Campagna Pubblicitaria P/E 2009: Dolce & Gabbana




Steven Klein firma la nuova campagna pubblicitaria primavera/estate 2009 di Dolce & Gabbana. Protagonisti, tra gli altri, i modelli David Gandy, Noah Mills, Julien Quevenne, Adam Senn e Maria Carla Boscono.

Dolce & Gabbana nel musical 'Nine'

Dolce & Gabbana sono stati avvistati sul set di 'Nine, il film musical di Rob Marshall. Lo rivela il portale Cinemotore. I due stilisti hanno partecipato alle riprese di un cameo insolito che nessuno si aspettava. Nel frattempo è arrivata Nicole Kidman che ha pochissime scene a Roma, mentre è attesa Penelope Cruz che sta per ritornare nella capitale per completare le sue scene. Sempre presente sul set Daniel Day-Lewis e grande commozione l'altro giorno invece ad Angiullara per le riprese con Judi Dench.

Dolce & Gabbana in Grandes Inversiones su GQ Spain January 2009


David Gandy with a quiff and only a coat to keep warm. Is this all we need to survive the freezing winter?
The photographer Xevi Muntanè immortalizes David Gandy in black and white for GQ Spain's January issue.
Although dressed in a coat (Dolce & Gabbana nonetheless) we're not absolutely convinced it's enough to get through this chilly season, but what we do know is that he can thaw the snow with his soulful gaze.
We're also super excited to hear the news that David is going add a much needed lift to our TV screens when he stars as a guest presenter at Italy's (and the world's) leading music festival - Sanremo. Beginning on Feb 17th - the festival will be in its 59th edition. We're glued to our screens already.

David Gandy al Festival di Sanremo


Sarà la bella top model Chiara Baschetti ad affiancare Paolo Bonolis e Luca Laurenti nella prossima avventura sanremese. Accanto al popolare presentatore ci saranno anche cinque uomini (tra cui spicca David Gandy, il bel modello di Dolce & Gabbana), che si alterneranno di sera in sera. Lo ha ha annunciato lo stesso direttore artistico e conduttore del Festival di Sanremo. "La Boschetti ha 21 anni", ha raccontato Bonolis, "viaggia molto, si occupa di moda, è molto, molto raffinata". Tra le novità della kermesse canora, in programma dal 17 al 21 febbraio, anche Mina, che aprirà ufficialmente la 59/ma edizione del Festival e lo farà attraverso un tributo filmato: "Siamo riusciti la prima sera ad avere il grande onore di avere Mina ad aprire il Festival. È un segnale forte che la musica italiana vuole dare a questo palcoscenico e si tratterrà - ha spiegato Bonolis- di un intervento in video della più grande artista vivente nel campo della musica e del pensiero. Mina ha deciso di aiutare questo Festival con la sua voce e con un progetto artistico a cui sta lavorando per celebrare la musica italiana". Fra gli ospiti annunciati Giorgio Panariello, Annie Lennox, Gim Carrey, alcune conigliette di Play Boy accompagnate dal fondatore della rivista Hugh Hefner e Maria de Filippi, per la serata finale.In diretta su Raiuno e in Eurovisione, in gara si confronteranno 16 artisti e 10 proposte 2009, mentre nel frattempo è già in corso una gara parallela on line tra giovani emergenti che Bonolis spera di potere ospitare durante le serate del Festival. Torna l'eliminazione nella categoria artisti e nel corso della terza serata verranno riascoltati i 6 brani dei cantanti non ammessi dalla giuria demoscopica nelle due serate precedenti e attraverso il sistema del televoto le due canzoni più votate saranno riammesse in gara. I brani della categoria nuove proposte saranno anticipati su Rai Radio2 una settimana prima dell'inizio del Festival per permettere al pubblico di conoscere in anteprima le canzoni e giudicare al meglio gli artisti in gara. Per la prima volta una giuria demoscopica di 300 persone sarà presente al Teatro Ariston e potrà esprimere nella prima e nella seconda serata la propria preferenza, mentre una giuria di qualità, composta dai professori dell'orchestra del Festival, sarà chiamata ad esprimere una preferenza decisiva sull'eliminazione dalla gara di due artisti nel corso della quarta serata.

Il Tapiro d'Oro di 'STRISCIA' a Dolce & Gabbana

Nella puntata di ''Striscia la Notizia'', in onda stasera, Valerio Staffelli consegna il tapiro d'oro allo stilista Domenico Dolce che, insieme al socio Stefano Gabbana, e' stato accusato da Giorgio Armani, in occasione delle recenti sfilate milanesi, di avergli copiato un paio di pantaloni della scorsa stagione. Lo stilista, ai microfoni di Striscia dichiara: ''Ti conviene andare a chiedere ad Armani, che ha rilasciato l'intervista. E' lui che sa tutta la storia e che ha messo in piedi questo gran casino''. Sulle dichiarazioni fatte da Armani (''Adesso copiano poi impareranno!"), ironico commenta: ''Un pantalone ha due gambe. Forse sto diventando anziano e non mi ricordo piu' le cose. C'e' sempre tempo per imparare, eravamo a corto di idee. Dedichiamo il tapiro a tutti quelli che copiano''.

Armani accusa Dolce & Gabbana di plagio


Si sa, l’ispirazione – se così vogliamo chiamarla con un pizzico di ingenuità – attraversa le collezione di molti stilisti diversi rendendo molti spunti somiglianti, quando non perfettamente identici. Questo accade sistematicamente ma quasi sempre solo a livello di ideazione, perché la realizzazione segue normalmente le regole di stile dello specifico designer, com’è ovvio.
Ma quando succede che un capo non solo deriva da un medesimo concetto, ma utilizza stesso pattern, modello e materiale allora si grida al plagio. Proprio come Armani che accusa Dolce & Gabbana di aver copiato spudoratamente i pantaloni matelassé che hanno sfilato sulle sue passerelle uomo in Giugno e che ora si sono materializzati sul catwalk milanese.
Specifica Armani, molto risentito: “Avrei capito se si fosse trattato di due sconosciuti!”. Nel senso che sarebbero passati sotto silenzio e dunque l’onore offeso sarebbe stato lenito con i balsami dell’indifferenza? O semplicemente il magnanimo stilista sarebbe stato più indulgente nei confronti di due novellini quali Dolce e Gabbana certo non sono?
In ogni caso Dolce e Gabbana arrivano mesi dopo Armani e che ci sia stato deliberato plagio o solo libera ispirazione, faranno la figura dei copioni. Intanto però si parla di loro… chi vince?

Armani, l’uomo vuole piacersi - D&G, l’eroe giovane è Oscar Wilde

Buone notizie. Non stiamo affondando, non ci aspetta più una moda maschile che mortifichi fascino e muscoli. L’abbiamo scampata bella. Anzi nell’ultimo giorno di sfilate, proprio i due contendenti di una singolare polemica sulla proprietà intellettuale, Giorgio Armani e Dolce e Gabbana, non solo hanno fatto pace, ma anche dato il meglio di sé. Armani con una visione di raffinata eleganza dove non si può parlare di classico, perché un piumino decostruito o l’eskimo di pelle foderata o le spalle insellate di questo giovanotto sicuro e accigliato marciano in ben altra latitudine.

Ma vale, come sempre per Armani, un modo di osservare l’uomo che riflette le sue alchimie femminili: «Questa collezione è l’emblema di ciò che un uomo può cambiare senza diventare ridicolo e senza rimanere noiosamente classico» spiega. Osserva anche che «in Italia la provincia vuole sempre dimostrarsi aggiornata, mentre la città è più conservatrice. Allo stesso tempo, i mercati esteri sono famelici di cambiamenti». Cosa vuol dire? Essenzialmente due cose: che l’uomo avverte l’esigenza di sfidare di più in un campo piuttosto limitato dal gusto e dalle convenzioni, ma anche che proprio la globalizzazione, lo spezzare il monopolio culturale delle grandi metropoli occidentali, lo salverà dal più brutale appiattimento estetico. E come risolve Armani questo doppio binario, perché alla fine deve pur soddisfare la vecchia Europa come il Far East? Con un bilanciamento delle linee e dei colori: le sciarpe diventano camicie, creando fluidità a giacche di prezioso rigore, mentre le scarpe trasmettono solidità proprio tornando a forme tradizionali. Intanto è pace fra lo stilista, «mi aspettavo maggiore leggerezza nella loro reazione, anche perché tutti nel nostro mestiere copiano. Anche io ho copiato Chanel e Yves Saint Laurent, ma forse loro invece si sono offesi», e Dolce e Gabbana: «No, non ci siamo offesi, siamo stati attaccati e abbiamo risposto. Soprattutto non abbiamo mai copiato Armani che stimiamo molto. Comunque per noi la polemica non c’è mai stata». Poi, per la linea D&G, i due stilisti si sono letteralmente scatenati con una visione rock del maestro Oscar Wilde, addirittura con splendide t-shirt che rappresentano sia lo scrittore che il dipinto “Leonida alle Termopili” di Jacques Louis David e con la nuovissima e ultra chic borsa Billy. Ma questo simpatico Dorian Gray sull’orlo della recessione come si veste? Con gusto militare esaltato dalle marsine, velluti lisci e broccati stampati, trench in Astrakan, maglioni di cashmere con stampe di arazzi. Camicie Oxford e blazer che fanno molto aristocratico.

