Francesco Scianna in Dolce & Gabbana su Io Donna magazine

Francesco Scianna in Dolce & Gabbana sulla copertina di Io Donna magazine. 

Qui tutta l'intervista:
Siete sole al bar. Noia. Per passare il tempo, immaginate che al tavolino accanto al vostro venga a sedersi un uomo affascinante, altrettanto solo, e che dopo un po’ vi chieda qualcosa e insomma, parecchio tempo dopo (ma come è passato in fretta!), mentre scorrono i titoli di coda, ci siete voi due, ormai allo stesso tavolo, che vi alzate e ve andate insieme, chissà dove. Ecco: seduto davanti a me, al bar, c’è il protagonista ideale di questa fantasia. Un trentenne che ha la voce, il tono, i modi e l’aspetto di qualcuno per cui anche un sasso non potrebbe che provare interesse e curiosità. Si chiama Francesco Scianna, ed è l’attore del momento (gli altri ve li presentiamo nel servizio a pagina 94), bello e molto preparato, pieno di progetti allettanti e con un carnet di lavori di qualità su cui ha costruito una già solida carriera. Il suo ruolo più celebre è stato quello di Peppino, il protagonista di Baarìa. 

Iniziamo dai sogni: Francesco Scianna, annoiato e solo al bar, come immaginerebbe la ragazza del tavolino accanto? Come dovrebbe essere vestita?
Amo i vestitini morbidi e i capelli sciolti. Bionda o bruna fa lo stesso. Niente trucco e tacchi. Non sono attratto dagli eccessi di strutture e costruzione. Amo la combinazione tra eleganza e sensualità. Sensuale ma semplice. Libera. 

Le è mai capitata una cosa simile, un incontro magico e imprevisto?
Calcolando che fermo parecchie donne (ride di gusto), alla fine ne capita qualcuna che dice «Vabbè, facciamo un piacere a questo poveretto». 

Ma la riconoscono? 
No, di solito non associano la mia immagine ai film. Naturalmente è più facile quando sanno chi sono: l’ego acquista un po’ più di forza. 

E quando non la riconoscono lei che cosa fa? Lo dice?
Mai. Dico che sono un pilota d’aerei, della British Airways. Non so perché, tra l’altro non funziona molto, ci credono poco. Oppure dico che sono un giovane avvocato, un ingegnere … Ma dopo un po’, se mi piace la persona devo per forza dire chi sono. 

È fidanzato?
No, sono solo da luglio. Ma ho avuto quattro storie importanti. Credo molto nell’amore. 

È fedele?
Diciamo che non passo da una storia all’altra per paura della solitudine, anzi: i momenti da solo sono molto importanti per potermi poi dare interamente a una persona.

Le capita di essere corteggiato da donne più grandi?
Sì… sì. Sì. Donne di 10, 15 anni più grandi. Non mi ci sono mai fidanzato, però ho avuto incontri molto belli. 

Qual è il regalo più ardito che ha ricevuto da una fan?
Tipo Vallanzasca, che in prigione riceveva le foto di donne innamorate? In questo campo le cose più sorprendenti succedevano alle elementari e alle medie, quando le compagne mi lasciavano i bigliettini nello zaino e non vedevo l’ora di tornare a casa per vedere se qualcuna mi avesse lasciato un messaggio con scritto “Ti amo” e i quadratini “sì”, “no” dove mettere la crocetta. Creavano un’attesa, un’emozione stupenda. 

E da grande? 
No, mai, ma se mi capita la chiamo. Per ora la cosa più intensa che mi è successa è stata la frase che mi ha detto una ragazza sconosciuta che aveva visto Baarìa: «Mi hai fatto tremare il cuore». Io credo che sia esattamente questo l’obiettivo di un attore: far dire alla gente «questo interprete mi ha emozionato». 

Le è mai capitato di avere una storia con una sua fan?
Con lei sìììì! Era anche molto carina… è stato un incontro. Ha avuto grandi delusioni o fallimenti? Forse il più grande è stato dopo il mio primo film, Il più bel giorno della mia vita, di Cristina Comencini. Feci un provino per un film inglese su Augusto, una coproduzione di sei nazioni. Dovevo interpretare un soldato. Regista entusiasta e il mio agente mi dice «il ruolo è tuo, ma dobbiamo aspettare la formalizzazione». Poi mi richiama e mi spiega che per problemi di coproduzione hanno preso un attore inglese. Mi è caduto il mondo addosso, come se avessero ammazzato il mio sogno. Mi dissi: «Allora non ce l’ho fatta, non ce la farò mai». Invece quell’evento mi ha dimostrato che non ero pronto. Ci ho lavorato, mi sono dovuto rafforzare. Oggi un “no” mi tormenta per cinque minuti. 

A differenza di molti attori italiani, lei ha una dizione perfetta, in cui non si avverte minimamente la sua origine palermitana. Chi l’ha vista sul set di Itaker, il film prodotto da Michele Placido in cui interpreta un magliaro di Napoli, negli anni ’60 in Germania, dice che il suo calco del napoletano è da virtuoso. Come fa?
A quindici anni ho deciso che volevo fare l’attore e ho studiato molto per diventarlo. Dopo il liceo ho fatto tre anni di accademia e ancora adesso frequento corsi di recitazione. Per uno che fa il mio lavoro la mobilità linguistica e dialettale è fondamentale. Itaker uscirà in autunno: mi sono divertito a parlare tedesco con accento napoletano. Ma recito anche in inglese, lingua che continuo a studiare. Quest’estate girerò un film indipendente americano, Panarea, di Adam Lough. E poi ho orecchio perché sono anche musicista. Suono tutti gli strumenti: batteria, chitarra, pianoforte… Mi mancano solo i fiati, ma adesso voglio imparare il sax. (Per il prossimo sogno, partite da un ragazzo che suona una canzone…).


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