Dolce & Gabbana l'eau the one
Nasce l'eau the one: la fresca interpretazione della sensualità di The One. La freschezza del bergamotto e le radiose, solari note del mandarino del lychees e della pesca.
La appetitose note della prugna e della frutta esotica, con l'aggiunta del mughetto, del gelsomino e del giglio bianco.
La seduzione dell'ambra e le note del muschio si fondono alla sensuale vaniglia e al solido vetiver.
Per le donne che vogliono essere ogni giorno the one, Dolce & Gabbana presenta l'eau the one la nuova e delicata versione eau de toilette dell'originale eau de parfum.
Testimonial della campagna sarà sempre l'attraente e passionale Gisele, che incarna la diva dei giorni nostri, sinonimo di raffinatezza che non passa inosservata: la protagonista elegante, sicura di sè, vitale. Lei è the one. L'eau the one è disponibile nel formato da 50ml-75ml eau de toilette.
Qui il link al sito: http://www.dolcegabbana.it/dg/profumi/the-one/donna/eau-the-one/
Naomi Campbell: Pronta ad abbracciare la fede ortodossa.
Naomi Campbell, 38 anni, ha deciso di abbracciare la Chiesa ortodossa russa per amore del suo nuovo fidanzato, l’oligarca russo Vladislav Doronin. Dopo essersi detta pronta ad una vita più regolare, lontano dalle droghe e dalle serate mondane, la Venere Nera si confessa sulla rivista russa Jizn, raccontando le sue frequenti visite in Chiesa e la sua fede in Dio. Cosa non si fa per amore: Vladiskav sembra essere riuscito a cambiare la capricciosa top model; i due si sono conosciuti lo scorso maggio a Cannes durante una festa di Dolce e Gabbana e Naomi ha annunciato recentemente di essere pronta alle nozze e di volere un figlio da lui.
Ricatti e capricci in passerella: Tutte le verità sul fashion system
“Alla corte di re moda” è il titolo del volume scandalo su stilisti, modelle e giornalisti.
A pochi giorni dalla chiusura del sipario su Milano Moda un libro raccon ta tutta la verità delle passerelle meneghine: i rapporti con i media, i ricatti pubblicitari, le luci e le ombre del fashion system che ha nella città una delle sue capitali. “ Alla corte di re moda” è il titolo del volume edito da Salani e scritto da Daniela Fedi e Lucia Serlenga. È una vera e propria compagnia di giro quella che si sposta di passerella in passerella.
STILISTI
Il patron di Prada Patrizio Bertelli non sembra essere molto diplomatico con i giornalisti non graditi, c’è poi la diceria sulle quinte colonne di Giorgio Armani confuse tra il pubblico delle sfilate per riferire eventuali commenti negativi da punire con la retrocessione del posto in sala. Ma il massimo lo toccano Domenico Dolce e Stefano Gabbana: si racconta di quando ritirarono la pubblicità a un noto gruppo editoriale solo perché in un articolo sul loro ristorante di via Poerio si parlava male della cucina, anzi di un piatto: la cotoletta alla milanese. Quella fettina si è trasformata in un boccone amaro da duecentocinquantamila euro.
GIORNALISTI
Da Anna Wintour, direttrice di Vogue America con suite sempre a disposizione al Four Seasons di via Gesù, tanto odiata da prendersi nel 2006 una manciata di farina in testa all’ingresso dell’ex cinema Metropol di viale Piave dov’era in pro gramma di defilé di D& G, alla sua omologa italiana Franca Sozzani, che dalla sua redazione in piazza Castello fa e disfa in questo mondo tanto da meritarsi il soprannome di “ zarina della moda”.
CURIOSITÀ
Tante le chicche raccontate dai protagonisti, come la storia della stylist Anna Dello Russo e dell’abito da sposa creato apposta per lei dai suoi amici Domenico Dolce e Stefano Gabbana: “ Era un model lo fantastico – ricorda – aveva uno strascico in chiffon lungo diciotto metri, talmente bello che poi l’ho usato per farci le tende di casa. Purtroppo mi sono separata un mese dopo le nozze. Quello stesso anno, il 1996, si sposarono in D& G anche Simona Ventura e la moglie del fratello di Domenico. Visto che tutti e tre i matrimonio andarono male, gli stilisti decisero di non fare più la collezione sposa: temevano portasse sfortuna”.
PUBBLICO
Tutti in prima fila a farsi ustionare dai flash per poi tornare a casa a mani vuote. Come ricorda il libro quegli abiti di altissima sartoria sono abbordabili se va bene per trecento miliardarie in tutto, equamente suddivise tra teste coronate, grandi nomi del capitalismo occidentale oltre a figlie, mogli e concubine di sceicchi arabi, magnati del petrolio, narcotrafficanti, commercianti d’armi, oligarchi russi e nuovi ricchi d’Oriente. Ma lo spettacolo deve andare avanti. E se è vero com’è vero che il fatturato di Milano nei vari settori della filiera moda è pari all’ 11% di quello nazionale, per un totale di 6,6 miliardi di euro e quasi ventitremila addetti, va bene tutto. A patto di sapere che sotto il vestito c’è molto. E che il diavolo non veste solo Prada.
Compleanno Domenico Dolce: The Golden Age Party
25 Settembre grandi festeggiamenti per il 50esimo compleanno dello stilista Domenico Dolce in occasione della settimana della moda milanese appena giunta al termine. Party in costume d'epoca con arrivo delle star su carrozze trainate dai cavalli.
Tra le ospiti Monica Bellucci, Rachel Zoe, Jennifer Lopez, Dita Von Teese, Claudia Schiffer ed Eva Herzigova, entrambe arrivate al braccio di Stefano Gabbana. Qui altre foto: http://www.dolcegabbana.com/celebrities/
Tra le ospiti Monica Bellucci, Rachel Zoe, Jennifer Lopez, Dita Von Teese, Claudia Schiffer ed Eva Herzigova, entrambe arrivate al braccio di Stefano Gabbana. Qui altre foto: http://www.dolcegabbana.com/celebrities/
Dolce & Gabbana: Dalla notte al giorno
Il titolo “pigiama barocco” svela subito che Dolce e Gabbana hanno sviluppato anche al femminile lo studio condotto nella linea maschile, per trasformare in abbigliamento diurno il tipico capo notturno. Sfilano così, lievi soprabiti-vestaglia, giacche impalpabili come camicie e calzoni di tre lunghezze: alla caviglia, al polpaccio o short. Anche se il termine “barocco” evoca le radici siciliane dei due stilisti, di quel mondo là, gattopardesco, non c’è nulla. Se non un gusto per l’ornamento che si esprime con le cinture e i cappelli realizzati a mano dagli stessi creatori, assemblando nastri, gioielli e vecchi ricordi. “Come se una ragazza - spiega Stefano Gabbana - avesse ereditato un palazzo gentilizio a Palermo e si fosse divertita a mescolare in una serie di accessori tutte le memorie di famiglia scoperte in un cassetto”. Ma siccome Dolce e Gabbana della Sicilia mantengono comunque quel gusto per i contrasti forti che nella loro terra fa convivere sacro e profano, ecco lì che l’uscita più applaudita è una spettacolare gonna/crinolina abbinata alla giacca di un pigiama: un look che chiude il cerchio, riportando il pigiama nella notte, anche se in versione da ballo. Roba che avrebbe certamente adottato la Bertè dei tempi d’oro e che potranno riprodurre anche in proprio tante ragazze cool. Perchè, la moda raggiunge i suoi apici, quando oltre ai vestiti, firma un modo di vestire. Tra un pigiama e l’altro, Dolce e Gabbana introducono un nuovo studio di forme costruite: spalle circolari che sembrano le orecchie di Topolino, o squadrate come le alette spaziali delle gonne. Quando queste geometrie sono applicate ai tubini rosso cardinalizio, la Sicilia più ancestrale del duo creativo torna a farsi sentire più vivida, anche se in forme moderniste. Non a caso, nel finale la passerella è invasa da immensi abiti-crinolina da gran ballo del Gattopardo. Anche in questo caso, tuttavia, al posto del tulle c’è una futuribile rete metallica con una pioggia di fiori sulla gonna, imbottiti uno per uno per riprodurre il più realisticamente possibile l’effetto carnoso dei petali. Inutile chiedersi chi indosserà questi capolavori per i quali non basterebbe un armadio a 4 ante. Le direttrici dei settimanali di moda sono in lizza per contendersi queste creazioni che si sono già conquistate le copertine della prossima estate.