Tutta la verità sulla lite Armani-Dolce & Gabbana. La colpa è dei Beckham!


Un fulmine a ciel sereno, un'uscita poco cortese da un maestro dell'eleganza, un attacco gratuito e immotivato. Questo è sembrata alla maggior parte degli addetti ai lavori e al pubblico delle sfilate l'accusa lanciata da Giorgio Armani ai "giovani" (neanche tanto) colleghi Stefano Dolce e Domanico Gabbana rei, secondo lo stilista, di aver copiato alcuni modelli.
In realtà, secondo i beninformati, dietro quell'attacco c'è di più. Re Giorgio è sì infuriato con i due stilisti, ma gli abiti non c'entrano. Nella moda, si sa, è tutto un 'ispirarsi' alle collezioni degli altri.

Il vero motivo dello scontro si chiama David Beckham. E moglie. La verità è infatti che ad Armani non è andato giù il comportamento di Dolce e Gabbana che, da quando il bel calciatore è arrivato a Milano, si sono guadagnati fior di interviste e paparazzate con la scusa di accompagnare l'atleta inglese per le vie meneghine.
E qui sta il problema. Beckham è infatti il costosissimo testimonial di 'Armani underwear' e dunque tutta quella pubblicità gratuita sarebbe toccata a re Giorgio. Senza contare il fatto che anche la moglie del calciatore, Victoria Adams, è a libro paga della maison come volto dell'intimo donna.

Ecco anche perché il calciatore era seduto in prima fila alle sfilate di Armani. E perché i coniugi inglesi sono stati stra-fotografati mentre facevano compere nella boutique della maison. Nessuna testimonianza di ammirazione o di amicizia: lo sportivo era lì perché tra lui e lo stilista esiste un contratto dorato. Che magari non prevede la sua presenza ai bordi delle passerelle o ai tavoli dell'Armani cafè, ma che per quello che costa vale almeno la buona educazione di non farsi vedere troppo in giro con la concorrenza. Stessa cortesia che re Giorgio si aspettava da Dolce e Gabbana.

Scarlett Johansson nella nuova pubblicità di Dolce e Gabbana


Scarlett Johansson come Marilyn Monroe.

Scarlett emula Marilyn Monroe. La Johansson ha prestato la sua immagine per la nuova pubblicità di Dolce e Gabbana, con un look ricorda da molto vicino quello della star considerata uno dei più longevi sex-symbol del mondo.
Fino ad ora c’era molto riserbo riguardo al nome della nuova testimonial che avrebbe fatto da madrina alla griffe conosciuta in tutto il mondo. Alcuni sospettavano che si sarebbe trattato di una stella nascente, altri erano convinti che il celebre duo di stilisti avrebbe puntato in alto, e proprio così è stato. La Johansson è infatti il massimo a cui possa aspirare una casa di moda, con il suo viso fresco e giovane e uno stuolo immenso di fans pronti a seguire i consigli dell’affascinante diva.
Ma come è diventata famosa Scarlett ? "Duro lavoro, ma soprattutto tanta fortuna". Intervistata da Moviehole.net, la 24enne newyorchese, divenuta celebre a soli 13 anni con il film L'uomo che sussurrava ai cavalli, ha confessato che la sorte con lei è stata molto benevola. "E' da quando avevo tre anni che sogno di fare l'attrice e non solo ci sono riuscita, ma sto riscuotendo anche molta fama. Sono davvero una persona fortunata, visto che di talenti in giro ce ne sono molti", ha detto la star.

Dolce & Gabbana, borsa in struzzo "Ostrich Wristlet"



Il colore appariscente potrebbe contribuire, insieme al prezzo, a ridimensionare il suo bacino di sbocco. Ma gli autori non hanno pensato ai grandi numeri, puntando piuttosto a dare risalto al loro riconosciuto estro creativo.
Ci sono riusciti perfettamente, con una proposta che non fatica a guadagnare gli sguardi, anche se poche donne avranno il coraggio di portarla in giro. Per esibirla occorre infatti un forte carattere, che supporti la propria originalità.

Pace fatta e polemica chiusa tra Armani e Dolce e Gabbana

Pace fatta tra Giorgio Armani e Dolce e Gabbana. Dopo il botta e risposta a distanza dei giorni scorsi, con Armani che aveva accusato i colleghi di aver copiato un modello di pantalone, oggi Re Giorgio prima della sfilata ha detto: «Mi aspettavo maggior leggerezza nella loro reazione, anche perché tutti nel nostro mestiere copiano. Anche io ho copiato Chanel e Yves Saint Laurent. Ma forse loro si sono offesi». Domenico Dolce e Stefano Gabbana, infatti, ieri avevano risposto piccati all’accusa di Armani: «Sicuramente abbiamo ancora tanto da imparare, ma certo non da lui. Lo stile Armani non è mai stato per noi fonte d'ispirazione stilistica e da anni non guardiamo più le sue sfilate». Oggi, però, alla luce delle nuove dichiarazioni di Re Giorgio, la coppia si è affrettata a precisare: «No, non ci siamo offesi, siamo stati attaccati e abbiamo risposto. Poi, soprattutto, noi non abbiamo mai copiato Armani. È una persona che stimiamo molto, lo abbiamo sempre detto. Siamo anche andati alle sue sfilate». Polemica conclusa quindi.
In questa ultima giornata di Milano Moda Uomo autunno inverno 2009-2010, Armani ha dimostrato di voler rimanere fedele al suo stile. In questi tempi di crisi è difficile osare con i cambiamenti, perciò la maison mantiene i suoi capisaldi, tanto amati dagli acquirenti, soprattutto esteri. Innanzitutto i completi con la giacca nelle tonalità del grigio o del “greige” (grigio-beige): le spalle sono più larghe e più costruite del solito, i pantaloni sono sempre ampi e fluenti. L’accessorio di stagione (così come proposto anche da altri stilisti) è la sciarpa, di lana stampata, di cachemire o di pelliccia.
Domenico Dolce e Stefano Gabbana per la collezione D&G traggono ispirazione dal dandismo di Oscar Wilde, ma combinato con il rigore militare. Il risultato? Uno stile lussuoso ma con brio. Le giacche rubano le stampe dai broccati o dagli arazzi e si indossano con papillon di raso in tinta, pantaloni da tight e pantofole di velluto. Il Dorian Gray contemporaneo porta anche t-shirt con l’immagine di Oscar Wilde o il dipinto “ Leonida alle Termopili” di Jacques-Louis David.

The Dolce & Gabbana hand-made jacket


The Dolce & Gabbana hand-made jacket is FW 2010's must have. Despite the work involved in each jacket - we assure you this is not a look you'll need to work hard on - to achieve.
If you're tired of walking in a bar and seeing every man in an identical jacket - Dolce & Gabbana's FW 2010 collection will end the ubiquitiy. Cut to be worn by the modern man - the winter jacket collection fuses the traditional with the future in a way only a handmade piece can achieve.
Part of this brand new collection - literally just seen on the catwalk during January's 2010 Milan fashion week features hand-interwined jackets for evening wear. As if laughing in the face of "fast fashion" this unique collection consists of jackets that are literally, works of art. Produced from hand-intertwined grograin and silk ribbons, these Limited Edition jackets are for the true style coinoisseur.
Jackets in velvet, corduroy, jacquard, moiret silk and boiled-wool fabric are finished with rich grograin and georgette details adding a class and a signature that will single out your style form the rest.
For 2010 invest in a real jacket - leave style imitations to the rest.

D&G Fashion Show Winter 2010 Men


Ispirazione
Oscar Wilde, come simbolo di dandismo e di decadenza, eterno emblema dieleganza volutamente eccentrica, che nella collezione D&G A/I 2009/2010 sifonde con un rigore d’ispirazione militare, introdotto sia dalle classiche marsine che dalla prevalenza di colori grigi. Una moda lussuosa da portare però con moderna nonchalance, ispirata al più edonista dei personaggi wildiani: Dorian Gray, sinonimo del culto della bellezza assoluta e tornato di grande attualità grazie all’atteso film del regista inglese Oliver Parker in uscita l’inverno prossimo in contemporanea con la collezione. La sfilata D&G possiede anche l’anima visionaria di Wilde, resa visibile dalle stampe di marsine e arazzi su capi finiti, le cui immagini sbordate rimandano alla realtà offuscata dei sogni.

