Il fumetto dei 20anni.uomo Dolce & Gabbana
Beau Galore - Dolce & Gabbana Menswear 20th Anniversary (Spring 2011)
I’ve been meaning to make a comic strip for Dolce & Gabbana’s 20th menswear anniversary but didn’t have that many pictures (as in backstage). So, over the past few weeks, gathered quite a number of pictures from various sources (mainly from Swide.com) of both Dolce&Gabbana and D&G Spring 2011 shows and mix them up.
20 years in fashion, let me just say no one take cares of men more than Domenico Dolce and Stefano Gabbana do. Despite having been (intentionally or pretentiously) immersing myself in mathematics for decades, I would say this is by far the most beautiful equation I have ever thought about; Dolce and Gabbana take great care of men = men love them! Noble prize for me ASAP!
Hope you enjoy reading the comic strip as much as I do. It's pretty random, so specific storyline. Just my interpretation of Dolce & Gabbana's backstage frenzy that we all have been dying to be part of. OK, less words, more pictures....
(fonte: www.haikalciumlowfat.blogspot.com)
Il dietro le quinte di Material Girl con Madonna Lourdes e Taylor Momsen
Sta per debuttare in esclusiva da Macy’s, la collezione disegnata da Madonna in collaborazione con la figlia Lourdes. Martedì ci sarà un party con una performance live di Taylor Momsen, volto della campagna pubblicitaria del neo brand per il lancio di Material Girl. Dietro l’obbiettivo della macchina fotografica si è cimentata anche Miss Ciccone, che ha immortalato la Momsen. Madonna indossava un paio di occhiali Dolce & Gabbana, della collezione MDG.
Paloma Faith e Scarlett Johansson in Dolce & Gabbana
Due donne, due stili, una Maison: Dolce & Gabbana. Eccentrica e colorata, Paloma Faith sceglie un abito nero con imprimé floreale giallo abbinato a scarpe gialle e ad un cappello nero in occasione del Cartier International Polo Day al Guards Polo Club. Più sobria, Scarlett Johansson sceglie un look total black per i Comic-Con 2010.
DG_VICTIMS segnala Atelier Selene Giorgi - Milano
L'estro dell’invenzione autentica di capi la cui forma è tuttora inedita, svincola le collezioni di Selene Giorgi dalla consueta logica stagionale. La ricerca di materiali nobili e la lavorazione dei filati e delle materie prime e grezze, si fonde alla poetica di forme classiche e innesca una complicità con il corpo femminile cui è destinato ogni singolo lavoro. Il linguaggio formale è volutamente semplificato e al tempo stesso segue un’imperiosa logica costruttiva. L'avanguardia progettuale dei tagli la avvicina ai maestri giapponesi, mentre il marchio di fabbrica inneggia al contenuto espresso da una speciale manualità. L’Atelier Selene Giorgi racconta la storia unica di pezzi univoci dove i volumi e la forza delle idee incontrano lo studio dell’anima di chi desidera cercare l’imprevisto nella moda.
Selene Giorgi è un’artista che ha scelto gli abiti come supporto alla sua arte. Utilizza filati e tessuti, li scolpisce e li trasforma in abiti che realizza in libertà. Ogni capo è diverso dall’altro. E’ puro istinto. Gli aspetti tattili e visivi dei materiali, insieme alla reazione spaziale, fisica, emotiva che i tessuti provocano in lei, determinano quale direzione prenderà la creazione di un abito. Moto continuo e volumi sono la prima suggestione di un processo manuale istintivo. L’attenzione va oltre al puro dato estetico e ricerca un significato più ampio legato all’insieme delle percezioni sensoriali. Formatasi all’Accademia di Belle Arti di Brera, matura studiando il tessuto, i tagli inconsueti, senza ispirarsi a nessuno in particolare, benché molti intravedano l’influenza di maestri giapponesi. Nel suo mondo, arte e moda si relazionano continuamente. Esclude a priori l’omologazione a favore dell’interpretazione individuale e sottolinea la necessità contemporanea di abiti su misura. La ricerca dei materiali puri, della materia prima di primissima qualità si fonde allo studio sulla potenziale funzione del feltro, lavorato in maniera dinamica, estensione spaziale del corpo. I gesti della contemporaneità sono mutati e l’abito deve corrispondere a nuove esigenze. Per Selene Giorgi destrutturare e reinventare è l’unica regola possibile: l’abito accade. La soluzione riconduce alla semiologia del gesto, all’antropologia del vestire. La forma innovativa di gonne e pantaloni, ignote a priori, si compie attraverso tentativi e sperimentazioni sapienti che intrecciano passioni per altri argomenti, dal cinema, alla musica, poesie e letteratura. Materiali tradizionalmente bidimensionali come il feltro sono trasformati in tridimensionali sculture prêt-à-porter. Le cuciture sartoriali completano la materia prima per dare finiture d’eccellenza. Nell’instabilità di questi tempi, l’unicità è una scelta di campo rigorosa e coraggiosa.