Sfilate MIlano: Dolce & Gabbana lo chic si disegna con il compasso
Donne a geometria variabile con souvenir barocchi. La moda si complica, scatena la creatività per conquistare anche le clienti più difficili, quelle che non hanno più voglia di niente. E giù di compasso, squadra e fantasia. Da Dolce e Gabbana il nuovo è una giacca con le orecchie di Topolino sulle spalle, una gonna in damasco a scatola, tipo pacco regalo glamour. Ogni capo ha forme appiattite come sogliole. A questa formula si intercala una teoria di pigiami sontuosi da sfoggiare accessoriate come Madonne. In testa, al collo e in vita, grovigli di fiocchi, cammei, medagliette. «Oggetti che sembrano raccolti in un palazzo siciliano che trasuda nobiltà e messi insieme in modo disordinato, ma con atteggiamento aristocratico», spiegano i due stilisti. In prima fila una sfilza di belle vere: da Jennifer Lopez a Claudia Schiffer, fino a Monica Bellucci e Eva Herzegova. E Naomi? C’è, c’è. Arriva all’ultimo minuto, si siede, poi si alza arrabbiata, scompare e ricompare. E’ in ansia, il suo fidanzato miliardario, il russo Vladimir Varonin è più in ritardo di lei. Finalmente eccolo, la sfilata può cominciare. Spigoli pentagoni e cerchi a volontà per un guardaroba futuribile, che affonda le radici nel passato. E culmina con immensi abiti meringa, di rete metallica su cui sbocciano peonie con i petali ripieni per dare l’idea della carnosità. Scatole capaci di assottigliare la vita con effetti ottici, tessuti che non sono quel che sembrano.
Dolce & Gabbana, Donatella Versace e Karl Lagerfeld sono scesi in campo senza incertezze, senza un filo di timore nel rilanciare la palla oltre lo steccato buio dell’incertezza. I primi a suonare i tamburi di una guerra chiassosa e divertente sono stati proprio i due stilisti, circondati da un parterre di stelle che sono prima di tutti amiche: Naomi Campbell, Monica Bellucci, Claudia Schiffer, Jennifer Lopez, Eva Herzigova. Sì, c’è anche Matthew McConaughey, testimonial del nuovo profumo, uomo dalla bellezza imbarazzante, un po’ troppo yankee, ma sono le donne della loro vita, le ragazze che hanno sgambettato per chilometri di passerella ad accompagnare Dolce e Gabbana in quella zona imperfetta dell’anima che è la ribellione al destino.
Ora, i due stilisti non temono nulla perché è nella loro natura soffiare nel grande mantice della moda, nel senso di industria, e ricavarne risultati più che apprezzabili, per non dire spesso esorbitanti. Ma c’è anche, in quel loro carattere duro e suscettibile, capace di generosità sorprendenti anche nel semplice tagliare e cucire un abito, un’ostinazione che brucia qualsiasi resistenza. C’è la crisi? E loro inventano il nuovo barocco, che poi è l’ironica esaltazione del pigiama da uomo, rivisitato alla luce di una femminilità «romantica come si può intendere nel Sud, ma non parliamo di ritorno alle origini». Sì perché vedere queste modelle con le loro facce dure, lo sguardo impenetrabile, marciare con pigiami «come si usavano negli anni ’30 o come porta Marcello Mastroianni in “Divorzio all’italiana”» fa uno strano effetto. C’è l’aristocratica flemma meridionale, il gusto barocco che scivola sulla pelle, la sartorialità di mani che hanno modellato prima il desiderio, poi il tessuto.
Ma le linee sono precise, a volte squadrate, c’è una spalla circolare che si alza come una vela, capace di piegarsi dolcemente anche solo per un gesto, ch’è un miracolo di ingegneria. E poi l’ironia sotto traccia, il racconto ascoltato in tempi remoti che diventa cronaca : «Immagini una ragazza che abbia ereditato una bella casa del Sud, con molti arredi, tante cose nascoste, oggetti, anelli, collane, bottoni. È una ricchezza che lei non sa apprezzare, forse perché non ne ha la cultura, ma la curiosità è tanta da spingerla a prendere una cintura e a tempestarla di questi strani oggetti appartenuti a chi è venuto prima di lei».
Ora, i due stilisti non temono nulla perché è nella loro natura soffiare nel grande mantice della moda, nel senso di industria, e ricavarne risultati più che apprezzabili, per non dire spesso esorbitanti. Ma c’è anche, in quel loro carattere duro e suscettibile, capace di generosità sorprendenti anche nel semplice tagliare e cucire un abito, un’ostinazione che brucia qualsiasi resistenza. C’è la crisi? E loro inventano il nuovo barocco, che poi è l’ironica esaltazione del pigiama da uomo, rivisitato alla luce di una femminilità «romantica come si può intendere nel Sud, ma non parliamo di ritorno alle origini». Sì perché vedere queste modelle con le loro facce dure, lo sguardo impenetrabile, marciare con pigiami «come si usavano negli anni ’30 o come porta Marcello Mastroianni in “Divorzio all’italiana”» fa uno strano effetto. C’è l’aristocratica flemma meridionale, il gusto barocco che scivola sulla pelle, la sartorialità di mani che hanno modellato prima il desiderio, poi il tessuto.
Ma le linee sono precise, a volte squadrate, c’è una spalla circolare che si alza come una vela, capace di piegarsi dolcemente anche solo per un gesto, ch’è un miracolo di ingegneria. E poi l’ironia sotto traccia, il racconto ascoltato in tempi remoti che diventa cronaca : «Immagini una ragazza che abbia ereditato una bella casa del Sud, con molti arredi, tante cose nascoste, oggetti, anelli, collane, bottoni. È una ricchezza che lei non sa apprezzare, forse perché non ne ha la cultura, ma la curiosità è tanta da spingerla a prendere una cintura e a tempestarla di questi strani oggetti appartenuti a chi è venuto prima di lei».
Dolce & Gabbana Collezione Donna P/E 2009
Ispirazione
Pigiama barocco: la collezione per la primavera/estate 2009 nasce da un’originale sperimentazionesul pigiama maschile e sui tessuti che classicamente lo caratterizzano, e per farlo attinge dalla tradizione che per Dolce & Gabbana significa ritorno alle origini, alla Sicilia e alla ricchezza barocca. Una moda aristocratica che mescola l’eleganza della cinematografia di LuchinoVisconti con la sartorialità artigianale degli abiti cuciti a mano. E incontra l’innovazionecon lo studio delle forme geometriche: cerchio, rettangolo e pentagono strutturano i capi regalando alla collezione nuove silhouette e proporzioni.
Tessuti
Tessuti
Mikado, raso duchesse, broccato, chiffon fil coupè sfrangiato, strisce di crinolina, veletta diplumetille, applicazioni floreali di tulle, plastica, raso, e patchwork di broccati.
Forme
Forme
Geometriche: cerchio, rettangolo, pentagono. Gli abiti, le giacche e le gonne appaiono scolpiti, strutturati internamente e sostenuti da cuciture esterne, rimanendo leggeri e morbidi al tatto.
Colori
Colori
Nero, bordeaux, blu, azzurro, panna, rosa, oro, marrone.
Accessori
Accessori
Cinture gioiello realizzate con un mix di gioielli idealmente appartenuti alla famiglia e trovati in casa, poi applicati su nastri di canetè. Ornamenti per i capelli fatti con un mix di gioielli e papillon uniti da ricami antichi, fiori e pietre. Collane realizzate con mix di collane vecchie e nuove. Scarpe alte con tacco ispirato ai mobili decò e zeppe con la suola bombata a tre strati. Borse fatte con mix di pitone, cocco, nappa mordorè, camoscio, vernice, ricami e paillette. Fiori fatti a mano in organza e crepe de chine.
Finale
Finale
Abiti da sera in rete metallica con applicazioni di fiori in tessuto fatti a mano.
Track List
Kanye West: “Love Lockdown” (Remix) “Love Lockdown” (Original Version)
La settimana della moda contagia Google
Per celebrare la settimana della moda, Google ha annunciato una nuova serie di temi per personalizzare la propria homepage, realizzati da noti designer e musicisti.
Stella McCartney, Jimmy Choo, Vera Wang, Paul Frank, Tommy Hilfiger, Gucci, Bob Dylan, Radiohead e Natalie Cole sono solo alcuni dei nomi che hanno aderito all'iniziativa che vede moda e musica assieme su iGoogle, l'homepage personalizzabile di Google, il cui lancio è avvenuto lo scorso maggio con artisti e stilisti, tra cui Dolce & Gabbana.
Con iGoogle ciascuno potrà inserire in homepage i contenuti preferiti tra cui il meteo e le notizie, con una vasta gamma di temi grafici.
A questo link i temi glamour disponibili: http://www.google.com/help/ig/art/
Stella McCartney, Jimmy Choo, Vera Wang, Paul Frank, Tommy Hilfiger, Gucci, Bob Dylan, Radiohead e Natalie Cole sono solo alcuni dei nomi che hanno aderito all'iniziativa che vede moda e musica assieme su iGoogle, l'homepage personalizzabile di Google, il cui lancio è avvenuto lo scorso maggio con artisti e stilisti, tra cui Dolce & Gabbana.
Con iGoogle ciascuno potrà inserire in homepage i contenuti preferiti tra cui il meteo e le notizie, con una vasta gamma di temi grafici.