Tessuti e materiali
Velluti lisci, broccati stampati, lana/seta, panni di tutti i pesi, gessati, cachemire, denim, astrakan, broccati con applicazioni flock.

Colori
Grigio, nero, bordeaux, verde bottiglia, azzurro e tocchi di oro antico.

Stile
Aristocratico e dandy che rimanda alla tradizione sartoriale inglese con marsine stampate e non, dal rigore militare con revers a scialle, da portare con pantaloni di velluto o gessati da tight o jeans asciutti e strappati. Gilet di velluto o broccati da portare sotto i numerosi blazer di velluto liscio, jacquard o stampato. I trench, che prendono il posto dei cappotti, in prezioso Astrakan grigio o arricchiti da dettagli militari. Maglioni grossi di cachemire con stampe di arazzi o marsine con intarsi e colli broccati e interno di pelliccia da portare con pantaloni formali. Eleganti giacche costituite da tre diversi materiali: velluto, raso, tessuto cravatta. Camicie Oxford di cotone o twill azzurre, cifrate come quelle sartoriali da portare di giorno sotto blazer e mostrine. T-shirt raffiguranti Oscar Wilde o il dipinto “ Leonida alle Termopili” di Jacques-Louis David.

Finale
Completi con giacche di broccato laminato da portare con camicie rigorosamente bianche, papillon di raso o broccato in tinta con la giacca, pantalone da tight e pantofole di velluto.

Accessori
Borsa Billy in 2 misure realizzata in vitello nei colori nero, verdone, marrone o bicolore. Pantofole di velluto blu, bordeaux, verdi, a stampa arazzo. Scarpe di velluto ricamate con canutiglia dorata, o di velluto jacquard con lavorazione flock. Francesine di vitello lucido stringate o con elastici. Sciarpe di seta o velluto stropicciate.

Colonna Sonora
Love is noise Remix
The Verve vs Deee-lite

Dolce & Gabbana Backstage Sfilata

Thanks James for your photos.

Dolce &Gabbana rispolverano la tradizione Siciliana


Ritratto di siciliano, autentico nella versione viscontea e barocca in giacche da camera di velluto o «picciottesca» e bulla di stallone italiano in canotta a coppola. Dolce Gabbana naturalmente, mai così fedeli, perché - ci tengono a dire - solo restando se stessi e rimarcando la propria identità si riuscirà a superare crisi e confusione. Così c'è il nero della tradizione (di tanto in tanto spezzato da romantici rossi e fucsia) e i completi precisi (la giacca un po' più lunga) ma magari con inedite lavorazioni di fettucce di seta o gros grain intrecciato o sormontato sugli orli e ai lati delle braghe. E ancora i pantaloni classici grigi che possono però essere o di jersey o di raso trapuntati (nel caso anche dall'aria joggins). Romanticismi e accenni di voglia di intimità per via delle pantofole di velluto e delle giacche da camera (strutturate, definite), dei papillon di fettuccia e o dei grossi maglioni fatti a mano. Cravattine strette-strette o sciarpone. Lusso strafottente: i jeans con i rivetti d'oro o i valigioni di coccodrillo. «C'è chi ci chiede queste cose dicono i due stilisti - , perchè no?». Poi i messaggi: affidati agli intrecci di cui sopra: «E' il nostro invito a stringere rapporti, a relazionarsi, a tenersi strette le amicizie perchè non di sola crisi economica si deve parlare, ma anche di crisi intellettuale e di valori e di affetti ». Metafora complicata, ma il messaggio è chiaro. E maliziosamente neppure troppo confuso se la t-shirt dice «Italian Stallone!» perché mediterraneo è... Animi romantici, sembrerebbe gli ometti dell'inverno prossimo. Con sfumature che oscillano fra il bohemiènne e il nostalgico.

E D&G vendono il 21% in più

«Non vogliamo parlare di crisi» dicono Domenico Dolce e Stefano Gabbana, forti di un fatturato consolidato di 1.266,6 milioni di euro a fine marzo 2008 con un incremento del 21% rispetto all'anno precedente. Ma poi si sbottonano: «Più che di crisi economica si tratta di una crisi intellettuale e di costume. C'è voglia di tornare a relazioni autentiche intrecciate dal vivo e non su Facebook. È un periodo molto interessante per capire chi ha davvero le carte in regola per andare avanti. E pazienza se il 2009 sarà negativo: non sono solo i soldi a fare la felicità ma amare il proprio lavoro e farlo bene»

Dolce & Gabbana presentano il 2010

E' cominciata la settimana della moda uomo autunno inverno 2009/2010, che si svolge come ogni anno a Milano. Pochi gli stilisti importanti che hanno già sfilato. Cavalli, Jil Sander,Prada, ed ultimi ma non per importanza Dolce & Gabbana. L'uomo di Stefano e Domenico è sicuramente ispirato alla Sicilia e ai "picciotti sicliliani". La cartella colori assolutamente nera, bianca grigia, marrone con qualche flash di fuxia per giacche e scarpe.
I due stilisti hanno proposto una collezione molto rigorosa. Hanno infatti sfilato per lo più completi elegantissimi con giacche dai rever a scialle, che riportano ancora una volta agli anni '30. Velluto, questo è certamente il materiali più utilizzato nella collezione che punta al lusso più estremo. Micro papillon e sottilissime cravatte decorano il collo di questo uomo che si veste di lussuosa classicità non dimenticando l'importanza dell'essere fashion. Tanti i giochi di contrasto in questa collezione dove vediamo sfilare giacche bianche con rever a contrasto neri. I due stilisti si sono divertiti come al solito a stupire facendo sfilare un trech completamente in coccodrillo nero.
Non poteva mancare l'uomo in canottiera che è sicuramente nel loro stile. A parte questa piccola parentesi ci complimentiamo con i due stilisti che ancora una volta stupiscono rivendicando il made in Italy, ispirandosi alle terre che ci sono in questo meraviglioso paese. Complimenti ancora per il successo di questa luxury-collection.

In passerella l'uomo torna alle origini contro la crisi

Il ritorno alle origini sembra essere il refrain di questa prima giornata di passerelle di Milano Moda Uomo. Da Dolce e Gabbana a Missoni, da Costume National a Carlo Pignatelli, passando per Trussardi, i grandi marchi sembrano puntare sul rafforzamento dell'identità per sopravvivere alla difficile congiuntura economica.

Tra venti di crisi e aria di recessione, non è più tempo di gags e voli pindarici, ma di qualità e solidità, incaricate di conquistare i consumatori, che non hanno più voglia di investire in beni effimeri e costosi che durino lo spazio di una stagione. La parola d'ordine diventa così bello e ben fatto, che duri nel tempo e, possibilmente, non costi un occhio della testa. Il richiamo al Dna è palese anche sulla passerella di Dolce e Gabbana, che hanno tessuto il panegirico della loro amata Sicilia. Un ritratto della Trinacria in bianco e nero tra gattopardesche giacche da camera in velluto trapuntato, blazer da sera in tessuti canestrati, completi neri illuminati dalla camicia bianca. La crisi c'è, ma il momento, per i due stilisti, «è stimolante perché costringe a tirar fuori il meglio». E chi davvero ha un'identità - dicono convinti - può proporla con convinzione.

Giorgio Armani: "D & G mi copiano" La replica: "Non guardiamo sue sfilate"

Ospiti vip del mondo dello spettacolo e del mondo del calcio alla sfilata milanese di Emporio Armani. E lo stilista, dopo la passerella, si lascia andare a qualche battuta sullo stile. Riferendosi a Dolce e Gabbana e in particolare a un loro modello presentato a Milano Moda Uomo ha commentato: "Adesso copiano poi impareranno!".
II riferimento era a un paio di pantaloni matelassè 'simili', a detta dello stilista, a un capo presentato lo scorso anno ad una sua sfilata. Qualche battuta anche sulla crisi: "Ho dato ai miei collaboratori l’input di evitare alcune cose esagerate. Prima, per esempio, tendevano ad aggiungere colori e modelli, magari per paura di non accontentare la clientela: oggi dobbiamo rischiare di più, nel senso di avere più coraggio nel suggerire cose precise, offrendo una scelta meno ampia’".
"Bisogna eliminare quelle cose che si facevano solo perchè c’era l’uso di farle, di spendere tanti soldi per una sfilata o per avere personaggi famosi. Molti l’hanno fatto per dare l’idea di una ‘grandeur’, e questo, in alcune maison, porta oggi a problemi di continuità. In questa crisi - prevede - ci sarà gente duramente colpita, spero siano pochissimi".
'Re Giorgio' commenta anche lo stile del nuovo presidente degli Stati Uniti: "Obama? Si, mi piace, mi piace molto". Più difficile forse vestire lui che la gente comune. "II problema è anche che la moda è stata oggetto di divertimento da parte di gruppi di professionisti non sempre adeguati al lavoro serissimo costituito da questo settore. Ultimamente è andata cosi’, mentre la moda è vestire persone come voi (riferito ai giornalisti) ed è difficilissimo!" continua lo stilista.
La sfilata ha raccolto l'entusiasmo di tutti i presenti e anche del fotografatissimo neo acquisto del Milan David Beckham, seduto in prima fila.
''Essere copiati e' un onore'' dice Donatella Versace, intervenendo a distanza nella polemica nata tra Dolce e Gabbana e Armani. Lo stilista ieri ha accusato i due colleghi di aver ripreso un suo modello di pantaloni. 'Gianni e' stato copiatissimo e continuano a copiarci tuttora, ma Versace - conclude la stilista, poco prima della sfilata della linea uomo della Medusa - resta Versace'.