L’omologazione cede il passo all’interpretazione individuale e risponde alla necessità contemporanea di abiti su misura. Da outsider integrale, Selene Giorgi rifiuta l’etichetta di stilista e decide di fondare il proprio atelier di progettazione sartoriale, senza le stagioni canoniche autunno-inverno o primavera-estate. La sua collezione è un progress in divenire e il destino di ogni capo è trovare il corpo per il quale si è voluto rappresentare una confortante sicurezza. L’apertura a nuovi campi dell’immaginario fornisce la risposta estetica di un guscio salvifico, di un abito vissuto come un destino, che sia anche utile, funzionale e bello. Le sue creazioni sono microarchitetture, laddove la poesia diviene materia concreta da indossare. Sculture mutevoli e suggestioni artistiche si completano con l’avventura della quotidianità.
Selene Giorgi subisce il fascino del tessuto scultoreo, plasmato come fosse creta. Le materie prime sono cachemire, lana e seta pura. Per lavorarle utilizza un'antica tecnica manuale rivisitata. L’interesse per la creatività applicata alla moda si realizza anche nella ricerca di materiali naturali, innovativi, a volte legati a secolari tradizioni. La consapevolezza dell’unità tra integrità della creazione artistica e della natura, si sposa con la profonda relazione tra un modo nuovo di vestire e un modo nuovo di abitare e rispecchia un grande rispetto della persona e dell’ambiente. I suoi capi non nascono da un disegno né da una logica costruttiva classica ma dalla casualità della forma che tecnica e manualità riescono a creare. Questo conferisce al capo una tridimensionalità plastica e allo stesso tempo lo rende unico e irripetibile.
Quando Selene decise di realizzare gli interni degli spazi che avrebbero ospitato le sue creazioni, sentì il bisogno di affidarsi alle mani di un artista con la medesima passione per il lavoro creativo. Per progettarli e realizzarli in progress con lo stesso procedimento dei suoi abiti, ha scelto Giuseppe Amato, le cui committenze sono da sempre solo per clienti che gli permettano assoluta libertà nel processo creativo. Giuseppe Amato è un talento emergente nel mondo dell’architettura. Lavora solo materiali già esistenti in natura, anzitutto il legno e realizza soltanto progetti unici e non riproducibili. La sua formazione l’ha portato a collaborare con lo studio di Sori Yanagi, Nel 2001 per l’anno Italia - Giappone, ha rappresentato gli artigiani italiani a Tokyo. Ha esposto con Ron Arad, Philip Starck, Ross Lovegrove a Milano, Tokyo, New York. Nel 2003, con l’architetto Yurikiro Ishiyama, ha aperto lo Studio Amato-Ishiyama, specializzato in architettura di interni. Nel 2004 apre lo Studio Richini. Qui nasce la serie di architetture di legno “Unexpected homes”. Il primo progetto Nautoscopio, presentato in scala 1:5 al Salone del Mobile 2008, è realizzato in scala 1:1 ed è presentato nel Demanio dell’Autorità Portuale di Palermo come una installazione di arte pubblica nel territorio.
Gli spazi dell’Atelier sono in Vicolo Lavandai: angolo suggestivo e romantico di Milano, è uno dei luoghi più visitati dai turisti stranieri che ritrovano qui la vera “vecchia” Milano. La casa che ospita gli spazi risale al 1600, e si trova sulle rive del Naviglio Grande – una delle grandi opere di ingegneria di Leonardo da Vinci – nel punto di cui il torrente detto Cavo Rizzolino sfocia in Darsena. La stradicciola è da sempre nota come Vicolo Lavandai, perché era il luogo in cui i ricchi milanesi facevano lavare i loro abiti, prima dai loro valets de chambre e quindi da vere e proprie imprese di lavanderia. Carri trainati da cavalli arrivavano carichi di panni da lavare e poi li riportavano, ancora umidi e pronti per la stiratura, nelle case padronali. Chi doveva lavare si portava un cuscino su cui si inginocchiava e un’asse di legno – detta, in milanese «brellìn» – che poggiava davanti alla vasca piena e su cui strofinava i panni. Dopo la lavatura, il bucato veniva steso su corde tese, le cui estremità erano annodate a certi anelli ancora visibili nel cortile retrostante l’Atelier di Selene Giorgi.
L’omologazione cede il passo all’interpretazione individuale e risponde alla necessità contemporanea di abiti su misura. Da outsider integrale, Selene Giorgi rifiuta l’etichetta di stilista e decide di fondare il proprio atelier di progettazione sartoriale, senza le stagioni canoniche autunno-inverno o primavera-estate. La sua collezione è un progress in divenire e il destino di ogni capo è trovare il corpo per il quale si è voluto rappresentare una confortante sicurezza. L’apertura a nuovi campi dell’immaginario fornisce la risposta estetica di un guscio salvifico, di un abito vissuto come un destino, che sia anche utile, funzionale e bello. Le sue creazioni sono microarchitetture, laddove la poesia diviene materia concreta da indossare. Sculture mutevoli e suggestioni artistiche si completano con l’avventura della quotidianità.