A questo link i temi glamour disponibili: http://www.google.com/help/ig/art/
Kate Perry per Dolce & Gabbana
Kate Perry è in cima alle classifiche di mezza Europa con il singolo I kissed a girl tratto dall’album One of the boys. Ora Kate Perry, 23 anni di grinta e irriverenza, è sbarcata in Italia con il suo concerto. Dopo aver ricevuto il benestare di una diva come Madonna, la Perry ha incontrato la stampa nello show room di Dolce & Gabbana marchio per con il quale Katy collaborerà presto per la creazione di una nuova linea. «Non volevo copiare gli altri ma essere me stessa ed è stato molto difficile convincere le major che questa era la strada giusta: tutto ciò ha allungato molto i tempi per l’incontro con il successo», ha detto Kate.
Dolce e Gabbana nella redazione di Grazia
«Noi stilisti esprimiamo solo un pensiero. Sono le donne poi che decidono». Parola di Domenico Dolce e Stefano Gabbana che hanno affrontato - impavidi e sorridenti - l’assedio di ben 20 giornaliste di Grazia.
L'intervista completa di come le donne si “accrocchiano” la trovate sul numero di Grazia in edicola.
L'intervista completa di come le donne si “accrocchiano” la trovate sul numero di Grazia in edicola.
La seconda vita di Naomi
A 38 anni diventa ambasciatrice di D&G. Mega-contratto da un milione di sterline.La vogliono. Anche se ha un caratteraccio. Anche se è ha insultato due steward a Heathrow (le avevano perso le valigie), ha sputato a un poliziotto e il giudice l'ha condannata a 200 ore di servizi socialmente utili alla Whitechapel Mission di Londra, dove è arrivata in ritardo e in limousine. La vogliono, forse proprio perché ha un caratteraccio. L'irrequieta e vagabonda Naomi Campbell, 38 anni, se non fa le bizze, incassa il suo record: per un milione di sterline diventerà la «musa e ambasciatrice ufficiale» di Dolce & Gabbana, amici da sempre, oltre che datori di lavoro. C'erano, con i loro vestiti, alla sfilata benefica di Naomi in area London fashion Week. E lei non si perde certo Milano Moda. Il «Daily Star», che ha anticipato la ghiotta trattativa riassume i termini di un accordo che prevede le solite cose: presenza, campagne pubblicitarie, foto. E, salvo ripensamenti, sarà la prima modella nera a diventare testimonial di un marchio così forte. E' partita bene, sulla copertina di Vogue Francia nel 1988, quando erano di rigore le wasp. Rischia di diventare, nonostante le condanne (spazzare, servire alla mensa dei poveri), una specie di icona della bellezza antirazzista, una delle poche ad avercela fatta, nel mondo lieve e crudele della passerella. Una di quelle che finirà sui francobolli ed entrerà nel mito come le indimenticabili Bardot-Deneuve-Fonda.Ma è stata anche fortunata. C'è un grande ritorno alle supertop degli Anni '90, («donne favolose, non ce ne sono più così», ammette una fashion editor col fiatone, tra una sfilata e l'altra), congelate nel tempo assoluto della giovinezza. The Trinity - Naomi, Cindy Crawford e Linda Evangelista - in realtà non sono mai andate in pensione. Al massimo, si sono prese un sabbatico. Linda, che ha cambiato colore di capelli 17 volte in quattro anni e stupito con quasi 200 pettinature diverse è testimonial di Prada autunno-inverno, con addosso l'ormai cult pizzo guipure, fotografata da Steven Meisel. Ha 38 anni, come Naomi. Cindy (misure: 87-59-90), giudicata da «People» una delle 50 donne più belle del mondo, nel 2002, testimonial degli orologi Omega, sforna un profumo dopo l'altro per Wella. E' nata nel '66, ha posato nuda per Playboy ed è difficile dimenticarla.Anche Christy Turlington, 37 anni, molto amata da Giorgio Armani e Calvin Klein, dopo il suo sabbatico (si è sposata nel 2003, ha avuto una figlia, Grace) è rientrata in pista con Escada. La trovate nelle pagine pubblicitarie di Chanel, con gli occhiali da vista e con una desiderabile borsetta della maison. Ma si è vista anche in un sofisticato servizio fotografico di Michael Thompson su «WMagazine», con abiti di ispirazione greco-romana. Era amica di Naomi negli anni d'oro: con lei, Elle McPherson e Claudia Schiffer ha avviato l'avventura dei Fashion Cafè.Claudia, 38 anni (il 1970 ha regalato al mondo molte top), la bionda, la tedesca, l'angelica, fasciata dai Versace che hanno fatto la storia della moda, è testimonial di Ferragamo per l'autunno-inverno, in un limpido bianco e nero con il ballerino Roberto Bolle, nello scenario del San Carlo di Napoli. Sempre in scena anche Eva Herzigova (chi non ricorda l’esplosiva pubblicità del suo Wonderbra?), scelta da Marc Jacobs come volto della campagna Louis Vuitton, con la sua linea di ispirazione futurista. E sempre alla ribalta c’è Kate Moss, 34 anni, «queen of cool» da 10 mila euro al giorno: ha smesso di sfilare del 2000, ha avuto guai per colpa della cocaina ed è risorta con TopShop e Roberto Cavalli. Di tutte è la più piccola (in altezza): appena 1,60.A volte ritornano. Come Helena Christensen per Odd Molly, come Nadja Auermann per Dolce&Gabbana. Come se nessuno potesse archiviare per sempre quella stagione felice. Come se le ragazze di allora, invecchiando, volessero essere rassicurate dalle loro icone fashion (e Naomi lo è).O forse la carriera della modella non finisce più come un tempo, molto prima dei 30 anni, ma si trasforma. L'ex diventa imprenditrice, attrice, protagonista di reality, organizzatrice di aste, sfilate, cantante persino. E non smette. Neanche se sposa un capo di Stato (leggi Carla Bruni).
Naomi: un milione di sterline per diventare il volto D&G
Naomi Campbell starebbe per firmare un contratto da un milione di sterline per diventare il volto di Dolce & Gabbana. Secondo quanto ha riferito una fonte al Daily Star, la top model 38enne diventerà «la musa e l'ambasciatrice ufficiale» dei due stilisti italiani. «Sarà presente a tutte le loro sfilate e sarà la star delle loro campagne internazionali», ha detto la fonte, aggiungendo: «L'accordo è sul tavolo ed è molto grosso». Questa settimana la Campbell sarà a Milano per la settimana della moda e parteciperà al defilè di D&G. II due stilisti hanno anche realizzato una collezione speciale di abiti per la sfilata di beneficenza organizzata a Londra dalla modella.
D&G Collezione Donna P/E 2009
Ispirazione
French Riviera: la collezione D&G Donna per la primavera/estate 2009 s’ispiraalle fotografie delle più affascinanti località della Costa Azzurra come Nizza, Cannes, St.Tropez e Cap D’Antibes, da sempre emblema di stile, eleganza, lusso e glamour.
Tessuti e materiali
Tessuti e materiali
Stampe bandiera nautica, stampe ancora, stampe rigate, stampe a righebaiadera, paillettes rigate, paillettes damier, tessuti a cesto fatti a mano, chiffon, shantung di seta, organza, crêpe de chine, drill di cotone, raso di seta, raso dicotone, plissè di lamè oro, maglieria grossa lavorata a mano. Ancore ricamate. Ayers (rettile) placcato oro.
Colori
Colori
Bianco, rosso, blu e oro.
Stile
Stile
Gonne mini, medie e maxi. Pantaloni lunghi, bermuda e shorts.Pantaloni da marinaio. Maglieria grossa lavorata a mano. Capi in ayers (rettile) placcati oro. Costumi interi tricot. Per il finale: abiti di chiffon stampati marina con interventi plissè oro e argento.
Accessori
Accessori
Fusciacche da portare in vita, cuffie da bagno. Bracciali e orecchini di plastica a stampa bandiera. Zeppe d’oro e stampate bandiera. Borse: Lily bag di pelle in tinta unita o stampate bandiera.
Occhiali bandiera.
Tracklist
Grace Jones “La Vie en Rose” (Remix)
Donne sull'orlo di un perfetto equilibrio
Chiusa la parentesi «confusa e felice» del sexy e dello striminzito, la moda torna al rigore e alla classe. Ma con più ironia.