LA REPLICA DI DOLCE E GABBANA"Sicuramente abbiamo ancora tanto da imparare, ma certo non da lui". La risposta di Domenico Dolce e Stefano Gabbana alle accuse Giorgio Armani non si è fatta attendere. Gli stilisti spiegano che "’lo stile Armani non è mai stato per noi fonte d’ispirazione stilistica e da anni non guardiamo più le sue sfilate. Abbiamo fondato la nostra fortuna creando uno stile Dolce & Gabbana legato alla Sicilia e alle sue tradizioni, oltre che alla sartorialità: stile riconosciuto in tutto il mondo".

Moda: Armani ''Dolce & Gabbana ora copiano, domani impareranno''

"Adesso copiano poi impareranno!": la frase è di Giorgio Armani, l'ha detta questa sera, dopo la sua sfilata di Emporio Armani, riferendosi agli stilisti Dolce e Gabbana e in particolare a un loro modello sfilato ieri in passerella a Milano Moda Uomo. Armani, con tutti i giornalisti intorno, è stato raggiunto dal suo braccio destro, Leo Dell'Orco, che gli ha mostrato la foto di un paio di pantaloni matelassè firmati Dolce e Gabbana, vicino a un analogo modello presentato da Emporio Armani, l'anno scorso. A quel punto lo stilista ha riso, ha piegato i fogli e ha fatto la battuta.

Dolce e Gabbana: Ritratto in b/n





Gattopardesche giacche da camera e jeans da duemila euro.

Ritratto siciliano in bianco e nero da Dolce & Gabbana con la silhouette asciutta dei completi neri illuminati dalla camicia bianca. 'Una foto in bianco e nero e' per sempre - spiegano - ti fa sognare qualsiasi cosa'. Gattopardesche le giacche da camera in velluto trapuntato, blazer da sera in tessuti canestrati, aria aristocratica e insieme popolare. Il lusso neppure la crisi puo' cancellarlo: jeans da duemila euro con rivetti d'oro e borsoni-bauletto in cocco, da ventimila euro.

Moda uomo Milano, al via con Dolce & Gabbana e Burberry

Dolce & Gabbana e la storica maison britannica Burberry hanno dato il via oggi alla settimana della moda maschile a Milano, facendo entrambi un tuffo nel passato nelle collezioni del prossimo inverno.
Pensando alla Sicilia, Dolce & Gabbana hanno detto di essere tornati alle origini nel preparare la collezione autunno-inverno 2009-2010, "con un ritratto in bianco e nero".
La loro sfilata è una delle prime delle 40 in programma durante la settimana della moda maschile di Milano, che durerà fino a martedì e che si colloca in un periodo in cui la recessione economica ha cominciato a farsi sentire negli Usa e in altri Paesi.
Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno anche presentato i jeans "Gold Edition", nei quali sono applicati particolari in oro 24 carati.
Il direttore creativo di Burberry, Christoper Bailey, ha pensato a una "nostalgia moderna" per la linea maschile Burberry Prorsum.
I modelli hanno sfilato con addosso grandi sciarpe a scacchi Burberry, attorno al collo.
"Volevo tornare al Dna e alle radici di Burberry, questo è il motivo per cui ho dedicato così tanto spazio ai trench", ha detto a Reuters dopo la sfilata.

Dolce & Gabbana sfilata A/I 2010 Uomo


Ritratto di Sicilia in bianco e nero
Ispirazione
Con la collezione uomo Autunno/Inverno 2009/’10 Dolce & Gabbana torna alle proprie originie traccia un ritratto in bianco e nero della Sicilia, ripercorrendone tutte le sfumature dal Barocco al Neorealismo all’aristocrazia. C’è la voglia e l’esigenza di legami profondi, veri e originari: questo si riflette in un rinnovato interesseverso i valori tradizionali e verso l’artigianalità, attribuendo un significato rituale all’atto dicreare con le proprie mani. Capo emblema di questo nuovo e particolare stato d’animo, la giacca da sera intrecciata a mano a simboleggiare il profondo legame dell’uomo con le proprie radici, la propria terra e la propria famiglia.

Tessuti e Materiali
Velluti lisci, grossi a coste o jacquard. Moiret di seta e panno di lana cotta. Gessati e Principe di Galles. Raso trapuntato, tessuti spinati, cashmere, sete floccate, faille e jacquard di lana. Cocco e nappa lucidissima.

Colori
Nero, blu, marrone e grigio. Tocchi di rosa declinato nelle sfumature del rosa pallido, rosa shocking e fucsia.

Stile
Tradizionale con un ritorno alla confezione artigianale. Le giacche sono ricche di dettagli in grograin di seta o georgette. Pantaloni da camera in raso trapuntato con dettaglio tuxedo, giacche da camera in raso trapuntato e chiuse da alamari e marsine militari in panno di lana cotta o velluto. Trench realizzati in un mix di velluto, lana e cotone e giubbotti in cocco o nappa lucidissima. Maglieria in lana grossa o cashmere. Camicie prevalentemente bianche e tanti gilet. Jeans Gold Edition dal fit morbido con metalleria in oro 24 carati, realizzati in due diversi tipi di denim. Per la sera, giacche Limited Edition realizzate in nastri di grograin e seta intrecciati a mano.

Accessori
Borse in mix di cocco “One-of-a-Kind”. Coppola. Cravatta a pala stretta tipica dello stile Dolce & Gabbana. Papillon neri o colorati. Babbucce da camera in raso o velluto, scarpe stringate in cocco o spazzolato, nere e in mix dipellami.

Track List
Human (Remixes)
The Killers

Moda uomo, è l´anno dell´effetto Beckham

Da domani, nelle giornate di passerella ridotte a quattro per colpa della crisi, meno sfarzo e più fantasia: invito a San Siro per i giornalisti stranieri, tunnel della pioggia ed eventi a tema. Si celebrano le passioni virili: eros, vino, sport e la vanità, con baffi finti e veri.
Effetto Beckham per la moda maschile. Domani si alza il sipario sulla quattro giorni delle sfilate dedicate all´uomo, un´edizione ridotta (via il quinto giorno), con meno sfilate (solo quaranta). Ma per svegliare l´attenzione del compratori e favorire le vendite, le sfilate si aprono all´insegna dell´ottimismo, con eventi di forte impatto mediatico, a partire da Bechkham. I Dolce e Gabbana che sfilano domani, dando il via alla rassegna, hanno in serbo una sorpresa per i giornalisti stranieri amanti del calcio. Una quarantina di firme del "fashion system" saranno invitate a San Siro per Milan-Fiorentina. Gli invitati prenderanno posto al "gold club", l´area Vip dove è facile prevedere anche la presenza del premier Berlusconi. Ma l´effetto Beckham sulla moda non finirà sabato notte. Il centrocampista del Milan è atteso in prima fila alla sfilata di Giorgio Armani, in calendario martedì, ultimo giorno delle passerelle. Beckham, a cui Cesare Paciotti dedica un paio di mocassini, apre e chiude le sfilate e, in mezzo, il calendario è tempestato di eventi studiati ah hoc per l´uomo. Tornano i baffi e per esaltare questo aspetto della vanità maschile, Moschino ha diffuso inviti con annessi baffi in feltro nero. Chi vorrà potrà esibirli alla sfilata, dove tutti i modelli saranno muniti di baffetti. La moda celebrerà anche gli amanti del vino e quelli appassionati di racconti erotici. L´elogio a Bacco sarà firmato da Etro, il cui invito è un tappo con la scritta "In vino veritas". Un gigantesco totem di bottiglie di rosso, dominerà la passerella. Mentre ad alimentare la vena erotica, con il libro "Soixante neuf" (da lunedì alla Rinascente) ci penserà Agent Provocateur, il marchio disegnato da Joe Corre, il figlio di Vivienne Westwood. E mentre Joe stimolerà il cotè voyeuristico del maschio, sua madre Vivienne, che sfila alla Permanente, punterà all´impegno ecologico degli uomini. E in passerella ci sarà anche il suo giardiniere. Milano per quattro giorni sarà nel turbine della moda, senza però ostentazioni. «Con quel che sta succedendo nel mondo, è meglio concentrarsi sul lavoro» dice Renzo Rosso, il patron della Diesel, che inaugurerà la sua più grossa boutique al mondo, quella di San Babila, con un evento in calendario martedì. Sarà una performance dedicata alle quattro stagioni, con modelli accecati dal sole e intrappolati nel freddo. L´invito è stampato su un trench trasparente, da usare per attraversare il tunnel della pioggia, all´ingresso del negozio. Roberto Cavalli festeggia 10 anni di sfilate uomo con un libro curato di Michael Robert, mentre i Frankie Morello, con un atelier d´arte in passerella, debuttano nel mondo del mecenatismo. Nella loro "factory" c´è anche Gio Black Peter. Da Coveri sarà in prima fila Francesco Queen, figlio Antony, anche lui attore, interprete del film "Quattro padri single". Pignatelli offre un gran galà con la Marini e Abatantuono, sabato al 10 di corso Como, mentre Daniele Alessandrini metterà in scena, da Driade, il "latin lover contemporaneo", meno maschio cacciatore e più tenero amante. La moda vive di passerelle ma non solo. Isaia, marchio simbolo della sartorialità napoletana, domenica inaugura la boutique di via Verri. Martedì è la volta di Giuliano Fujiwara, con lo store in via Borgospesso 11. Tra gli inviatati: Luxuria e i Baustelle. Chi canta fuori da coro è Gazzarrini: "sfila" su Facebook e Youtube, "i mezzi più veloci per diffondere messaggi".

