Più Dolce che Gabbana
Cresce il peso della famiglia di Domenico: i fratelli Alfonso e Dorotea al 20%.Sempre più Dolce la Dolce & Gabbana, il gruppo della moda creato nel 1985 da Domenico Dolce e Stefano Gabbana e arrivato a sfiorare 1,3 miliardi di euro di ricavi (esercizio al 31 marzo 2008, ultimo reso noto). La quota controllata dalla D&G srl, la società che vede azionisti in forma paritaria i due stilisti, ha ridotto all' 80% la propria partecipazione nella Dolce & Gabbana Holding, la società dalla quale dipendono tutte le realtà del gruppo. Il restante 20% fa oggi capo ai Dolce. E, cioè, ad Alfonso, 44 anni, a Dorotea, 53 anni, e allo stesso Domenico, 50 anni. In particolare, Alfonso e Dorotea detengono direttamente e indirettamente il 18,23%. La crescita della famiglia è stata progressiva. Cinque anni fa, nel momento in cui gli azionisti decisero di trasferire la capogruppo in Lussemburgo (poi riportata in Italia a fine 2007), D&G aveva il 90% e i fratelli Dolce il restante 10%. L' aumento di peso del ramo-Dolce rispecchia certamente l' impegno che da sempre la famiglia di Domenico ha espresso nel gruppo, a partire dalle competenze produttive messe a disposizione dal padre nel momento della fondazione della casa di moda. Potrà crescere ulteriormente in futuro la loro partecipazione? Interpellato su questi aspetti, il gruppo ha fatto sapere di non voler commentare «questioni private della proprietà». Generosa La maggior parte della quota posseduta dai tre fratelli Dolce è contenuta nella Generosa srl, una holding di partecipazione costituita nel 2004 e che potrebbe trarre il suo nome dal luogo di nascita dei tre fratelli Dolce, cioè Polizzi Generosa. Al momento della costituzione Alfonso e Dorotea, oltre al versamento di una somma in denaro, apportarono la propria partecipazione nella Dolce & Gabbana Industria spa. È guidata da Alfonso Dolce. L' 11,11% della Dolce & Gabbana Holding è l' unica partecipazione di Generosa, che nel bilancio chiuso al 31 marzo 2008 evidenziava un utile di 9.554 euro rispetto ai 515.075 dell' esercizio precedente. Cinque anni fa il gruppo Dolce & Gabbana si era spostato in Lussemburgo, creando la Dolce & Gabbana Luxembourg sarl e la Gado sarl. Quest' ultima è la proprietaria dei marchi (Dolce & Gabbana e D&G), acquistati in quell' occasione dalla D&G per 360 milioni di euro. L' operazione, però, è finita sotto l' occhio del fisco che ha contestato ai due stilisti 259 milioni di euro di redditi imponibili non dichiarati. Su questo punto l' azienda riferisce che la questione «è ancora in corso». È comunque nell' ambito della «linea di composizione della vertenza» scelta «per tutelare al meglio l' immagine del gruppo» - come si legge nella relazione degli amministratori di Gado al bilancio chiuso il 31 marzo 2008 - che le società lussemburghesi sono state riportate in Italia a fine 2007, «pur ritenendo ampiamente resistibili le stesse contestazioni, data l' effettiva residenza lussemburghese della società». Il bilancio di Gado al 31 marzo 2008 ha chiuso in perdita per 32 milioni di euro, risentendo del peso di imposte relative ad esercizi precedenti, sanzioni e interessi per complessivi 83,4 milioni di euro. Dallo scorso anno, dunque, la casa di moda ha una nuova struttura tutta italiana. Dalla holding dipendono due rami: Gado, con i marchi, e Dolce & Gabbana srl, cui fanno capo le attività produttive, distributive e delle licenze. La capofila industriale è la Dolce & Gabbana Industria spa, presieduta da Alfonso Dolce, con i due poli produttivi di Legnano e Incisa Val D' arno, alcune società di supporto produttivo e la Dgs spa che gestisce i punti vendita diretti nel territorio italiano. Il fatturato consolidato del gruppo a marzo del 2008 era stato di 1.266,6 milioni di euro (+21%), il reddito operativo 250,9 milioni di euro (+18%), mentre l' utile netto era sceso a 58,9 milioni dai 149,7 milioni dell' esercizio precedente a causa di oneri straordinari per 78,1 milioni e imposte per 110,7 milioni. Dell' esercizio chiuso lo scorso marzo ancora non sono state fornite anticipazioni ma si sa che la crisi sta colpendo tutto il mondo del lusso.
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