Confusione addio. Vince la voglia di certezze e di calore. Nell’abbigliamento, come nella vita, c’è bisogno di stabilità per allontanare le paure quotidiane con capi morbidi, avvolgenti: feticci-rifugio, discreti, in cui riconoscere le proprie radici per sentirsi protetti dalle aggressioni esterne. «Uno dei tanti modi per esorcizzare la paura del domani – secondo Dolce e Gabbana – sta nel recupero di accessori e vezzi eleganti dei nostri ieri, ma mischiati a lavorazioni sperimentali e tessuti inediti». Così un vecchio foulard della mamma – annodato alla borsa o al collo – emblema dello chic aristocratico («le care e vecchie cose conservate nell’armadio») si abbina agli abiti di chiffon stampati come pellicce, doppiati con l’ovatta dei piumini (modello cocooning di lusso). Mentre le scarpe francesine con i tacchi grossi soddisfano il bisogno di equilibrio. La parola sexy è bandita dal guardaroba dell'autunno/ inverno. Tutto è casto, senz’ombra di vedo nudo. Le gambe si rivestono con pesanti calze di lana, i gilet di mongolia diventano cappotti, gli orli si allungano nelle gonne in tweed, o in tartan. Troppo «zia Pina»? «Macché, quella che puzza di muffa è la velina scosciata che ancora si rifugia in scolli e trasparenze. La vera trasgressione adesso è ispirare tenerezza».
Dolce & Gabbana Borse - One of a Kind Men
Dolce & Gabbana presenta per la P/E 2009 la prima collezione di borse da uomo One of a Kind.
Lusso, design ed esclusività sono al centro di questi pezzi unini, che fondono la tradizione artigiana della pelletteria toscana con l'uso innovativo di materiali preziosissimi.
Pernsata per gli uomini sempre alla ricerca di nuovi "oggetti del desiderio", la collezione è composta da 20 pezzi realizzati in pregiato coccodrillo multicolor che rende ogni singolo pezzo unico e non riproducibile.
All'interno di ogni borsa verrà ricamata la scritta "Limited Edition - Number 1/1".
Questa esclusiva collezione verrà presentata in occasione di eventi speciali, su invito, nelle boutique Dolce & Gabbana tra Novembre 2008 e Gennaio 2009.
Qui il link per vedere gli oggetti:http://www.dolcegabbana.it/dg/borse/one-of-a-kind/uomo/
Nuova Campagna Underwear per D&G
ITALIAN RUGBY PLAYERS CAMPAIGN
I PROTAGONISTISergio Parisse, Denis Dallan, Ezio Galon, Andrea Masi, Gonzalo Canale. Cinque giocatori della Nazionale di Rugby italiana per la Campagna D&G Underwear
FOTOGRAFO
Randall Mesdon
LOCATION
Stadio Jean Bouin (Parigi)
LA CAMPAGNAParigi, Stadio Jean Bouin, luogo simbolo del grande rugby. È in questo tempio dello sport che Domenico Dolce e Stefano Gabbana danno vita, insieme al fotografo Randall Mesdon e a cinque grandi campioni della nazionale italiana, alla nuova campagna della collezione D&G Underwear. Sergio Parisse, Denis Dallan, Ezio Galon, Andrea Masi e Gonzalo Canalesono gli atleti che D&G ha scelto per rappresentare l'uomo contemporaneo, il suo stile di vita. I fisici scultorei scolpiti con dedizione, disciplina e volontà li rendono infatti perfetti modelli di una nuova idea di bellezza: sana, pulita, maschile. Randall Mesdon ha messo in risalto le forme statuarie e lineari, esaltando il fisico da combattenti, segnato dagli scontri che fanno del rugby uno degli sport più duri e affascinanti, ma anche un esempio di correttezza e spirito di squadra.
Gli atleti indosseranno le nuove linee D&G Underwear: Skin Sensation, 24 Fit, Sport Camp, Olympia, Fresh e Highlight.
Qui il video completo: http://www.dolcegabbana.it/deg/underwear/campagna-rugby/home.jsp#
Domenico Dolce & Stefano Gabbana: «La Moda Italiana Va Protetta»
Alla vigilia delle sfilate, i due stilisti riflettono sull'attuale sistema: «Ci teniamo molto a Milano ma non siamo d'accordo su tante cose».
Precursori sia sul piano stilistico che nel modo di porsi in pubblico e affrontare il mondo, vivono le contraddizioni con una serenità che diventa paradigmatica. Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono conservatori e progressisti, dissacranti e rispettosi, sono stati i primi a usare la & commerciale nel nome di un marchio e a uscire in coppia in passerella, a dichiararsi omosessuali cattolici, senza ambiguità nè eccessi. Protagonisti della scena mondana, continuano a condurre una vita normale.Hanno un trainer personale ma vanno an-che in palestra, non hanno un autista e Domenico, poi, fa colazione al bar. Sono temuti, anche se dicono di non saperlo, non si ritengono capricciosi ma molto esigenti. Non credono nelle scuole di moda pur riconoscendo che in Italia ce ne sono di ottime («ma quello che si sta perdendo è la manodopera, il passaggio di staffetta dei lavori, non c'è più nessuno che vuole insegnare, nessuno che vuole imparare»), hanno fiducia nel talento e nell'esperienza a bottega.Il successo permette loro di vivere una vita agiata, ma la vera soddisfazione è «una specie di rivalsa, rispetto a tutti quelli che non hanno creduto in noi. Essere "affermati" – confessa Stefano – è affermare se stessi nei confronti di quello che tu eri nell'infanzia,quando per via dell'omosessualità ti prendevano in giro». Tra Obama e McCain scelgono il primo. Si circondano di donne, spendono parole di ammirazione per Cristiana Ruella, il loro direttore generale: «Nella Dolce&Gabbana –puntualizzano–le posizioni di potere sono tutte al femminile, per organizzare il lavoro le donne sono il meglio ».Hanno la responsabilità di aver influenzato il gusto di un paio di generazioni nel mondo e pensano che tra i segreti del successo commerciale ci sia proprio lo stretto dialogo tra loro e il pubblico. «Spesso è il mercato che ti dice quello che devi fare, poi traduci attraverso il tuo sguardo ».Anello d'oro con un rubino quadrato, maglioncino nero, camicia bianca, pantaloni gessati blu scuro, Stefano,reso ancora più sensibile e attento alle parole da sei anni di psicanalisi, e Domenico, jeans e maglione neri, sono irriducibilmente in sintonia, pur ammettendo di discutere molto tra loro. Certo, ora è difficile immaginare Stefano chino sulla Olivetti a battere a macchina le lettere per comprare i tessuti e Domenico che cuce abiti su una vecchia Singer nel loro piccolo ufficio in corso di Porta Vittoria, dopo che la Zama Sport, che li produceva all'inizio,li aveva abbandonati.Tra gli incontri importanti della loro carriera ci sono Beppe Modenese, Gisella Borioli che diede loro la prima copertina su Donna: «Fotografia di Gastel, Marpessa con t-shirt scollata color vinaccia e una gonna a tre strati di seta paracadute, rosa cipolla, rosa medio e rosa antico, con sotto il vento, che si gonfiava come queste poltrone».E poi Marina Fausti, che allora era direttore moda di Moda, il giornale diretto da Vittorio Corona: «Fu la prima persona a credere in noi, eravamo così abbattuti che volevamo smettere. Avevamo speso tutti i nostri risparmi per fare la sfilata, non avevamo più una lira. Lei ci incoraggiò commissionandoci abiti per le star che avrebbe fotografato. C'era poi Luana Conti, pr della lana Gatto, che ci forniva i filati, noi facevamo delle maglie e sempre Marina Fausti le pubblicava». Avevano esordito nella moda con una collezione trasformista, che sarebbe di grande attualità anche oggi, ma il successo vero arrivò quando iniziarono a parlare della Sicilia. Restano nella storia della fotografia le campagne stampa di Ferdinando Scianna: «Ambientate a Palermo e a Catania, una era sul barocco, e l'altra più sul trasformismo. C'era Marpessa, invernale, con tutti ivestiti neri,c'èil macellaio che passava dietro con la mucca scuoiata: quella era proprio la Vucciria, e l'altra era più solare, con i panni stesi».Sono passati oltre vent'anni, la Dolce& Gabbana non ha mai perso lo smalto, ma pur evolvendosi continuamente e proponendo mille stili diversi, mantiene intatto il nucleo centrale: «Siamo affascinati da quelle foto. C'è tutto Domenico e io vorrei essere siciliano – afferma divertito Stefano –. Stromboli, dove abbiamo la casa, resta il posto più bello del mondo. Ogni volta che mi ci ritrovo, con la casa bianca, le finestre blu, le donne anziane vestite di nero col foulard, rimango incantato. A noi piacerebbe ogni tanto riproporre collezioni di quel genere. Poi ci viene detto "Ma non potete rifare sempre le stesse cose!". E noi stessi immaginiamo di voler dire altro. La verità è che non ci allontaniamo mai troppo da quel punto di partenza, rimangono sempre le radici,l'energia».Perfino nell'ultima collezione c'erano molte analogie non solo estetiche ma anche di intimità con le prime ispirazioni: «Sono tutti tessuti da uomo e del sud – confermano – Il tipo di donna è lo stesso. Per noi sono gli abiti delle donne che lavorano nella campagna del sud, come ne La terra trema di Luchino Visconti. Sono tutti tagliati a vivo, cuciti, rigirati, fatti con i tessuti da uomo.Però poi la gente lo interpreta e vede altro, ma noi sappiamo che la matrice è quella. È proprio il distillato. Perché quella è la nostra natura. I corsetti, comunque, rimangono.Non c'è una sfilata dove non ne trovi uno. Sotto i vestiti ci sono sempre i reggiseni immancabilmente coprenti.» Il maschile resta fisso e anche le grandi gonne dipinte non erano che una rivisitazione moderna del Gattopardo. «Perché quegli abiti sono Angelica». Tutto è uguale e così diverso.Li incontriamo nel luogo che più li rappresenta, dove un'opera di Mario Schifano accoglie gli ospiti all'ingresso. Le pareti della sala sono rivestite con mikado di seta maculata. Ci sono un autoritratto di Guttuso, un dipinto del '600, uno Schnabel, e sotto a un Keith Haring le foto di Nicole Kidman e Sophia Loren. C'è anche un quadro di Domenico, con una "&"in bianco e nero che sembra un'interpretazione grafica del segno del Tao. Il primo reggiseno è stato incorniciato e un collage di Mimmo Rotella sintetizza un mondo: comprende Domenico, Stefano, Monica Bellucci, Dalì e Lola,i due labrador.Ora Lola non c'è più,restano Dalì e Rosa, un cagnone nero a dispetto del nome, che sonnecchiano nella stanza accanto. Il tappeto patchwork e il pouf in velluto rosso, come l'immenso divano, sono sempre gli stessi, un punto fermo, un segno di continuità in un arredamento che subisce frequenti modifiche. Nessun architetto potrebbe assecondare meglio la forte personalità di questi uomini che hanno rappresentato la scapigliatura, sostenuti da una grande versatilità,che producono grandi fatturati e che mantengono posizioni precise: hanno stile, sono fedeli a se stessi e sfilano fuori dal calendario.«Per quello che facciamo,per come ci comportiamo, noi siamo nel sistema». Il tono è pacato e riflessivo, anzi, propositivo: «Ma non siamo d'accordo su tante cose.Noi siamo per proteggere la moda, gli stilisti e dare spazio ai giovani. Non vogliamo affatto polemizzare, ma ci teniamo molto a Milano, non ci interessa guardare che cosa fanno a New York e Parigi, in questo caso. In Italia deteniamo i marchi di maggior successo commerciale al mondo: non siamo forti, ma fortissimi. Abbiamo bisogno di essere protetti. La nostra idea sarebbe quella di fare 5 giorni di sfilate, intendiamo dire con stilisti, non prontisti e aziende. Va bene fare il business, ma fatelo in un'altra settimana. Perché dovete attaccare e intaccare le grosse griffe e non dare spazio ai giovani?Perché in questo modo continuano a dire "spazio ai giovani!" ma non è vero. Ai giovani non danno assolutamente spazio! Quando abbiamo cominciato nessuno ci conosceva, e se non cominci, se non dai tempo alle persone di crescere La Dolce&Gabbana di quando siamo nati non era certo quella di adesso». A proposito, chi sono i designer nuovi che vi piacciono di più? «Mario Schwab. Sicuramente Alber Elbaz di Lanvin, lui è un vero stilista. Ce ne sono anche altri, come Christopher Kein, che è all'inizio». Usciamo dall'incontro convinti che abbiano ragione,e non solo sulle tre promesse della moda.
Precursori sia sul piano stilistico che nel modo di porsi in pubblico e affrontare il mondo, vivono le contraddizioni con una serenità che diventa paradigmatica. Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono conservatori e progressisti, dissacranti e rispettosi, sono stati i primi a usare la & commerciale nel nome di un marchio e a uscire in coppia in passerella, a dichiararsi omosessuali cattolici, senza ambiguità nè eccessi. Protagonisti della scena mondana, continuano a condurre una vita normale.Hanno un trainer personale ma vanno an-che in palestra, non hanno un autista e Domenico, poi, fa colazione al bar. Sono temuti, anche se dicono di non saperlo, non si ritengono capricciosi ma molto esigenti. Non credono nelle scuole di moda pur riconoscendo che in Italia ce ne sono di ottime («ma quello che si sta perdendo è la manodopera, il passaggio di staffetta dei lavori, non c'è più nessuno che vuole insegnare, nessuno che vuole imparare»), hanno fiducia nel talento e nell'esperienza a bottega.Il successo permette loro di vivere una vita agiata, ma la vera soddisfazione è «una specie di rivalsa, rispetto a tutti quelli che non hanno creduto in noi. Essere "affermati" – confessa Stefano – è affermare se stessi nei confronti di quello che tu eri nell'infanzia,quando per via dell'omosessualità ti prendevano in giro». Tra Obama e McCain scelgono il primo. Si circondano di donne, spendono parole di ammirazione per Cristiana Ruella, il loro direttore generale: «Nella Dolce&Gabbana –puntualizzano–le posizioni di potere sono tutte al femminile, per organizzare il lavoro le donne sono il meglio ».Hanno la responsabilità di aver influenzato il gusto di un paio di generazioni nel mondo e pensano che tra i segreti del successo commerciale ci sia proprio lo stretto dialogo tra loro e il pubblico. «Spesso è il mercato che ti dice quello che devi fare, poi traduci attraverso il tuo sguardo ».Anello d'oro con un rubino quadrato, maglioncino nero, camicia bianca, pantaloni gessati blu scuro, Stefano,reso ancora più sensibile e attento alle parole da sei anni di psicanalisi, e Domenico, jeans e maglione neri, sono irriducibilmente in sintonia, pur ammettendo di discutere molto tra loro. Certo, ora è difficile immaginare Stefano chino sulla Olivetti a battere a macchina le lettere per comprare i tessuti e Domenico che cuce abiti su una vecchia Singer nel loro piccolo ufficio in corso di Porta Vittoria, dopo che la Zama Sport, che li produceva all'inizio,li aveva abbandonati.Tra gli incontri importanti della loro carriera ci sono Beppe Modenese, Gisella Borioli che diede loro la prima copertina su Donna: «Fotografia di Gastel, Marpessa con t-shirt scollata color vinaccia e una gonna a tre strati di seta paracadute, rosa cipolla, rosa medio e rosa antico, con sotto il vento, che si gonfiava come queste poltrone».E poi Marina Fausti, che allora era direttore moda di Moda, il giornale diretto da Vittorio Corona: «Fu la prima persona a credere in noi, eravamo così abbattuti che volevamo smettere. Avevamo speso tutti i nostri risparmi per fare la sfilata, non avevamo più una lira. Lei ci incoraggiò commissionandoci abiti per le star che avrebbe fotografato. C'era poi Luana Conti, pr della lana Gatto, che ci forniva i filati, noi facevamo delle maglie e sempre Marina Fausti le pubblicava». Avevano esordito nella moda con una collezione trasformista, che sarebbe di grande attualità anche oggi, ma il successo vero arrivò quando iniziarono a parlare della Sicilia. Restano nella storia della fotografia le campagne stampa di Ferdinando Scianna: «Ambientate a Palermo e a Catania, una era sul barocco, e l'altra più sul trasformismo. C'era Marpessa, invernale, con tutti ivestiti neri,c'èil macellaio che passava dietro con la mucca scuoiata: quella era proprio la Vucciria, e l'altra era più solare, con i panni stesi».Sono passati oltre vent'anni, la Dolce& Gabbana non ha mai perso lo smalto, ma pur evolvendosi continuamente e proponendo mille stili diversi, mantiene intatto il nucleo centrale: «Siamo affascinati da quelle foto. C'è tutto Domenico e io vorrei essere siciliano – afferma divertito Stefano –. Stromboli, dove abbiamo la casa, resta il posto più bello del mondo. Ogni volta che mi ci ritrovo, con la casa bianca, le finestre blu, le donne anziane vestite di nero col foulard, rimango incantato. A noi piacerebbe ogni tanto riproporre collezioni di quel genere. Poi ci viene detto "Ma non potete rifare sempre le stesse cose!". E noi stessi immaginiamo di voler dire altro. La verità è che non ci allontaniamo mai troppo da quel punto di partenza, rimangono sempre le radici,l'energia».Perfino nell'ultima collezione c'erano molte analogie non solo estetiche ma anche di intimità con le prime ispirazioni: «Sono tutti tessuti da uomo e del sud – confermano – Il tipo di donna è lo stesso. Per noi sono gli abiti delle donne che lavorano nella campagna del sud, come ne La terra trema di Luchino Visconti. Sono tutti tagliati a vivo, cuciti, rigirati, fatti con i tessuti da uomo.Però poi la gente lo interpreta e vede altro, ma noi sappiamo che la matrice è quella. È proprio il distillato. Perché quella è la nostra natura. I corsetti, comunque, rimangono.Non c'è una sfilata dove non ne trovi uno. Sotto