Special Event at GOLD


GOLD - the first concept restaurant created by Dolce&Gabbana.

Gold is an upbeat, sunny colour, the colour of energy, luxury and a new dolce vita, signifying a taste for beauty and for sensual pleasure.

Join us for the opening of the new 2009 GOLDEN SEASON
Thursday, January 15th, from 11 p.m. till 2 a.m.
Sound by Dj Barbo.

DOLCE&GABBANA GOLD
via Carlo Poerio, 2/A
20129 Milan, Italy

Dolce & Gabbana Interview


Dolce & Gabbana The most famous duo in fashion may not always dance to the same beat—or even in the same room. But they do know perfectly well how to play off each other to stunning effect. And as they celebrated Domenico’s 50th birthday in Milan last September with a star-studded fete, it became spectacularly clear that the party at the Dolce & Gabbana disco is just getting warmed up.

A conversation with Domenico Dolce and Stefano Gabbana reminds me of rafting—except my wild ride is on torrents of words rather than water. English, Italian, and the verbal shorthand born of a very close quarter-century relationship tumble together in an idiosyncratic jumble. Pity the poor transcriber. Still, one does one’s best. The three of us are talking in a leopard spot–draped salon in the designers’ Milan headquarters. Lunch awaits in the zebra-patterned room next door. There are big, important-looking pictures all over the walls, plus two prints of a Steven Klein portrait of Madonna, signed to each of them by their favorite collaboratrix. “Of course, one each,” Gabbana says archly. “Dolce & Gabbana is not one.” There are times when you could be forgiven for thinking such: They have that finish-each-other’s-sentences habit of longtime co-habitués, even if Dolce now lives downstairs from Gabbana and his late-night disco-dollying. (Diana Ross belted “I Will Survive” at discophile Domenico’s 50th birthday bash last September in Milan, so he tolerates the bass line seeping through the floorboards.) But the two are funniest when they tartly beg to differ. Dolce loves Pierce Brosnan singing ABBA inMamma Mia! (2008); Gabbana feels the chubby former 007 will be lucky to work again after croaking his way through “SOS.” Speaking of croaking: Domenico and Stefano are both fighting colds. Snow came early to Milan this winter.
TIM BLANKS: An early winter. How fitting when the news is so bad everywhere!
STEFANO GABBANA: Everywhere. It’s worldwide.
DOMENICO DOLCE: I look at the TV, and the most interesting interviews with financial people are in Japan. It’s a mistake to think things are as bad everywhere, because in Japan and China there is more cash than in the States. They are full of liquid assets. The big problem is that all the world wants to copy the American system.
SG: For me, the future isn’t coming from the USA, like it was before. I’ve been saying this for three years. But business is bad everywhere. The rich people still spend, but more carefully. The problem is the people in the middle—and women. With men, it’s different.


DD: You know why? Because my male customer is between 30 and 40—no wife, no girlfriend, living his own life, and spending all his money on himself.
SG: The money hasn’t changed, it’s the mentality.
DD: This moment is interesting. The worst times can be the best if you think with positive energy.
SG: We started in a crisis—both the men’s and the women’s collections.
DD: Maybe we go well with crisis. [laughs] When we launched the women’s collection in 1986, there was the bombing of Libya, and all the Americans cancelled their appointments. They had to leave for Switzerland to take a plane back to the U.S. And then there was the invasion of Kuwait when we launched the men’s collection in 1990.
SG: So when the shops say we don’t sell like we did before, the customer has changed, blah blah blah . . . I’ve heard this song since 1986.
DD: Today in Corriere della Serra there was a story about this financial crisis bringing people closer, making friends and family more important.
SG: Yes, but I’m also tired of reading this stupid stuff. I’m sick of it. We said the same thing after September 11. We just continue to do our job in the same way, maybe putting more energy, more fantasia, more creativity into it.
TB: I felt that with your Spring collection—it was so lush, so rich. It felt very extreme. I wonder if you were thinking ahead to what was going to happen when you designed it.
SG: No. I think our customers don’t need anything. They just want something special. This is why we do collections—not just the Spring fashion show, but the pre-Fall and cruise lines too. The customers love to find something in the shop they don’t see in a magazine. This is the trick about the cruise and pre-Fall collections. Nobody knows about them. When you go to the shop, you really find something you don’t see anywhere else.
TB: Once I would have said that people want something they have seen, but you’re saying that’s changed. Are people more confident?
SG: About fashion, for sure. For three seasons we worked on volume, not shape, and in the end, you know what the customer said? No! All the magazines were saying it’s not about sexy, it’s about volume, but in the end, our women said no. It’s always the same—all men and women want to be sexy. In the last three seasons, when we tried to change shapes with the new volume, customers altered the shape in the shop to be tighter—like before.
TB: So that means magazines are out of touch?


SG: Magazines do what they want, but the customers don’t give a damn. Believe me, it’s like in the ’80s—there’s a big gap. What the fashion system says and what the fashion customer says are really two different things.
TB: What did the fashion system say in the ’80s?
SG: Armani, Ferré, Versace, big shows, tight trousers, miniskirts . . . So we did the opposite: very soft, romantic, the Sicilian-bustier look. We stood out just because we were so different. That sexy dress with the black corset was the essence of Dolce & Gabbana. But you know, it’s an evolution, month by month, day by day. We love to change. My favorite piece is the bra from 1984. [He points to that very item of clothing, mounted and framed on the wall like a holy relic, right under a huge Julian Schnabel painting] And we continue to do it. One season it’s bigger, or we change the color, the stitching, and everything. But I love looking for something different.
DD: When we sketch the show, it’s a dream. I stay with my feet on the floor when I dream, but we are completely free . . . I don’t know. I can imagine a transparent suit for men. But at the end of the day, you know what we sell? Style. The essence of Dolce & Gabbana is the corset for women, the white shirt and very fitted trousers for men.
TB: Surely that’s disappointing for you then if your dream is big, gorgeous shearling coats [from the Fall 2008 collection] and people still want the black suit with the white shirt.
DD: I’m a customer of Dolce & Gabbana. I like a lot of clothes by Dolce & Gabbana.
SG: [needling] Why don’t you buy the shearling?
DD: If you open my wardrobe, it’s very boring. I have 10 black suits. One is one-button, one is two-button, one is shawl-collared. Maybe the trouser is bigger for the sneaker or finer for the crocodile shoe. So there is a lot for men.
SG: But you know what people wear. The shearling coat is very masculine and very sweet at the same time, but to actually wear that is difficult.
DD: We talk too much about this shearling, but it opens the mind to move somewhere. And in this moment of crisis, when people are afraid, if you don’t make the dream . . .
TB: Once more with shearling. I’ve been thinking that you’ve been going back to your roots, toVisconti’s The Leopard [1963], especially with the spirit of the Spring shows.
DD: Dolce & Gabbana at the moment is very strange. I think it’s the same for every designer. After you go out, you come back inside.


