Alessandro Vigilante da Amici a Dolce & Gabbana


Dietro le quinte dell’ultima sfilata di Dolce & Gabbana si muoveva un talento nato a Torremaggiore: si tratta del giovane stilista Alessandro Vigilante, che il grande pubblico ha conosciuto come ballerino della prima edizione di Amici.

Gianni Versace scoppiava in lacrime. Faceva lo stesso anche Gianfranco Ferré, a dispetto della sua mole imponente. Miuccia Prada si sporgeva appena dal backstage, facendo un piccolo sorriso. Dolce & Gabbana facevano inchini a destra e a sinistra, con un’espressione di gratitudine sincera dipinta sui volti giovanissimi.
L’uscita di uno stilista al termine di una sfilata è uno di quei momenti capaci di raccontare l’essenza di un personaggio, piccoli gesti o espressioni del volto possono comunicare molto della personalità di un creatore di moda, soprattutto se queste uscite sono le prime di una (si spera) lunga carriera. Anche quando sono diventati leggende viventi dello stile italiano, Prada e Versace, Ferré e D & G continuavano a riguardare con un misto di nostalgia e tenerezza quelle immagini che li ritraggono emozionati e timidi, ancora ignari o già certi del successo internazionale che avrebbe premiato i loro sforzi e il loro talento.
Chissà che cosa proverà, quando sarà apprezzato in tutto il mondo, lo stilista Alessandro Vigilante quando riguarderà l’immagine che lo ritrae in passerella dopo la sua prima sfilata: mano nella mano con una modella filiforme, il sorriso di chi sa di vivere un momento che segna l’inizio di un percorso impegnativo quanto importante.
La foto è stata scattata nel mese di settembre del 2007 durante My Own Show, l’iniziativa organizzata dallo IED, l’Istituto Europeo del Design: una giuria di esperti, presieduta dalla direttrice di Vogue Italia Franca Sozzani, individua i quattro allievi più promettenti tra quelli licenziati dalla scuola, e permette loro di sfilare nella settimana della moda a Milano davanti a un pubblico di addetti ai lavori, per far conoscere il loro linguaggio alla stampa del settore e allacciare contatti con i compratori.
Un’occasione che ha portato fortuna ad Alessandro: da quel momento, il giovane creativo ha iniziato un percorso che lo ha portato a collaborare con un marchio che non necessita di particolari presentazioni: basta dire Dolce & Gabbana e a qualsiasi latitudine vengono in mente abiti realizzati con grande cura sartoriale, la seduzione, un successo commerciale di proporzioni gigantesche. Domenica 27 settembre, dietro le quinte dell’attesissima sfilata del duo stilistico, a perfezionare i dettagli della collezione per la primavera/estate 2010 c’era anche Vigilante.

La passione di Alessandro per la moda fiorisce in tenera età, come per molti dei suoi colleghi, quando è ancora bambino a Torremaggiore, la cittadina in cui è nato e cresciuto.

“Avrò avuto cinque o sei anni. In un pomeriggio d’estate, la figlia della mia madrina mi ha chiesto di disegnare un abito per lei. Ma credo che il colpo di fulmine definitivo l’ho vissuto quando ho avuto tra le mani un catalogo di Valentino con i suoi figurini. Quel pomeriggio estivo è stato seguito da molti altri, passati a sfogliare le riviste di moda di mia madre. Un appuntamento particolarmente atteso, poi, era la trasmissione televisiva Donna sotto le stelle, che vedeva i grandi nomi della moda italiana come Ferré, Armani e Versace sfilare a Roma, in Piazza di Spagna”.

Il grande pubblico ha già conosciuto Vigilante nel 2001, nel corso della prima edizione del talent show di Maria de Filippi Amici: allora si chiamava ancora Saranno Famosi e Alessandro si era distinto come ballerino.