i vestiti ci sono sempre i reggiseni immancabilmente coprenti.» Il maschile resta fisso e anche le grandi gonne dipinte non erano che una rivisitazione moderna del Gattopardo. «Perché quegli abiti sono Angelica». Tutto è uguale e così diverso.Li incontriamo nel luogo che più li rappresenta, dove un'opera di Mario Schifano accoglie gli ospiti all'ingresso. Le pareti della sala sono rivestite con mikado di seta maculata. Ci sono un autoritratto di Guttuso, un dipinto del '600, uno Schnabel, e sotto a un Keith Haring le foto di Nicole Kidman e Sophia Loren. C'è anche un quadro di Domenico, con una "&"in bianco e nero che sembra un'interpretazione grafica del segno del Tao. Il primo reggiseno è stato incorniciato e un collage di Mimmo Rotella sintetizza un mondo: comprende Domenico, Stefano, Monica Bellucci, Dalì e Lola,i due labrador.Ora Lola non c'è più,restano Dalì e Rosa, un cagnone nero a dispetto del nome, che sonnecchiano nella stanza accanto. Il tappeto patchwork e il pouf in velluto rosso, come l'immenso divano, sono sempre gli stessi, un punto fermo, un segno di continuità in un arredamento che subisce frequenti modifiche. Nessun architetto potrebbe assecondare meglio la forte personalità di questi uomini che hanno rappresentato la scapigliatura, sostenuti da una grande versatilità,che producono grandi fatturati e che mantengono posizioni precise: hanno stile, sono fedeli a se stessi e sfilano fuori dal calendario.«Per quello che facciamo,per come ci comportiamo, noi siamo nel sistema». Il tono è pacato e riflessivo, anzi, propositivo: «Ma non siamo d'accordo su tante cose.Noi siamo per proteggere la moda, gli stilisti e dare spazio ai giovani. Non vogliamo affatto polemizzare, ma ci teniamo molto a Milano, non ci interessa guardare che cosa fanno a New York e Parigi, in questo caso. In Italia deteniamo i marchi di maggior successo commerciale al mondo: non siamo forti, ma fortissimi. Abbiamo bisogno di essere protetti. La nostra idea sarebbe quella di fare 5 giorni di sfilate, intendiamo dire con stilisti, non prontisti e aziende. Va bene fare il business, ma fatelo in un'altra settimana. Perché dovete attaccare e intaccare le grosse griffe e non dare spazio ai giovani?Perché in questo modo continuano a dire "spazio ai giovani!" ma non è vero. Ai giovani non danno assolutamente spazio! Quando abbiamo cominciato nessuno ci conosceva, e se non cominci, se non dai tempo alle persone di crescere La Dolce&Gabbana di quando siamo nati non era certo quella di adesso». A proposito, chi sono i designer nuovi che vi piacciono di più? «Mario Schwab. Sicuramente Alber Elbaz di Lanvin, lui è un vero stilista. Ce ne sono anche altri, come Christopher Kein, che è all'inizio». Usciamo dall'incontro convinti che abbiano ragione,e non solo sulle tre promesse della moda.
Toscani e la pubblicità occulta a D&G: "Mai fatta"
Con la sua "bottega della comunicazione" Oliviero Toscanirealizzò, nel 2007, su scala nazionale e internazionale la costosa pubblicità istituzionale della Regione Calabria: spot, cartelloni stradali e inserzioni a doppia pagina nei maggiori quotidiani e magazines, con esiti assolutamente ininfluenti per il rilancio d’immagine e turistico della Calabria.
Ricorderete che gli slogans giocavano sull’ambiguità: "Terroni? Sì, siamo calabresi" - "Ultimi della classe? Sì, siamo calabresi" - "Inaffidabili? Sì, siamo calabresi" - "Malavitosi? Sì, siamo calabresi" – "I peggiori? Sì, siamo calabresi" - "Terroni? Sì, siamo calabresi?". Per concludere sempre: "Gli ultimi saranno i primi".
Le immagini di ragazze e ragazzi “puliti” ed allegri sarebbero servite, nell’intenzione di Toscani, a capovolgere il significato negativo delle frasi, che riflettevano i pregiudizi e i luoghi comuni sui calabresi. Quando poi accadde la strage deigiovani sanluchesi a Duisburg, in Germania, nessuno nella Giunta calabrese osò riproporre o almeno rammentare quegli slogan.
Peraltro, nessuno si accorse, alla Regione Calabria, che Toscani aveva contaminato la pubblicità istituzionale con la nota griffe “Dolce & Gabbana”, come dimostra questa foto tratta da un giornale.
da http://www.gabrielemastellarini.com/
Intervistato da Affaritaliani, l'autore della campagna, il fotografo Oliviero Toscani, minimizza: "E' incredibile. Ma secondo voi, la società Dolce & Gabbana, con tutti miliardi che ha, si abbassa a fare pubblicità in questo modo qui? Una multinazionale che spende miliardi per comprare tutti gli spazi pubbblicitari più prestigiosi del mondo, ora fa pubblicità occulta, dove peraltro campeggia la scritta 'siamo incivili, siamo mafiosi, ecc.'?". Dunque? "Il signor Caridi fa il suo lavoro, per carità. Va bene, chi se ne frega. Mi spiace, con i problemi che ci sono, parlare di queste cose. Ci ritroviamo con una comunicazione, quella italia, che è la peggiore d'Europa". E perché mai? "Perche per me è la peggiore d'Europa. per me addirittura i greci e i portoghesi sono meglio di noi. Lì c'è gente più intelligente
Ricorderete che gli slogans giocavano sull’ambiguità: "Terroni? Sì, siamo calabresi" - "Ultimi della classe? Sì, siamo calabresi" - "Inaffidabili? Sì, siamo calabresi" - "Malavitosi? Sì, siamo calabresi" – "I peggiori? Sì, siamo calabresi" - "Terroni? Sì, siamo calabresi?". Per concludere sempre: "Gli ultimi saranno i primi".
Le immagini di ragazze e ragazzi “puliti” ed allegri sarebbero servite, nell’intenzione di Toscani, a capovolgere il significato negativo delle frasi, che riflettevano i pregiudizi e i luoghi comuni sui calabresi. Quando poi accadde la strage deigiovani sanluchesi a Duisburg, in Germania, nessuno nella Giunta calabrese osò riproporre o almeno rammentare quegli slogan.
Peraltro, nessuno si accorse, alla Regione Calabria, che Toscani aveva contaminato la pubblicità istituzionale con la nota griffe “Dolce & Gabbana”, come dimostra questa foto tratta da un giornale.
da http://www.gabrielemastellarini.com/
Intervistato da Affaritaliani, l'autore della campagna, il fotografo Oliviero Toscani, minimizza: "E' incredibile. Ma secondo voi, la società Dolce & Gabbana, con tutti miliardi che ha, si abbassa a fare pubblicità in questo modo qui? Una multinazionale che spende miliardi per comprare tutti gli spazi pubbblicitari più prestigiosi del mondo, ora fa pubblicità occulta, dove peraltro campeggia la scritta 'siamo incivili, siamo mafiosi, ecc.'?". Dunque? "Il signor Caridi fa il suo lavoro, per carità. Va bene, chi se ne frega. Mi spiace, con i problemi che ci sono, parlare di queste cose. Ci ritroviamo con una comunicazione, quella italia, che è la peggiore d'Europa". E perché mai? "Perche per me è la peggiore d'Europa. per me addirittura i greci e i portoghesi sono meglio di noi. Lì c'è gente più intelligente
Naomi Campbell pronta a cambiar vita per amore: «Con Vladislav voglio un figlio»
Ha deciso di cambiar vita. Addio a scatti d'ira e capricci da prima donna: la Venere nera ha scoperto l'amore e ha detto di sentirsi anche pronta per un figlio. La freccia di Cupido ha fatto centro con Vladislav Doronin, “il Donald Trump di Mosca”, con il quale Naomi Campbell fa coppia fissa da maggio, quando l'ha conosciuto a Cannes ad una festa di Dolce e Gabbana: «Sono innamorata di un uomo molto speciale e voglio un figlio».
In un'intervista-confessione al tabloid domenicale Mail on Sunday racconta: «È un uomo meraviglioso, eccezionale, molto speciale. Un vero uomo e un gentleman. Sento che mi ama per quello che davvero sono. Lascio tutto nelle mani di Dio ma penso che se in passato avessi avuto un figlio non sarebbe stato il momento giusto». Quarantasei anni molto ben portati, con una fortuna che si aggira sui due miliardi di euro, Doronin sembra aver conquistato il cuore dell'esuberante Naomi perché a differenza degli altri moltissimi boyfriend (nella lunghissima lista ci sono anche l'attore Robert de Niro e l'imprenditore Flavio Briatore) non considera la splendida supermodella una specie di trofeo ma semplicemente una donna.
E tanto è in apparenza bastato per farle immaginare che il grintoso Vladislav possa essere l'uomo della sua vita e il possibile padre dell'agognato figlio. La supermodella spiega che il desiderio di diventare mamma è cresciuto prepotente in lei dopo che l'anno scorso un delicatissimo intervento chirurgico per la rimozione di due cisti l'hanno resa in grado di concepire. «Anche questo - sottolinea - è nelle mani di Dio. Non faccio pressioni sul mio partner ma vorrei un figlio. È il sogno di ogni donna ed è una parte dell'esistenza che non ho ancora sperimentato».