SG: We are so different. Eighty percent of Domenico loves to go somewhere new, to develop an idea, and the other 20 percent goes back to the roots. I’m the opposite: 80 percent from the roots, 20 percent from the future. So it’s a fight all the time. But I say, “Okay, I love your trip. I agree with you, it’s very new for Dolce & Gabbana.” But I need to do it so it’s recognizable.
TB: So he’s the dreamer, and you’re the realist?
SG: No, no, it’s not like that. He is more projected into the future, and I am more attached to my roots, and the balance is Dolce & Gabbana.
DD: I want to dance. I want to live.
SG: And I say to him, “No. You come here.” And he says to me, “No. You come with me.”
TB: So you’re the man, and he’s the little boy. Is that the way you were in your relationship as well?
SG: Yes.
TB: [to Dolce] You reinvented yourself when you came to Milan from Sicily when you were only 18.
DD: Yes, I started my second life. I love the new. I’m a very curious person.
TB: [to Gabbana] Did you reinvent yourself?
SG: No. I was born here. I grew up here. I don’t change. I think he discovered himself as a different person. Maybe I’m more Italian than him, because I love to stay.
DD: I like time. Now is not like two minutes later. And it’s never like before. Repetition doesn’t exist.
TB: Well, that’s a big fat existential moment.
DD: This is the problem sometimes, because he doesn’t want to change anything. But maybe what you discover next is much better.
SG: But not all people are ready to understand the new. You think it’s easy, but it’s not. People love to recognize, to feel comfortable in something. Ninety-five percent of humanity is like me. Maybe I’m stupid, but I’m like this.
TB: That said, your Spring collection for women was a startling mix of the familiar and the strange, and as brocade-heavy as an empress’s closet.


SG: We start every season with a piece of paper, two lists—“Yes” and “No.” And always it’s “No brocade, no animal prints . . .” It’s too easy to do the brocade. We do the list because we are not young. We are old chickens in the system. We’ve done this job for 24 years, you know.
DD: And we design too much animal print. So, “No animal print,” and “Yes a white shirt with lace,” “Yes a new shoulder,” “No brocade . . .” But finally, maybe I need some brocade.
SG: Or then maybe I need to do it in a corset, and in the end . . .
TB: The whole collection is brocade!
DD: Yes, it’s very funny.
SG: When we came back from the holiday, we thought a jacket would be really nice in duchesse satin, or in silk Mikado, but because the shape was really new for us, we felt we needed something to make people more comfortable. He said, “Brocade.” I said, “No. Fuck brocade.” But he was right.
TB: But if you say you’re not going to do the corset and you’re not going to do brocade, and you keep coming back to them, aren’t these things a prison for you?
SG: Yes, okay, but if we start from that point, we don’t do anything new. We need to start from an opposite point. The jacket with the strange shoulder in black Mikado was beautiful, like a sketch, but I felt we needed something more romantic. And it was shocking in the brocade, a geometric shape with a touch of romance. And with a bow and a necklace, you could imagine Claudia Cardinale in a remake of The Leopard.
TB: For the Spring collection, you made your women very fierce, in this strong, flat silhouette, and you made your men soft in pajamas.
DD: Women are more even on fashion and style, 50-50. For men, it’s 80-20 style and fashion.
[There is some city talk . . . Dolce’s New York apartment, his love of the city’s openness, in comparison to London, which they are equally fond of, even though they find it quite closed.]
TB: Do you ever get bored in Milan?
SG: I don’t have the time to be bored. We do 14 collections, including D&G children. Plus all the accessories, sunglasses, D&G jewels, perfume, and now makeup. And Domenico took care of the underwear this morning. I forgot. We split sometimes when there’s not time. But I can’t imagine it without him around. Oh, my God!
TB: You say it’s getting faster and faster. Is it getting harder to manage?


SG: It’s technology’s fault. What used to take one day now takes three hours. And the other five hours . . . You’re doing more, more, faster, faster. Everything is too quick. Sometimes I would like to stop. I love to move, but not as quickly as now. Cruise, pre-Fall, on and on . . . You think the customer understands them? Needs them? I don’t think so. Only the fashion system understands. But I don’t work for the fashion system. I work 80 percent for the customer.
TB: You own your own company—nobody owns you. And it’s a billion-dollar business. How’s that for a responsibility?
SG: If you tell me I have 3,600 employees, I’m not afraid, but I don’t feel comfortable. But if you don’t tell me anything, I don’t think about it. I know what we are. I know what we do. I would love to think the same way I did 20 years ago, because I don’t want to lose the sense of freedom. I don’t want to change my life for this big company.
TB: It’s trying to staying pure, isn’t it?
DD: No, pure is impossible, because we have meetings every two weeks about the business all over the world. But if you use this information like anxiety, you kill the creativity. So, first, you are free. We have a huge company, and we make what we want.
TB: Do you wear only your own clothes?
SG: No. I like to buy different things. [pointing at Domenico] Oh, look at the face. Look, look!
DD: Because he wants to lose money. He’s so rich, he loses his money on other designers.
TB: Which designers do you buy?
SG: Swimwear from Vuitton, an Hermès sweater, this shirt by Pucci . . .
DD: He buys them and then he gives them away because he doesn’t wear them. Sometimes I think he does it just to annoy me.
TB: Do your boyfriends ever get jealous of your relationship?
SG: If so, it’s too bad for them. We are really good friends—that’s it, like brothers. We are family. I say Domenico is the first person in my life. If you don’t like it, it’s your problem.
TB: Do you think your relationship is unusual?
DD: Very unusual.
SG: Our relationship is also a very good example for everybody in the world, gay and straight. Because our love story continued, without sex and without living together. Why not? He was the first big love story in my life. Why do we need to cancel that? And I don’t want to forget it.


TB: Do you think you’ll end up together again?
SG: But we do live together. No, not together, but he lives on one floor and I live on another. I don’t know what he does in the night with his boyfriend. And I don’t care, really.
DD: No, listen to me. Let me tell you about last night. You were supposed to call me. My boyfriend had a fever so he couldn’t go out, and you said, “Ciao. I’ll call you later. We’ll go to dinner.”
SG: And I forgot and I didn’t call him.
DD: And I’m waiting for dinner. Yesterday I didn’t eat, and I told him that. And I waited. And on Saturday night I stayed home because my boyfriend had a fever, and I fell asleep on the sofa in front of the TV, and then I wake up and I hear the noise, boom, boom. I think maybe it’s the air conditioner. I turn off the TV and it’s boom, boom, boom, over my kitchen.
SG: Because Giovanna [Battaglia, erstwhile house model, now a contributing fashion editor atL’Uomo Vogue] was there, dancing like Madonna in the “Give It 2 Me” video.
DD: Boom, boom, boom. I think, maybe he’s fighting with some people. The day after, I called him: “Did you organize a dance yesterday in your home?” No. Nothing.
SG: I had 10 people in the kitchen—friends of mine.
DD: Boom, boom, boom.
SG: We drink and smoke before we go out. And when she arrived, Giovanna wanted to dance.
TB: What do you think is going to happen to you, in 10 years, say?
DD: I don’t know. I only think about this afternoon. Tomorrow is another day.
SG: In this moment you need to think about now. Maybe tomorrow morning, not afternoon.
TB: Well, what would you like to happen?
SG: What might happen, I don’t know, but I would love to continue my job, because this is my life.
DD: I don’t want to stop, but I think there is a time when the creativity stops. At the time when you understand that it’s not your moment anymore, you move aside for another actor. Like in the theater.
SG: But I would love to stay on in the backstage.


TB: You could be Clint Eastwood. He’s 78, still directing, still acting.
DD: You need to be very intelligent. And you need to not be egotistical.
TB: What about Madonna?
SG: The product that she sells is herself. We don’t sell us. I sell people something from my hand, from my mind. Not my person. It’s different.
TB: Do she’s in a trap?
DD: No. She’s Madonna. She’s one name, one history. She’s very strong.
TB: When you read her brother’s book, did you think, Oh, I’m a bit like that?
SG: No, because I’m not. I’m not called Madonna Ciccone. My name is Stefano Gabbana. I’m a different person. Every person is different in the world.
TB: Do you think you have to be quite hard to be as successful as you’ve been?
DD: I don’t work for money. That’s not why I do it. I don’t care about money.
SG: We continue in this job because we love it. When we started, we didn’t wish to become popular. We were ambitious, but not for money. We just wanted to express ourselves.
DD: Every season we look at all the shows by other designers. The designers we love a lot—I don’t want to say which, but there are three—make me angry with myself. Why don’t I design my collection much better than this? My competition is not with the others, it’s with myself.
SG: I remember when Azzedine Alaïa, for example, did a fantastic collection in the ’80s, and I said, “Wow, why can’t we do this?”
DD: Why didn’t we think of this? Are we stupid? Sei un cretino?
SG: I love Azzedine’s work, but I would love to do it before him, you know? But we’re not jealous.
DD: If you envy other people you never grow. I love two or three designers a lot. For me, they are new energy. But I’m old . . .
TB: Excuse me?
SG: No, we are not old in age. Old because . . .
TB: Because you’ve been around a long time? I feel like something happened a few seasons ago for you. It definitely felt to me that you just decided, “Fuck that. I can do what I want to do now.”
SG: Yeah, because we are more mature.
DD: I turned 50, and I’m very happy at this moment. I dreamed this job—I came to Milan and my dream came true. So maybe I’m more wise, more rooted. When you are 30 or 40, you are like . . . [makes gasping sound] So this is my new age. Next year is the first year of my new age.
TB: Thank you very much. That was a long interview, wasn’t it?
DD: We talked about life.