“Ho sempre avuto una grande passione per la danza, ma sapevo già che la mia strada era quella della moda. Era il luglio del 2000, avevo conseguito da poco la maturità scientifica, quando ho letto una titolatrice su Canale 5 che annunciava la nascita di un nuovo programma dedicato a chi amava recitare, cantare o ballare. Nonostante avessi già deciso di iscrivermi allo IED, ho partecipato al primo provino a Roma, al quale sono seguiti altri due, e sono entrato nel cast del programma. È stata un’esperienza abbastanza difficile, non amo i meccanismi televisivi… Io, poi, faccio danza moderna e contemporanea, una danza di ricerca, mentre il ballo in televisione è qualcosa di più ammiccante, deve arrivare allo spettatore, usare altri strumenti. Io non so strizzare l’occhio alla telecamera, quindi quell’esperienza televisiva mi ha lasciato dei segni”.

Archiviata l’esperienza televisiva, il sogno di lavorare nella moda assume concretezza con l’iscrizione alla sede milanese dello IED. Come mai, tra le tante scuole presenti a Milano e in Italia, la scelta è caduta proprio sull’Istituto Europeo del Design?

“Sapevo già disegnare, ma entrare allo IED è come fare la prima elementare e imparare a scrivere. Lì impari che la moda è sì gioco, sogno, ricerca, ma anche un lavoro che richiede un’attenta fase progettuale. È una scuola estremamente formativa al lavoro”.

Proprio al termine dei tre anni di fashion design arriva l’opportunità di sfilare durante la settimana della moda milanese. My Own Show porta in passerella i migliori talenti dello IED selezionati da una giuria di esperti presieduta da Franca Sozzani.

“Quell’esperienza è stata, innanzitutto, la realizzazione di un sogno. A 25 anni non hai le capacità per mettere in piedi uno show, per proporre il tuo talento. Si è trattato, dunque, di un’occasione preziosa per far conoscere me e il mio stile che io definirei “urbano”. Cerco sempre di far convivere nei miei abiti l’amore per la danza e la passione per la moda, con uno sguardo rivolto al movimento del corpo femminile in una dimensione metropolitana. Anche per questo motivo, la collezione è stata realizzata esclusivamente in jersey: questo tessuto avvolge il corpo come se fosse una seconda pelle e consente movimenti ampi e liberi”.

Che cosa è successo dopo quella presentazione?

“La sfilata è piaciuta, ho registrato ottimi riscontri da parte della stampa. Ho anche ricevuto delle proposte di acquisto della collezione. La più importante e allettante è arrivata dopo aver sfilato con la Camera Nazionale della Moda Italiana in Canada: i grandi magazzini più importanti di Toronto, Holt Renfrew, volevano vendere i miei capi accanto a quelli di Prada, Yves Saint Laurent e Givenchy. In quel momento, mi sono reso conto di non essere ancora pronto per affrontare una produzione così impegnativa, sentivo di non poter dare ciò che volevo esprimere, e ho deciso di fare un passo indietro. Ho scelto di continuare a imparare ed è stato così che, dopo alcuni colloqui, ho accettato di lavorare con Dolce & Gabbana”.

Un atto di umiltà che è stato premiato con la possibilità di lavorare accanto a due nomi apprezzati a livello internazionale. Oggi Alessandro segue la nascita della prima linea prodotta dai due stilisti.

“Non potrei desiderare dei maestri migliori. Questa collaborazione mi permette di crescere e di essere sempre a stretto contatto con la collezione, la vedo nascere, crescere, dalla creazione alla presentazione in pedana, passando per la produzione, la fase sartoriale, le prove. È una grandissima scuola. Domenico e Stefano sono due persone che si sono guadagnate con il loro lavoro il successo che hanno ottenuto; sono degli stakanovisti, instancabili, conoscono le regole del mestiere e, pur rappresentando un marchio noto a livello internazionale, hanno ancora la passione degli inizi”.

Che maestri sono Dolce & Gabbana, che cosa ammiri in loro?

“Domenico ha un’abilità tecnica e manuale pazzesche, è un artista del tessuto, mentre Stefano ha una capacità decisionale sempre lucida e sintetica, sa sempre esattamente ciò che vuole e ciò che “funziona”. Con loro sto imparando moltissimo, e so di avere ancora tanto da apprendere, per dar vita un giorno alla mia collezione”.

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