In più per rendere più piacevole l’acquisto, all’interno un piccolo cortile dove vennero aperti 3 spazi dedicati a coloro che volevano passare una giornata di completo relax: un grooming center, un barbiere siciliano, il Martini Bar.
Entrai per primo all’inaugurazione. Esterrefatto, ho percorso più volte in lungo e in largo quei 3 piani e ogni volta che tornavo sullo stesso piano notavo qualcosa che prima non avevo visto. Il castello incantato dell’uomo Dolce & Gabbana lo chiamai.
Quando meno te lo aspetti…..sorpresa! Dopo anni di acquisti e fedeltà al marchio, venni chiamato dal 'Director' del monomarca di Milano per una comunicazione molto importante: ‘Da questo momento lei entra a far parte del VIP’. Incredibile ma vero, ero un cliente VIP con annessi e connessi derivanti da questo privilegio. Finalmente non avrei più dovuto elemosinare inviti alle sfilate, feste, presentazioni, ecc. e soprattutto come piccolo riconoscimento, l’accesso allo sconto VIP e ai pre-sales di fine stagione. La cosa mi prese talmente bene che senza accorgermi incrementai gli acquisti al punto tale che alcune collezioni le ho acquistate per intero….sfilate intere racchiuse negli armadi!
Stagione dopo stagione, collezione dopo collezione……l’evoluzione di Dolce & Gabbana. Reinterpretare il tema Sicilia in 20 anni di attività non è stato sempre di facile comprensione; qualche defaillance c’è stata, alcune collezioni non riuscite o forse troppo ermetiche per chi amava il gusto DG, nonostante tutto non ho mai esitato dal cambiare brand. Tutti possiamo sbagliare, perché non dare una seconda possibilità. L’universo del fashion system a volte è crudele, ma la bravura di un designer deve essere sempre riconosciuta anche quando sbaglia collezione…..infondo non è sempre cosi’ facile prevedere 6 mesi prima quello che i propri clienti desiderano per la stagione successiva. Una grande caratteristica del brand è di aver sempre saputo osare senza mai ostentare, passare da forme oversize a fitting ultra-slim, impiegare materiali naturali per poi arrivare a tessuti tecnici, colorare un uomo non solo di black senza ridicolizzarlo è sinonimo di avanguardia, di impegno, di studio, è quello che noi uomini chiediamo quando facciamo un acquisto mirato. Io come la maggior parte degli acquirenti, oramai non ci accontentiamo di veder riproposti temi scontati, colori evergreen, vogliamo di più, vogliamo quel quid che fa la differenza. Un dettaglio sartoriale mixato con un pezzo easy senza scadere mai nel deja-vu.
Il denim, le sneakers, il gym…….praticamente un must della maison.
Debuttarono in passerella facendo sgranare gli occhi di tutti……proporre un denim detroyed per una prima linea sembrava assurdo, se poi lo abbini a una giacca sartoriale con accessori in cocco, ci si chiede che cosa hanno pensato disegnando un tale fitting. Eppure collezione dopo collezione hanno convinto chiunque, e soprattutto hanno ampliato il bacino di clientela che ha eletto questi 3 articoli dei veri e propri must-have.
La canotta…….dimenticata da tutti.
La prima volta che mio padre mi vide uscire con una canotta a costine DG, mi prese in giro…….le usava mio nonno disse. Ebbene si, reintrodurre un pezzo cosi’ scontato all’interno di una collezione è stata una rivoluzione per tutti coloro che non ci credevano. Un tubolare di cotone che diventa un pezzo di sfilata….e soprattutto un vero e proprio fenomeno del made in Italy. Un piatto di spaghetti stampato in bella mostra, su una canotta bianca, fu il mio primo acquisto. Se poi la indossi sopra una camicia allora ti rendi conto che non è più ‘la canotta che portava il nonno’, ma un vero elemento che completa un nuovo look, una reinterpretazione moderna di un capo dimenticato nel cassetto per troppo tempo. Non c’e’ collezione dove non sia presente, segno che oramai è divenuto un basic-piece del brand.
Vent’anni uomo…..senza mai tradire.
Ho sempre avuto grandi aspettative da ogni collezione, e devo dire che si contano sulle dita di una mano le delusioni. Pensare a un cambiamento radicale non avrebbe senso, l’attesa della nuova collezione è sempre un’emozione forte che mi assale; in vent’anni ho potuto vedere con i miei occhi e toccare con le mie mani l’evoluzione del brand e posso affermare che non sono molti ad essere riusciti a portare e soprattutto a mantenere alto il made in Italy, per la moda uomo, nel mondo (a parte gli storici Armani, Valentino).
Il 16 gennaio debutterà la nuova collezione, la collezione che celebrerà i loro 20 anni, come affezionato cliente non mi resta che fare loro un mega augurio e ringraziare l’intero staff per quello che hanno e sapranno regalarci negli anni a venire.

2 commenti:

MirkoS ha detto...

Bello, veramente un bel post in cui si respira l'amore per una passione che è durata e durerà oltre 20 anni

Pisolo ha detto...

Bellissimo.

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