Il fatto di avere un compagno come l'oligarca russo le sembra fondamentale per la realizzazione del sogno di maternità: «Non voglio - mette in chiaro - un figlio in proprio. Si può, e mia madre Valerie ha fatto un lavoro stupefacente ad allevarmi da sola, ma vorrei seguire la strada tradizionale. Ho un sogno tradizionale, come tutte le ragazze». Chrissy Hey, l'intervistatrice del tabloid, dice di aver incontrato una Naomi estremamente zuccherosa, pronta a spiegare i suoi tanti impegni sul fronte della beneficenza ed è molto probabile che la modella dall'umore spesso e volentieri imprevedibile metta in risalto la sua dolcezza nel tentativo di rifarsi un'immagine piuttosto offuscata: sta infatti scontando in un centro londinese d'assistenza ai vagabondi una condanna a duecento ore di lavori socialmente che le è stata inflitta per lo scandalo di aprile all'aeroporto di Heathrow dove ha dato di matto e ha aggredito due poliziotti e alcuni dipendenti della British Airways quando era in partenza per Los Angeles e le hanno comunicato lo smarrimento di una valigia.
Parlando dell'incidente a Heathrow la supermodella si dice dispiaciuta del comportamento eccessivamente aggressivo, conferma che non metterà mai più piede su un aereo della British e auspica la nascita di una “associazione dei passeggeri d'aereo” in grado di difendere i 'dirittì dei viaggiatori che spesso subiscono traumi quando volano.
Roma eletta "Capitale Mondiale del Lusso"
Il «luxury lifestyle italian magazine» “World & Pleasure” (www.wap-mag.com) ha eletto la Città di Roma quale nuova «capitale mondiale del lusso».
Oggi alle ore 12 presso la sede romana dell’Agenzia di Comunicazione e Relazioni Pubbliche (Acorep), in occasione del brunch-vernissage per il lancio nelle edicole della Capitale della rivista «World & Pleasure», la redazione della testata dedicata al Mondo e al Piacere ha eletto la Città Eterna capitale mondiale dello shopping di lusso.
Secondo il magazine “World & Pleasure”, da oggi in vendita in tutte le edicole della Capitale, proprio a Roma si trovano le più grandi e lussuose boutique delle migliori marche a livello mondiale ma anche tanti piccoli negozi esclusivi che attirano turisti da ogni parte del mondo. Strade del lusso, dello shopping, ma anche trionfo della curiosità dove non si va solo per comprare ma anche per guardare chi c’è che entra ed esce dai negozi a 40 carati della Capitale.
Gli abiti di Gucci come il Colosseo, i gioielli di Capuano come Fontana di Trevi, le preziosità di Bulgari come il Pantheon: Roma non è solo la Capitale mondiale dell’arte, la città dove una semplice passeggiata diventa un camminare a bocca aperta sorpresi sempre da nuovi monumenti. È anche la Capitale mondiale del buon gusto, del senso estetico, dello shopping scanzonato ma esigente, dove si resta affascinati davanti a una vetrina come davanti a una fontana del Bernini o dove i turisti si fermano per fotografare l’insegna di Dolce & Gabbana nello storico negozio in via dei Condotti.
E l’upper class della Capitale sembra proprio avere riscoperto i fasti degli Anni Ottanta. Una ricerca sui consumi dei luxury good promossa dal mensile “World & Pleasure” (www.wap-mag.com) dimostra infatti un trend positivo per il settore del lusso. Quali sono i luxury good maggiormente diffusi nella Capitale? In testa alla classifica ci sono i prodotti di oreficeria acquistati abitualmente dal 52% dei romani.
Tra i luxury good maggiormente diffusi, dopo i prodotti di orificeria (52%) seguono l’abbigliamento griffato (49%), il turismo e il tempo libero (48%), l’enogastronomia (45%), gli accessori (44%), le automobili (13%) e gli oggetti per il collezionismo e le opere d’arte (9%).
Ma il fenomeno, secondo l’inchiesta di “World & Pleasure”, oggi non coinvolge solo i tradizionali consumatori del lusso, attratti da un consumo edonistico autodiretto, ma anche molti outsider che amano i beni di fascia alta soprattutto per l’immagine che quei prodotti rappresentano e per lo status che se ne ottiene più che per il piacere personale derivante dal possesso e dall’uso del bene, con in più il sottile piacere della consapevolezza di fare parte di un’élite.
Dopo l’evento “World & Pleasure” realizzato a Milano con il patrocinio dalla Regione Lazio per valorizzare a livello internazionale l’italian style e l’immagine delle regioni italiane, lo staff di “World & Pleasure” (www.wap-mag.com) si oggi è riunito nuovamente a Roma per festeggiare con un altro vernissage il restyling del magazine e il suo lancio nelle edicole della Capitale.
La mission di “World & Pleasure” —da oggi in vendita in tutte le edicole della Capitale— è quella di valorizzare il lusso quale motore del progresso culturale e dell’economia, riaffermando il gusto per le cose belle attraverso un prodotto editoriale di successo che rispecchia le richieste attuali per la ricerca di un piacere-benessere globale. Un giornale che parla di attualità, politica, cultura, economia, viaggi e tempo libero con una vocazione precisa: anticipare le tendenze e intercettare i segnali di cambiamento. Per un pubblico qualificato e attento che apprezza fino in fondo il piacere della vita
D&G Time e D&G Jewels
Milano Moda Donna 2009 non è poi così lontana. Attendendo la settimana, dal 20 al 27 settembre, ecco cosa c'è nell'aria della moda made in Italy - ma non solo.
RIPENSANDO AI SALDI - Bilancio non molto roseo per la stagione dei saldi estivi che -secondo i dati diffusi da Federmodaitalia - è terminata, su scala nazionale, con un calo medio del 5%. Migliori, ma certo non eccezionali, le vendite scontate a Milano che, anche grazie ai turisti, hanno fruttato un bilancio in positivo con il +1,5-2%.
GRANDI NEWS A MILANO - Grande fermento per l'inaugurazione, il prossimo 26 settembre, della prima boutique italiana dello stilista Michael Kors. Il brand americano subentra, con una certa sorpresa, alla location di Via Sant'Andrea 14, storico regno diViktor & Rolf. Riguardo al nuovo negozio di Michael Kors, di circa 70 metri quadri, al momento non circolano indiscrezioni. Il concept store, molto probabilmente, si rifarà alle location della griffe, negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Molta attesa anche per l'imminente collaborazione fra Puma e Sergio Rossi. Bisognerà attendere l'edizione Milano Moda Donna 2009 per conoscere i dettagli -assolutamente top secret - della nuova collaborazione fra Puma, colosso dello sportswear, e il brand di Sergio Rossi, rinomato per calzature d'alta gamma. Il lancio ufficiale è previsto per mercoledì 24 settembre, presso la showroom milanese del luxury brand romagnolo.
SUCCESSI OLTREOCEANO - Dolce & Gabbana ha siglato un accordo per la distribuzione delle linee D&G Time e D&G Jewels in Giappone, Cina e India, Paesi strategici per lo sviluppo internazionale del prestigiosa moarchio. L'intesa per il Giappone parte da questo mese, con un programma distributivo che inizia dalle boutique D&G per approdare nei principali department store, nel mese di ottobre. In Cina si prevede un ingresso progressivo nei grandi store delle metropoli per poi ampliare la presenza nelle catene top di gioiellerie e orologerie dell'intero territorio. In India l'accordo si concentra sulla linea di orologi D&G Time, che, da settembre, sarà presente nei negozi delle principali città.
Cosa comunicano i brand di moda?
Il titolo “Filosofia dei Linguaggi della Moda” fa pensare ad uno studio teorico e potrebbe scoraggiare i più arditi pronti ad affrontare un volume di 800 pagine e dalle molte fotografie. Si tratta invece di un rapporto di ricerca, - rapporto di analisi secondo i curatori del testo -, successivo all’ applicazione del metodo SOFIA alla comunicazione di 100 brand internazionali di moda. La metodologia in questione – Semantic Open Framework Interpretative Analysis (SOFIA)- è stata elaborata dalla società Morris, Casini & Partners con l’ausilio di esperti di varie discipline.
Presentato a Roma durante AltaRomAltaModa del luglio scorso, il testo si qualifica come un ottimo strumento di lavoro per utenti con finalità diverse. Un approfondimento per chi si occupa delle campagne pubblicitarie, non solo dei brand citati, ma chiunque voglia affrontare una campagna pubblicitaria nel campo dell’abbigliamento; per il fotografo che nei suoi scatti sintetizza concetti e suggestioni, tutto un linguaggio di comunicazione del quale spesso i protagonisti - stilisti, addetti alla comunicazione, fotografi stessi - non sembrano coscienti; per chi fa giornalismo di moda e vuole imparare a leggere le campagne pubblicitarie non solo partendo dalla sua intuizione, ma con qualche strumento scientifico.