Dolce e Gabbana "Gli uomini? Li faremo pregare in ginocchio"



Gli stilisti annunciano la prossima campagna choc: "Ci accuseranno di offendere la religione"

Lavorano no stop, giusto una pausa panino e caffè all’ora di pranzo. D’altronde fra qualche giorno cominciano le sfilate maschili a Milano e loro due sono totalmente assorbiti da casting, prove, ritocchi alla collezione (in calendario il 17 gennaio). Ma un po’ di tempo per chiacchierare e raccontarsi Stefano Gabbana e Domenico Dolce lo trovano sempre. E, come accade da oltre vent’anni, parlano insieme, uno comincia il discorso e l’altro lo completa. In un travaso continuo di idee e battute. Si comincia dal tema di stagione, la moda uomo. «Ormai rappresenta il 50 per cento del fatturato del marchio, è diventata importante quanto quella femminile. Questo perché gli uomini sono cambiati tantissimo. Oggi sono più liberi, non hanno paura di essere giudicati. Entrano nei negozi e scelgono da soli, senza bisogno di consigli. Non è più come una volta che i capi griffati erano per gay e persone stravaganti. A sdoganarli sono stati gli sportivi, calciatori e non solo, traducendo i trend con un linguaggio popolare. Il primo che ha cominciato a osare è stato David Beckham con l’orecchino, un taglio di capelli diverso, l’uso dei colori... E poi via sono arrivati gli altri. Noi abbiamo vestito il Milan, la nazionale di rugby e beach soccer... Lo sport ci è sempre piaciuto. Io vado in palestra, ho dovuto smettere la boxe perché avevo male alle mani, ma adesso la riprendo; Domenico è impallinato con il calcio e la Formula Uno».


Come monitorate i desideri della clientela?

«Ci piace vivere la vita e siamo curiosi. Guardiamo tutto e tutti, ogni dettaglio ci dà spunti e idee. Non stiamo chiusi nel nostro guscio, usciamo, osserviamo i giovani nei locali, nei bar. Esattamente come facevamo 24 anni fa quando abbiamo cominciato».

Pensate che il made in Italy sia poco competitivo?

«Tutt’altro, abbiamo grossi nomi e notevoli fatturati in Italia: Armani, Prada... Siamo i più forti. In Francia c'è solo Vuitton che vende tanto, ma solo con la pelletteria».

Produrre in Italia è un fattore fondamentale?

«Se una cosa è fatta bene e ci piace la compriamo, non importa se è realizzata in Cina, Russia o India. Certo, il made in Italy resta il numero uno».

In questo momento di crisi non vi sentite in colpa a proporre articoli di lusso? «No. Noi lavoriamo sul senso estetico, dobbiamo offrire un sogno. La creatività costa! Per distinguerci dobbiamo fare cose non facilmente copiabili, di conseguenza sono più costose. Tutto non è per tutti. La nostra storia è legata a un certo tipo di prodotto, non saremmo capaci di proporne un altro. Per esempio mandiamo in pedana giubbotti in coccodrillo da 30 mila euro che realizziamo su misura. C'è gente che li ordina, ce li chiedono circa una trentina di persone. Meglio che vendere magliette da 15-20 euro l'una».

Le vostre campagne pubblicitarie spesso sollevano polemiche - quella che sembrava simulare uno stupro è stata addirittura vietata in Spagna -. Perché usate un linguaggio così forte nella comunicazione?

«Il male sta negli occhi di chi guarda. Nell’87 la nostra pubblicità sui reggiseni fu criticatissima, si parlò addirittura di legge Merlin... Noi avevamo disegnato quei capi con innocenza, ricordando la corsetteria sicula delle nostre mamme. La prossima che uscirà a giorni ritrae alcuni uomini inginocchiati, in preghiera. Il fotografo Steven Klein ha riassunto con quella foto - citazione dell’inizio del film il “Gattopardo” di Visconti - l'essenza della nostra collezione barocca. Sicuramente diranno che offendiamo la religione. Invece potrebbe essere letta come un ritorno ai valori. E di questi tempi ce ne sarebbe tanto bisogno».

Ultimamente avete editato parecchi libri importanti, è un modo per rendere la vostra moda immortale?

«Sì. Più che diventare ricchi - già lo siamo e non ci dispiace - la cosa a cui teniamo maggiormente è quella di lasciare attraverso i libri fotografici un segno del nostro stile nella storia della moda». Esistono ancora le icone?

«Sono scomparsi i personaggi di riferimento. Solo Madonna continua a essere un modello da imitare, l’unica che ha saputo adattare il suo stile all’evolversi dei tempi. Anche Victoria Beckham è un faro. E non è antipatica come sembra. La conosciamo da 10 anni, eravamo a cena l’altra sera al Gold con lei e i bambini che giocavano con i figli di amici nostri, è una easy. Come tutti gli inglesi sembra un po’ sulle sue, ma è solo timidezza. Una maschera di difesa che cade nel privato rivelando una donna molto piacevole».

Dolce e Gabbana, una coppia nel lavoro, ma non più nella vita. Come siete riusciti a mantenere un legame di complicità e amicizia così forte?

«Quando è finita la nostra storia sentimentale ci sono stati momenti difficili, come accade a tutti in queste situazioni. Poi abbiamo raggiunto un equilibrio affettuoso. C'è stato un momento in cui entrambi ci siamo venuti incontro. Il figlio del nostro amore è stato creare insieme la Dolce e Gabbana da cui non ci staccheremo mai! Facciamo la nostra vita, ma siamo come fratelli, anzi di più. Abbiamo passato Capodanno insieme con i nostri rispettivi partner, frequentiamo le famiglie uno dell’altro. Non possiamo stare divisi».

Non litigate mai?

«Uhh, un sacco, come sempre. Il rapporto a livello a personale non è mai cambiato, va oltre la fisicità e la sessualità. Litighiamo per una gonna o un pantalone. Domenico mi tiene il muso, a me passa molto prima, faccio una risata e me ne dimentico».

Avere figli è sempre uno dei vostri sogni?

«Sì. All’inizio era solo un mio desiderio, ora lo è anche per Domenico. Ma ne parleremo quando sarà il momento, non adesso».

Continuano a chiamarvi «giovani stilisti», anche se ormai siete cresciutelli, forse perché in Italia gli altri creatori affermati sono molto più vecchi di voi e il sistema lamenta che non ci sia un ricambio generazionale, quando arriva il momento di ritirarsi?

«Non c’è un’età, è una questione di mentalità, prima o poi comunque arriva. Non immaginiamo la vecchiaia senza lavorare, ma è giusto lasciare la nostra eredità a qualcuno di più giovane, magari aiutandolo dietro le quinte. Di talenti in erba ce ne sono tanti. Non chiedeteci però a chi passeremo il testimone, è ancora presto».

Quali sono i vostri hobby?

«Abbiamo molti amici. Io adoro giocare a Monopoli e a carte: burraco, scala quaranta... mi piace viaggiare e sciare. E poi dipingo, non l’ho mai detto a nessuno. Disegno fiori, cuori, farfalle... alcuni quadri li tengo, altri li regalo. Domenico è malato di lavoro. Però quando stacca cucina, per altro benissimo, organizza tornei con la Wii della Nintendo... legge di tutto: gialli, romanzi, libri di moda».

Che cosa vi sta sullo stomaco del nostro Paese?

«Parecchie cose. In primis i servizi che non funzionano. Dalla sanità ai trasporti, alla difficoltà di fare un documento. Non ci illudiamo che cambino, l’Italia è così. Nonostante tutto siamo orgogliosi di essere italiani».

Che cosa pensate di Obama?

«Non lo conosciamo ancora abbastanza per esprimerci!».

Siete soddisfatti della Moratti?

«Il suo è un mestiere difficile, però è brava. In genere le donne in politica ci sono sempre piaciute... ma non facciamo nomi».

Voi avete detto che la moda non è più di moda, che cosa l'ha sostituita?

«I viaggi, il conoscere, la cultura. Ma la moda tornerà di moda molto presto. Intanto rimane un argomento di interesse, di vita. E noi andiamo avanti».

Beyonce posa su Elle per Dolce & Gabbana


Beyonce Knowles posa per il numero di Elle US uscito a Gennaio. Nell’immagine di copertina indossa un abito viola firmato Emporio Armani; gli altri designer scelti sono Dolce & Gabbana, Maison Martin Margiela, YSL e Gareth Pugh.

Fergie si sposa in Dolce & Gabbana!