Selene Giorgi subisce il fascino del tessuto scultoreo, plasmato come fosse creta. Le materie prime sono cachemire, lana e seta pura. Per lavorarle utilizza un'antica tecnica manuale rivisitata. L’interesse per la creatività applicata alla moda si realizza anche nella ricerca di materiali naturali, innovativi, a volte legati a secolari tradizioni. La consapevolezza dell’unità tra integrità della creazione artistica e della natura, si sposa con la profonda relazione tra un modo nuovo di vestire e un modo nuovo di abitare e rispecchia un grande rispetto della persona e dell’ambiente. I suoi capi non nascono da un disegno né da una logica costruttiva classica ma dalla casualità della forma che tecnica e manualità riescono a creare. Questo conferisce al capo una tridimensionalità plastica e allo stesso tempo lo rende unico e irripetibile.
Quando Selene decise di realizzare gli interni degli spazi che avrebbero ospitato le sue creazioni, sentì il bisogno di affidarsi alle mani di un artista con la medesima passione per il lavoro creativo. Per progettarli e realizzarli in progress con lo stesso procedimento dei suoi abiti, ha scelto Giuseppe Amato, le cui committenze sono da sempre solo per clienti che gli permettano assoluta libertà nel processo creativo. Giuseppe Amato è un talento emergente nel mondo dell’architettura. Lavora solo materiali già esistenti in natura, anzitutto il legno e realizza soltanto progetti unici e non riproducibili. La sua formazione l’ha portato a collaborare con lo studio di Sori Yanagi, Nel 2001 per l’anno Italia - Giappone, ha rappresentato gli artigiani italiani a Tokyo. Ha esposto con Ron Arad, Philip Starck, Ross Lovegrove a Milano, Tokyo, New York. Nel 2003, con l’architetto Yurikiro Ishiyama, ha aperto lo Studio Amato-Ishiyama, specializzato in architettura di interni. Nel 2004 apre lo Studio Richini. Qui nasce la serie di architetture di legno “Unexpected homes”. Il primo progetto Nautoscopio, presentato in scala 1:5 al Salone del Mobile 2008, è realizzato in scala 1:1 ed è presentato nel Demanio dell’Autorità Portuale di Palermo come una installazione di arte pubblica nel territorio.
Gli spazi dell’Atelier sono in Vicolo Lavandai: angolo suggestivo e romantico di Milano, è uno dei luoghi più visitati dai turisti stranieri che ritrovano qui la vera “vecchia” Milano. La casa che ospita gli spazi risale al 1600, e si trova sulle rive del Naviglio Grande – una delle grandi opere di ingegneria di Leonardo da Vinci – nel punto di cui il torrente detto Cavo Rizzolino sfocia in Darsena. La stradicciola è da sempre nota come Vicolo Lavandai, perché era il luogo in cui i ricchi milanesi facevano lavare i loro abiti, prima dai loro valets de chambre e quindi da vere e proprie imprese di lavanderia. Carri trainati da cavalli arrivavano carichi di panni da lavare e poi li riportavano, ancora umidi e pronti per la stiratura, nelle case padronali. Chi doveva lavare si portava un cuscino su cui si inginocchiava e un’asse di legno – detta, in milanese «brellìn» – che poggiava davanti alla vasca piena e su cui strofinava i panni. Dopo la lavatura, il bucato veniva steso su corde tese, le cui estremità erano annodate a certi anelli ancora visibili nel cortile retrostante l’Atelier di Selene Giorgi.
CONTATTI
Atelier Selene Giorgi
Vicolo Lavandai 6
20144 Milano
Italia
0039 02 45474051
0039 333 3405516
atelier@selenegiorgi.it
www.atelierselenegiorgi.it
Custodie porta iPad by Dolce & Gabbana
Come previsto, anche Dolce & Gabbana hanno approfittato del business dell’iPad producendo una custodia in ben 4 stili diversi…..cosa non si fa per accontentare la propria clientela!
-una versione ‘Weekender’ per portare con te non solo l’iPad ma anche tutto quello che ti serve per concludere un affare; trattasi di una vera e propria valigetta per il Business Man che viaggia spesso per lavoro….
-una versione ‘BriefCase’ per racchiudere l’iPad e qualche altro appunto; trattasi di una custodia pratica e sottile, per chi si sposta in città senza doversi portare appresso troppi oggetti e documenti....only necessary!
-una versione ‘Leo’, per abbinare la custodia dell’iPad ad un total look Leopard nei colori fashion della collezione; trattasi di una vera e propria manna per le Happy-Leo-Fashion- Victims….
-una versione ‘Simplicity’ per portarsi semplicemente appresso l’iPad; trattasi di una ‘pochette’ per gli amanti del minimalismo, per coloro cioè che amano il lusso senza fronzoli.
Dolce & Gabbana Uomo: Collezione a/i 2010/11
Tutte le foto della collezione a/i 2010/11 Dolce & Gabbana che richiama il tema della Sicilia di Tornatore vista nel film Baarìa.
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