Senza dubbio il titolo pone domande domanda sul contenuto del testo.
Se è un dato di fatto che possiamo studiare la Filosofia del linguaggio, non è invece scienza acquisita la Filosofia della moda. Di fatto ci si chiede come l’effimero (la moda) possa essere annoverata nella scienza che cerca l’universale e si pone domande di senso sull’oggetto in studio. La moda è un fenomeno culturale o meglio un pezzo tra le infinite tessere che compongono il quadro culturale delle epoche storiche e quindi della nostra attuale; è fenomeno che tocca da vicino l’uomo, quindi ha molto da spartire con l’antropologia. Dice Lars Fr. H. Svendsen, giovane filosofo norvegese, nel testo - dal titolo preciso “Filosofia della Moda” (cfr. articolo su Imore), ampliamente citato nell’introduzione del volume che stiamo esaminando e a giustificazione di un tentativo di approccio filosofico alla moda: “Se la filosofia è la disciplina che aiuta a comprendere se stessi, e se la comprensione del concetto di moda può contribuire alla conoscenza di noi stessi e dei nostri comportamenti, allora la moda merita di essere presa in seria considerazione quale oggetto di indagine filosofica”. Messo in chiaro quale può essere l’approccio filosofico alla moda, - cioè il fatto che la moda può contribuire a comprendere la specifica visione antropologica di un concreto momento culturale -, vediamo come possiamo giustificare un approccio filosofico ai linguaggi della moda.
Ci sembra doveroso a questo punto avvisare il lettore/studioso che non può prescindere dalla lettura attenta dell’introduzione, se di fatto vuole comprendere le osservazioni che successivamente vengono elaborate per le campagne pubblicitarie esaminate. La materia non è semplice perché i nostri ricercatori prima, e autori dopo, hanno fatto ricorso a molte scienze: filosofia del linguaggio, e analisi del linguaggio e della comunicazione, per leggere e scomporre il messaggio rappresentato; sociologia e antropologia per elaborare una lettura – intellettura - filosofico/antropologia delle immagini; marketing, come sfondo pratico di un discorso, per sè teorico, che possa aiutare gli addetti alla comunicazione di moda a determinare i messaggi realmente percepiti dall’osservatore-acquirente-fruitore del prodotto moda, rispetto al messaggio che il team addetto alla comunicazione pensava di veicolare.
Il testo parte da dati assodati - la moda, il vestito come comunicazione e come linguaggio -, per approdare al fatto, anche esso assodato da tempo, che l’immagine pubblicitaria utilizzata dai brand è un linguaggio comunicativo nel quale è possibile leggere un messaggio, una concezione antropologica di uomo o donna , una idea, uno stile di vita, un aspetto della cultura del momento. Riprendendo il filo di quanto detto sopra a proposito della possibilità di elaborare una “filosofia dei linguaggi della moda”, apprezziamo il fatto che nel titolo si parli di linguaggi e non di linguaggio che avrebbe indicato un discorso univoco impossibile all’interno del tema della moda. Il linguaggio della moda è linguaggio suggestivo, comunica sensazioni, emozioni, suggestioni, appunto in quanto è in grado di caricare di senso un oggetto che ne è privo, assegnandogli un significato che prima non possedeva e che può mutare a seconda del clima culturale. Basti pensare al passaggio che si opera nel momento in cui in cui una borsa “qualsiasi” dovesse essere arricchita dall’ideogramma di YSL o di LV; o al diverso significato che il jeans ha acquisito nella sua lunga storia. Il valore simbolico ed economico del pezzo cambia e sale alle stelle al di là del valore oggettivo, per esempio del jeans. Ripetiamo quindi anche per i “linguaggi della moda” che l’ approccio filosofico può essere giustificato solo per il contenuto antropologico e culturale che esprimono.
Gli autori del metodo SOFIA, per poter esprimere con coerenza e una certa uniformità, i messaggi contenuti nelle immagini esaminate, hanno cercato di individuare, nel linguaggio della comunicazione di moda, dei tratti semantici semplici già portatori. di significato: ad esempio comodo, cool, funky, eccentrico, femminile, fashion, seducente, tecnologico, volgare, raffinato, rioroso, ecc. Questi elementi sono stati raggruppati in 7 "famiglie semantiche". Pur riconoscendo il valore di questo primo lavoro fatto, per quanto riguarda la denominazione e i raggruppamenti non siamo del tutto concordi. Ad esempio la famiglia semantica “creatività” contiene termini come etnico, innovativo, surreale o tribale dal contenuto semantico molto vario; oppure “trasgressione” spazia danoioso a scabroso. Nel momento in cui trasgressione viene assegnata ad una immagine non è dato sapere a quale tratto semantico ci si sta riferendo.
Il testo esamina 100 brand internazionali. Riporta per ognuno una breve storia dell’azienda, esamina la tipologia del prodotto e il target e ciò è molto preziosi. In fine analizza – con l’ausilio di foto- per ognuna delle aziende esaminate, l’ultima campagna pubblicitaria , ponendola in raffronto con precedenti. Vengono quindi applicate le famiglie semantiche ed esaminato il contenuto ideologico della campagna facendo quella che gli autori chiamano intellettura, una lettura dei messaggi culturali e antropologici contenuti nella comunicazione. E’ questa la parte più significativa ed interessante, in grado di fornire una metodologia di esame e di lettura di immagini fotografiche non da parte di chi le crea, ma di chi le osserva.
In alcuni casi il lettore può esprimere una non conformità con lo scritto o addirittura una difficoltà ad individuare nell’immagine ciò che è descritto, ad esempio alcune espressioni per Alberta Ferretti. Ma questo è nella natura dell’oggetto in studio.
Altre volte, per esempio Dolce e Gabbana, parrebbe che la descrizione non si riferisce alle immagini riportate e di fatto potrebbe esserci stata una svista dell’editore nella scelta delle foto o nel tagliarle che non permette di visualizzare ciò che viene detto.
Qualche altra piccola imprecisione di stampa o ripetizione che fanno pensare a un po’ di fretta per mettere a disposizione il testo nell’occasione dell’evento romano di luglio. Nel complesso però il giudizio è positivo.
50 Anni Di Moda Italiana
Prosegue in Europa il percorso di “Cinquant’anni di moda italiana”, che dopo i successi ottenuti nelle principali città di America ed Estremo Oriente è ora approdata a Salonicco per essere inaugurata il prossimo 8 settembre 2008 presso il “Palais des Sport”, alla presenza delle massime autorità greche e del nostro Ambasciatore Gianpaolo Scarante; in occasione della Expò Salonicco 2008. Dove in questa edizione è l’Italia, il Paese ospite d’onore.
La manifestazione ideata e curata da Fiorella Galgano ed Alessia Tota, è realizzata di concerto col Ministero Affari Esteri, l’Ambasciata d’Italia ad Atene, l’Istituto Italiano di Cultura ad Atene e la Helexpo S.A..
“Cinquant’anni di moda italiana” è una mostra che racconta la storia dei protagonisti del “made in Italy” attraverso una esposizione di capi storici ed accessori, ideata dall’Arch.Elena Ciravolo e proiettata a rappresentare sia il percorso progressivo della moda italiana; che gli spazi autonomi di ricerca di ciascuno stilista. Con la partecipazione delle maggiori griffe di Alta Moda e prêt-à-porter: Walter Albini, Giorgio Armani, Renato Balestra, Laura Biagiotti, Brioni, Mariella Burani, Roberta di Camerino, Helietta Caracciolo, Roberto Cavalli, Enrico Coveri, Raffaella Curiel, Dolce & Gabbana, Etro, Fendi, Salvatore Ferragamo, Gianfranco Ferrè, Alberta Ferretti, Marella Ferrera, Sorelle Fontana, Egon Von Furstenberg, Nazareno Gabrielli, Irene Galitzine, Gattinoni, Genny, Gucci, Krizia, La Perla, Lancetti, Litrico, Max Mara, Antonio Marras, Gai Mattiolo, Missoni, Prada, Lorenzo Riva, Fausto Sarli, Ermanno Scervino, Schuberth, Luciano Soprani, Trussardi, Valentino, Versace.
Assieme alla mostra anche un mega fashion show con in passerella la sintesi di creazioni delle collezioni di alcuni dei nomi più importanti della moda italiana. La sfilata prevede un momento speciale dell’ultima collezione Alta Moda e pret-à-porter della Maison Gattinoni, che espone per la prima volta nella città ellenica il leggendario abito “stile impero” indossato da Audrey Hepburn nel film “Guerra e Pace”, pellicola del 1956 che valse una nomination all’Oscar per i costumi. A presenziare la sfilata di moda diretta dal regista Rino Tranchini, che si terrà sempre l’8 settembre, subito dopo l’inaugurazione della mostra, sarà Stefano Dominella, Presidente della Gattinoni e Guillermo Mariotto, Direttore Artistico della Maison.
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