Finalmente una delle coppie storiche di Hollywood è convolata a giuste nozze: Fergie, la cantante dei Black Eyed Peas, e Josh Duhamel si sono scambiati la promessa di amore eterno.La cerimonia ha avuto luogo alla Church Estates Vineyards di Malibu sotto un albero di magnolia con mille rose bianche. Fergie indossava un abito bianco firmato Dolce & Gabbana e portava un bouquet di fiori in tinta con il vestito da sposa mentre le dieci damigelle, per contrasto, erano in total black.I due sposini si sono scambiati le fedi con dei messaggi personali: Fergie, che aveva già disegnato il suo anello di fidanzamento, con diamanti da ben quattro carati, ha sfoggiato un anello nuziale che andava a completare la serie con un gruppo di ulteriori pietre preziose. Duhamel invece, per la sua fede, ha scelto un semplice anello di oro bianco. Dopo la cerimonia, tutti gli invitati hanno partecipato al ricevimento che si è tenuto sotto una tenda decorata come se fosse una foresta piena di alberi con il tetto ricoperto di luci. Tra gli ospiti, Rebecca Romijn e Jerry O'Connel, Mario Lopez, Stacey Keibler, Kid Rock, Slash, Kate Hudson, che ha recitato insieme a Fergie nel nuovo film "Nine", e, naturalmente, tutti i membri dei Black Eyed Peas.

MIlano Collezioni Uomo 2009/2010

Milano Moda Uomo torna con il consueto appuntamento di gennaio dedicato alle collezioni Uomo A/I 2009/2010.

L'inizio è previsto per sabato 17 gennaio con la sfilata di Gaetano Navarra, mentre la chiusura sarà il 20 gennaio con un doppio appuntamento per Giuliano Fujiwara: la presentazione della collezione e l'apertura del monomarca in via Borgospesso 11.

Dolce & Gabbana si insediano sabato 17 alle ore 13.00 per la sfilata della prima linea e martedi' 20 alle ore 15.00 per la D&G sempre al Metropol di Viale Piave.

Victoria Beckham: Dolce & Gabbana a Dubai


Victoria Beckham ci mostra il suo look impeccabile a Dubai. La Posh Spice, infatti, si trova qui per accompagnare il marito, David Beckham, nella trasferta del Milan negli Emirati Arabi Uniti, dove si allenera’ e partecipera’ ad alcune partite amichevoli. E Victoria Beckham ha indossato abiti del brand Dolce & Gabbana.

Corbin Bleu è cool per Dolce & Gabbana


Corbin Bleu è cool e sexy in giubbotto grigio scuro di pelle, t-shirt con scollo a V e jeans, tutto di Dolce & Gabbana, all’inaugurazione della boutique dei due fantastici stilisti italiani a Los Angeles. Il 19enne attore di High School Musical si è unito a Rachel Bilson e alla vampira di Twilight Nikki Reed per sostenere The Art of Elysium. The Art of Elysium è una organizzazione non-profit che incoraggia gli attori, artisti e musicisti a donare il loro tempo e talento a bambini che devono affrontare serie condizioni mediche. L’organizzazione riceverà il 15% di tutte le vendite effettuate dalla boutique Dolce & Gabbana tra il 15 dicembre e il 15 gennaio.

Occhiali da sole Dolce & Gabbana


Dolce & Gabbana lancia un nuovo modello di occhiali da sole dal design sontuoso e ricercato, frutto dell'abilità artigianale più elevata tipicamente italiana.Il modello proposto, nelle tonalità del nero o del bianco, è in acetato e presenta una forma ampia ed elegante. I nuovi occhiali Dolce & Gabbana sono realizzati con precisione artigianale e sono curati fin nei minimi dettagli. L'originale design della montatura sottolinea la ricercatezza dei materiali ed è prova della straordinaria abilità nella tecnica di realizzazione utilizzata. La sofisticata eleganza è resa ancor più efficace tramite l'incastonatura di dodici perle e ben 28 strass su entrambi i lati a conferire un'allure ricercata e sfavillante. Le lenti realizzate in APX garantiscono una notevole lucentezza, un'elevata qualità e una totale protezione dai dannosi raggi UVA.

Dolce & Gabbana: 'Il futuro della moda? Ve lo diciamo noi'

Questo non è e non vuole essere un classico articolo, né un pezzo d’informazione e tanto meno di denuncia. Non siamo giornalisti, non è il nostro mestiere. Quello che ci piacerebbe fare è aprire un dibattito, su queste pagine, sul futuro della moda italiana e sui giovani che potrebbero costruirlo. Perché questo sì che è il nostro ambito e ci sta molto a cuore. Spesso sentiamo ancora espressioni del tipo: «I due ragazzi del made in Italy», oppure: «La giovane coppia dello stile italiano» e ancora: «I due giovani talenti». E a quel punto ci chiediamo: «Ma di chi stanno parlando? Di noi?». Certo, siamo ancora giovani, anagraficamente, ma la Dolce e Gabbana è nata nel 1984, cioè quasi 25 anni fa. Abbiamo ormai perso il conto del numero delle collezioni e delle sfilate presentate. Eppure continuiamo a essere definiti i giovani della moda italiana. Ci fa piacere, ma non è possibile! Noi soffriamo del fatto che quando si parla del futuro della moda negli altri paesi si fa riferimento ai giovani, cioè agli esordienti, alle nuove leve mettendoli in vista, offrendogli delle possibilità concrete. Negli Usa, a ogni stagione c’è qualcuno nuovo che sfila, in realtà poi nessuno riesce a spiccare il volo. In Francia, tutti i giovani nelle maison importanti sono italiani come Riccardo Tisci, Stefano Pilati, Giambattista Valli. E noi, in Italia, perché restiamo fermi? Senza entrare in polemica con il sistema moda che, senza dubbio, non mette volutamente il bastone tra le ruote, però è arrivata l’ora di fare qualcosa. Si potrebbe per esempio partire dall’organizzare un calendario sfilate di quattro o cinque giorni, dalle 10 della mattina alle 5 del pomeriggio, durante i quali sfilano due grossi nomi al giorno e poi solo nuove promesse. Tutti gli altri, prontisti, confezionisti, copiatori e seri produttori di abbigliamento, i quali hanno diritto a una vetrina, sfilano in un’altra settimana. In fondo, i due ambiti sono molto diversi. Ma facciamo un passo avanti e, senza riserve, citiamo pure i nomi dei ragazzi che ci piacciono e che suggeriamo di tenere d’occhio. Uno è Francesco Scognamiglio, un trentenne di Pompei con molta grinta, le sue proposte hanno impatto, sono glamour e la sua forza sta nell’essere estroverso, quindi poco incline ai compromessi. Mentre molto più intimista è Gabriele Colangelo, un ragazzo di Milano, anche lui di trent’anni, molto abile nell’uso dei tessuti e che ci appare più poetico, più legato a una narrazione romantica della femminilità. Ci piace molto anche Bianca Gervasio, pugliese, nuova designer di Mila Schön, una delle poche che sta rispettando lo stile della maison in cui lavora. Lei ci sembra molto abile e tecnicamente preparata, cosa da non sottovalutare, perché i vestiti vanno guardati, ma anche indossati e il made in Italy è su questo savoir faire che si regge ancora. Non conosciamo altrettanto bene il lavoro di Silvio Betterelli, ma anche lui ci sembra che abbia il mestiere in mano. Questi ragazzi non sono nostri protégé, non hanno mai lavorato nel nostro ufficio stile e non abbiamo nessun secondo fine nel segnalarli. Sentiamo semplicemente il bisogno di mettere fine all’omertà degli stilisti sulle nuove generazioni. I ragazzi vanno aiutati, supportati, incoraggiati. È difficile emergere, non è da tutti. Lo diciamo sempre ai nostri. Abbiamo appena preso quattro nuovi assistenti nell’ufficio stile, sono tutti italiani, casualmente del Sud, uno proviene dallo Ied e gli altri tre dalla Marangoni, sono bravissimi e, forse, sono stati fortunati a essere stati scelti. Ma gli altri non devono scoraggiarsi, anche noi abbiamo preso molti pesci in faccia, abbiamo subito sgambetti, ma eravamo in due e ci facevamo forza a vicenda. La parola d’ordine è: insistere. Il fuoco della passione è alla base di tutto, non c’è marketing che tenga. Questo è un mestiere che parte dal cuore, passa dal cervello e arriva alle mani: serve un pensiero personale che ti renda libero e ti faccia uscire dal coro e poi un’abilità nel tagliare, cucire, spillare. Perché saper disegnare non basta. Questo è lo stilista. Mestiere forse in via di estinzione. Inoltre occorre fidarsi del proprio istinto e saper leggere le critiche, sia quelle fatte per gelosia che quelle costruttive. Non è facile ma è importante imparare a farlo. E ora, in un momento di crisi come l’attuale, forse è proprio il caso di picchiare duro: perché i giovani possono trovare i loro spazi e i big avere maggiori stimoli e competizioni. E dal momento che questo, come si diceva all’inizio, non è un classico articolo, quello che ci aspettiamo è una risposta. Dai giovani della moda italiana. Le vostre visioni, le vostre perplessità, le vostre critiche sono la nostra ricchezza.

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